Acqua pubblica sottratta e venduta con le autobotti

Acqua pubblica sottratta e venduta con le autobotti

L’acqua è un bene comune, tra le risorse più preziose che abbiamo, il cui uso va salvaguardato.

La risoluzione Onu del 28 luglio 2010 dichiara il diritto all'acqua "un diritto umano universale e fondamentale". Negli ultimi anni, diverse le campagne di sensibilizzazione messe in campo, volte ad ispirare comportamenti sostenibili, per un uso corretto e consapevole dell’acqua.

L’argomento "acqua" nella nostra città è ricorrente. Basti pensare ai disservizi, ai gravi problemi di carenza idrica, alla scarsa qualità dell’acqua distribuita, alle bollette particolarmente esose. Ma, può anche diventare un fatto di cronaca, quando un dipendente del comune di Gela compie atti contrari ai suoi doveri di ufficio, vendendo illecitamente acqua ad un imprenditore dietro corrispettivo di denaro.

L’operazione condotta dal Gruppo della Guardia di Finanza di Gela, coordinata dalla Procura della Repubblica, è stata illustrata nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta mercoledì mattina in Procura alla presenza del procuratore Fernando Asaro, dei suoi sostituti procuratori Luigi Lo Valvo e Mario Calabrese, del comandante provinciale della Guardia di Finanza col. Andrea Antonioli, del capitano Giuseppe Gradillo, comandante del Gruppo GdF di Gela.

Sono finiti ai domiciliari (ordinanza del Gip Lirio Conti) per corruzione di persona incaricata di pubblico servizio e per detenzione illegittima di arma da fuoco (non ancora rinvenuta), Rosario Moscato, dipendente del settore lavori pubblici del Comune di Gela e Gaetano Cassarà, imprenditore di una società che si occupa di distribuzione di acqua.

«A queste ipotesi di reato – ha affermato il Procuratore Asaro – siamo giunti grazie ad attività tecniche, di intercettazione e videoriprese, non attraverso denunce di privati né di soggetti che sono tenuti a vigilare sull’operato del dipendente pubblico. Da alcune intercettazioni – ha aggiunto – è emerso che Cassarà e Moscato cercavano di recuperare un’arma comune da sparo, a scopo intimidatorio. Il Comune di Gela – ha proseguito – è particolarmente permeabile all’illegalità e lo dimostra il caso che abbiamo accertato. L’attenzione della Procura e della Guardia di Finanza anche nell’ambito di reati contro la pubblica amministrazione, particolarmente difficili da dimostrare, è massima».

«Vorrei sottolineare – ha detto il colonnello Antonioli – la capacità dei militari del Gruppo di Gela, grazie anche alla Procura, di sviluppare gli elementi informativi che sono stati raccolti dal controllo del territorio e da altri segnali. Le indagini tecniche hanno avvalorato quelle che erano delle ipotesi. La nostra azione è sempre più incisiva e tende a contrastare in maniera efficace queste forme di corruzione, in particolare quando hanno a che fare con un bene così prezioso per questo territorio».

L’attività investigativa è nata sulla base di intercettazioni disposte nell’ambito di altri procedimenti, captate in maniera del tutto casuale. Moscato, in virtù del suo precedente incarico presso il settore ambiente del Comune, (nonostante fosse stato già spostato in un altro settore), ha continuato a disporre illegittimamente delle chiavi che gli consentivano di aprire la colonnina di accesso posta ai piedi di Montelungo, avere libero accesso e prelevare l’acqua abusivamente.

Una serie di squilli, fungevano da richiamo per Cassarà, il quale giungeva sul posto con l’autobotte per prelevare l’acqua. In cambio, Moscato, riceveva somme di denaro. Con questo sistema venivano scavalcate tutte le normali procedure di acquisto e vendita dell’acqua pubblica. Il periodo contestato va dal febbraio all’aprile 2019 però dalle intercettazioni emerge che già da tempo per Moscato, il denaro che riceveva dalla corruzione, che ammonta a circa 400 euro al mese, veniva considerata un’entrata fissa. Sono in corso delle valutazioni per stimare la quantità di acqua che illecitamente è stata sottratta.

«In due mesi – ha dichiarato il capitano Gradillo – sono stati monitorati e accertati venticinque episodi, sempre in fasce orarie non sospette e lontano dall’orario lavorativo. Un modus operandi collaudato ed efficiente. Le indagini tecniche hanno fatto emergere che questi episodi andrebbero avanti da almeno quattro anni. Questo fa capire che c’è stata un’alta quantità di acqua prelevata illecitamente ai danni della cittadinanza che soffre la mancanza di acqua. L’obiettivo futuro – ha chiosato – sarà quantificare quanto è stato l’introito derivante da questo sistema illecito di prelevamento dell’acqua, il giro d’affari, capire se ci possono essere eventuali complici, collegamenti con altri colleghi più o meno consenzienti o che fossero a conoscenza di questo disegno criminoso».