Negli ultimi anni, sempre più giovani ritornano alla terra, scelgono di dedicarsi all’agricoltura, adottando metodi di coltivazione biologici, puntando sulla qualità, l’innovazione tecnologica e il rispetto dell’ambiente.
Diverse le iniziative per rimettere al centro della nostra attenzione la necessità di preservare la terra, evitare lo sfruttamento dei suoli, promuovere modelli di sviluppo sostenibili in agricoltura, il consumo di prodotti naturali e un’alimentazione sana.
L’associazione "Orto Sociale Laudato Sì", sposa questi principi. È nata nel maggio 2018, con l’idea di dare un senso all’enciclica di papa Francesco "Laudato sì" sull’ecologia integrale. «Ci siamo chiesti – ha affermato Enzo Madonia presidente dell’associazione – cosa potevamo fare! Iniziare a lavorare sul corretto utilizzo dei suoli, non avvelenando la terra con l’uso di pesticidi o fitofarmaci; ritornare ad una produzione lenta, di qualità, che preveda la rotazione delle colture, permettendo alla terra di autorigenerarsi».
L’associazione è promossa dalla Diocesi di Piazza Armerina e dall’Opera nazionale per il Mezzogiorno d’Italia, che è l’ente proprietario dell’istituto Don Minozzi e del terreno bonificato, all’interno del quale sono stati creati gli orti. L’attività di pianificazione è affidata all’esperto Angelo Agati. Ogni orto ha un numero identificativo e un cartello. Le famiglie, attraverso un contributo mensile, posso adottare un orto e raccogliere prodotti di qualità, naturali, privi di pesticidi e fitofarmaci, irrigati con acqua di sorgente. L’anno scorso, hanno aderito all’iniziativa 60 famiglie.
Questo progetto non usufruisce di finanziamenti pubblici. Le quote che versano le famiglie servono per gestire l’orto: spese di gestione, impianti, attrezzature.La cura del terreno è affidata alla sapienza del signor Pino Landolina, regolarmente assunto. Una parte della produzione è destinata alla Caritas, a famiglie bisognose, attraverso la Piccola casa della Divina Misericordia. Inoltre, l’associazione aderisce alle comunità internazionali Laudato sì, per realizzare un centro internazionale di educazione ambientale sui temi dell’ecologia integrale ad Amatrice. Progetto promosso da Slow Food e la Chiesa di Rieti.
– Quante adesioni avete avuto per la nuova stagione agricola? E quali sono i prodotti coltivati?
«Abbiamo ricevuto 70 richieste. Tantissime sono famiglie giovani con bambini, ma anche qualche pensionato. Ogni orto contiene all’incirca dodici tipologie di prodotti: finocchi, lattuga canastra, bietole rosse e bianche, cicoria, sanapone, cicoria liscia, spinaci, prezzemolo, sedano e cipolle. Pianteremo anche fave e nel periodo estivo, melanzane e altri prodotti. Le famiglie possono personalizzare l’orto in base alle proprie esigenze e gusti alimentari. L’orto soddisfa il fabbisogno di una famiglia di quattro persone».
– Questa iniziativa oltre ad aver recuperato un terreno abbandonato ed incolto, consente di avvicinare adulti e bambini alla terra e riscoprirne la bellezza, il valore.
«Molti, oggi, non sanno coltivare la terra. Questo progetto ha anche lo scopo di recuperare la cultura contadina. Le famiglie assistono alle attività dell’orto. Il contadino spiega loro come si zappa la terra, quali sono i prodotti di stagione. Siamo abituati ad avere tutto in ogni momento. Le famiglie apprendono che c’è un tempo per ogni produzione. Inoltre, i bambini, si staccano dai cellulari, giocano, assistono alle fasi di crescita dei prodotti e portano in tavola ciò che hanno coltivato. Prendersi cura della terra significa prendersi cura di noi».
– Siete alla ricerca di altri spazi?
«Attualmente, no. Se altri vogliono intraprendere un percorso di questo tipo, possiamo dare qualche consiglio. Ci interessa che queste esperienze si moltiplichino. Per noi, è importante il rispetto dell’etica. Tutto ciò che entra, viene riutilizzato, non c’è accumulo di capitali. Abbiamo un codice etico sottoscritto anche dalle famiglie. Tutto è fatto rispettando la terra».
– Non pensa che il Comune dovrebbe muoversi in questa direzione?
«Se un’amministrazione si muove su questo, non fa male alla città. Ma non basta semplicemente avere le idee, bisogna mettere insieme le competenze e le strategie giuste per realizzare le cose. Ad oggi, questo non c’è».
– Una parte dell’orto è utilizzato come laboratorio didattico. Cosa fanno gli studenti e come reagiscono?
«Gli studenti seguono un percorso sull’ecologia integrale. Sperimentano insieme al contadino la piantumazione, la lavorazione della terra e poi fanno un’esperienza conclusiva emozionale dove raccontano ciò che hanno vissuto e vengono fuori cose interessanti. Tutto viene registrato in un istant book, che è la nostra road map sull’ecologia integrale. I bambini hanno fame di esperienze importanti. Il fatto che in loro ci sia questa attenzione all’ambiente, alla natura, può essere anche uno stimolo per gli adulti».
– Progetti futuri?
«Abbiamo realizzato un piccolo orto di erbe aromatiche, sempre in modo naturale. L’idea è creare dei "mazzetti dello chef" da vendere nei panifici e nei supermercati locali, inserendo soggetti svantaggiati. Siamo in contatto con alcune associazioni del territorio. È un modo per permettere ai ragazzi di avere anche un sostentamento economico attraverso la terra».