Martedì scorso 9 aprile, i Carabinieri del Ros, in Torino e Lipomo (Como) hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip presso il locale Tribunale, su richiesta della Procura della Repubblica di Caltanissetta – Direzione Distrettuale Antimafia, a carico di Cataldo Terminio (foto a sinistra) Cataldo e Angelo Bruno Greco (foto a destra), entrambi indagati per l’omicidio di Giuseppe Failla, avvenuto a Gela il 9 ottobre1988, in piena guerra di mafia, all’interno del bar dove questi lavorava.
L’attività d’indagine sviluppatasi attraverso accurati riscontri alle dichiarazioni di più collaboratori di giustizia (Leonardo Messina, Ciro Gaetano Vara Ciro Gaetano e Salvatore Ferraro) permetteva di individuare quale ideatore ed esecutore materiale dell’omicidio Cataldo Terminio, uomo d’onore rappresentante della famiglia di San Cataldo, con il supporto di Palermo, uomo d’onore rappresentante della famiglia di Caltanissetta, che svolgeva il compito di autista del primo al momento dell’azione di fuoco e Angelo Bruno Greco, appartenente alla famiglia di Gela, quale basista.
L’omicidio, per come ricostruito, scaturiva dalla ferma volontà del Terminio di vendicare la morte del padre Nicolò, uomo d’onore già rappresentate della famiglia sancataldese di Cosa Nostra, ucciso in un agguato a San Cataldo il 17.04.1982 per mano degli appartenenti al gruppo dei c.d. “stiddari selvaggi” al cui vertice si collocavano Emanuele Cerruto e Loreto Plicato. Questo gruppo, formato da soggetti fuoriusciti da Cosa Nostra a seguito di contrasti sorti per la spartizione dei proventi di alcune lucrose estorsioni, negli anni ’80 ingaggiò una sanguinosa faida fatta di omicidi incrociati – di cui rimarranno vittime gli stessi Cerruto e Plicato – con gli appartenenti della famiglia di San Cataldo di Cosa Nostra.
Dalle dichiarazioni dei citati collaboratori, inoltre, emergeva in modo certo che Giuseppe Madonia in qualità di rappresentante provinciale di Caltanissetta e appoggiando la linea di Cataldo Terminio aveva dato il suo assenso all’omicidio.
L’esecuzione delle presenti misure cautelari rappresentano un importante colpo inferto alla potenziale riorganizzazione della famiglia di San Cataldo di Cosa Nostra, rispetto alla quale, nonostante la lunga detenzione, il Terminio risulta ancora collocato in posizioni di vertice, come già accertato nel corso del Processo Kalyroon.