E’ stata definitta Operazione “Società per compens’Azioni” quella illustrata il 9 aprile sorso dalla Guardia di Finanza del Gruppo di Gela, coordinata dal Comando provinciale delle Fiamme Gialle e le cui indagini sono state dirette dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Gela, con in testa il procuratore Fernando Asaro e condotte personalmente dai sostituti procuratore Eugenia Belmonte e Antonio D’Antona, quest’ultimo non più in servizio in città.
I particolari dell’operazione, che vede coinvolte sei persone, tra imprenditori, avvocati e commercialisti, sono stati illustrati nel corso della conferenza stampa convocata dal procuratore Asaro martedì scorso, alla quale sono stati presenti anche il comandante provinciale della GdF , col. Andrea Antonioli, il comandante del Gruppo di Gela, cap. Giuseppe Gradillo e dal capo della Sezione Operativa, ten. Manuel Carbonara.
A capo dell’organizzazione, il gelese 33enne Rosario Marchese (nella foto) operante al nord Italia, con precedenti legati alla sua professione di commercialista, il quale si è avvalso referenza di un altro gelese tra i sei arrestati, il trentacinquenne Giuseppe Nastasi.
Gli altri quattro finiti in manette, su provvedimenti a firma del Gip Lirio Conti, sono Salvatore Sambito, revisore dei conti di Agrigento, Rosario Barragato, 47 anni, imprenditore di Palma di Montechiaro, ritenuto il referente per la Sicilia, Gianfranco Casassa, procacciatore bresciano di 54 anni, e Roberto Goldaperini, avvocato 58enne di Milano.
L’operazione è scattata alle prime ore di martedì 9 aprile. Per tutti, l’accusa di «aver costituito un’associazione a delinquere, con base operativa a Gela, che dal 2014 al 2017 ha ceduto crediti per investimenti in aree svantaggiate del tutto inestistenti, permettendo così a persone fisiche e ad imprese, ricercate grazie alla rete messa in piedi dagli indagati, di azzerare ogni loro debito d’imposta verso l’Erario».
Contestualmente agli arresti, è stato eseguito un sequestro preventivo per oltre 22 milioni di euro nei confronti di 117 soggetti coinvolti nell’inchiesta, tra persone fisiche e società, che grazie allo stratagemma attuato dall’associazione a delinquere sgominata sono riuscite ad evitare il pagamento di svariati milioni di imposte.
Il procuratore Asaro in conferenza stampa ha tenuto a sottolineare l’impegno del suo Ufficio, che anche in situazione di forte insufficienza d’organico all’atto dell’avvio delle indagini – con quasi il 70-80% di scoperto – è riuscito ad ottenere questo importante risultato.
Orgoglioso del risultato raggiunto anche il comandante provinciale della GdF col. Antonioli, mentre la dott.ssa Belmonte si è soffermata sulle attività tecniche delle indagini condotte, tra intercettazioni e verifiche bancarie.
Il meccanismo fraudolento si basava sulla compensazione di posizioni tributarie, alterate attraverso la presentazione di modelli di pagamento F24, che i consulenti presentavano in banca oppure attraverso i servizi di internet banking messi a disposizione dagli intermediari finanziari, mediante il versamento di un solo euro per ogni modello di pagamento, ovvero un importo minimo per evitare la presentazione del modello F24 tramite la rete telematica dell’Agenzia delle Entrate.
Il "sistema" rodato ormai da diverso tempo ha permesso all’organizzazione criminale, ramificata su tutto il territorio nazionale, di “azzerare” debiti tributari per oltre 22 milioni di euro, utilizzando in compensazione crediti fiscali inesistenti, riferiti ad investimenti in aree svantaggiate, di fatto mai avvenuti e, sottraendoli alle casse dello Stato. L’illecito “sistema” ha permesso al sodalizio criminale di poter conseguire un ingente profitto illecito di circa 4 milioni di euro, distribuito poi ad ogni membro sulla base di precise percentuali.