La realtà carceraria della nostra città non è qualcosa di chiuso al mondo esterno. Gli “ospiti” di Contrada Balate, grazie alla disponibilità di associazioni di volontariato e alla lungimiranza dei responsabili della struttura già da qualche anno sono stati impegnati in attività che li hanno visti protagonisti.
Un modo positivo e propositivo di vivere il tempo della detenzione, pensando anche al futuro, di quando saranno fuori dal carcere. Ricordiamo ad esempio un corso di giornalismo organizzato dall’Auser con la collaborazione del Corriere di Gela. E’ recente invece una particolare iniziativa, sempre alla casa circondariale di Gela di Contrada Balate, diretta da Gabriella Di Franco.
Si è conclusa infatti qualche settimana fa, con la preparazione di un pranzo, la seconda edizione del“Progetto Archestrato”, organizzato dall’associazione culturale “Amici di Antifemo ed Entimo”. Si è trattato di un corso di cucina rivolto a 15 detenuti che, iniziato ad ottobre scorso, della durata di 20 ore, ha visto la fine a gennaio.
Con un incontro a settimana, i provetti chef sono stati seguiti da Franco Città, presidente dell’associazione organizzatrice, volontario riconosciuto dal Ministero di Grazia e Giustizia, secondo l’ordinamento carcerario. Tra teoria e pratica, e con la collaborazione dello chef gelese Cristian Tuccio, i corsisti hanno imparato a preparare tanti piatti, dagli antipasti ai primi, dai secondi ai dolci nella ben attrezzata cucina del carcere.
Il pranzo di fine corso si è tenuto il 24 gennaio scorso. Hanno collaborato per la buona riuscita dell’iniziativa 15 studenti dell’istituto alberghiero “Sturzo” guidati dal prof. Grimaldi, che insieme ai detenuti si sono occupati dell’accoglienza degli ospiti e del servizio ai tavoli. La sala da pranzo è stata allestita nel teatro del carcere, sapientemente addobbato come nelle migliori cerimonie dal fiorista Migliore, che ha così fornito la sua collaborazione gratuita all’iniziativa.
Circa una settantina i commensali, fra autorità locali e provinciali invitate alla chiusura del corso: il prefetto Cosima Di Stani, il procuratore Fernando Asaro, alcuni giudici del tribunale di Gela, i vertici delle forze dell’ordine di polizia, carabinieri, finanza, capitaneria di porto, locali e provinciali, rappresentanti di club services, associazioni di volontariato.
Vi hanno preso parte anche il gelese Renato Collodoro e la moglie Daniela Lippi, entrambi ristoratori e cuochi, che vivono in Piemonte, a Torino, dove gestiscono due ristoranti e da sempre impegnati in opere di volontariato in Africa dove, grazie ad iniziative legate al mondo della gastronomia hanno raccolto fondi per costruire pozzi e scuole.
Questo il menu preparato con materie prime fornite dai commercianti gelesi: trittico di antipasti, 2 primi (risotto con carciofi e gamberetti, pasta con melanzane e pesce spada), sogliole al gratin, raviolini di ricotta al miele. Il tutto annaffiato con vini della casa vinicola Casa di Grazia.
Tra una portata e l’altra i commensali sono stati piacevolmente intrattenuti dalle performances canore di Andrea Infurna e Pamela Arces. Ai corsisti sono stati consegnati attestati di partecipazione, nella speranza che ne possano fare tesoro e quindi un buon uso per il loro futuro, quando, una volta in regola con la giustizia, potranno tornare alla loro vita con un bagaglio di esperienza e conoscenza utili per trovare lavoro nel settore della ristorazione.
«Con questo corso di formazione – ha detto Franco Città – si sono voluti ottenere tre obiettivi: diffondere la cultura gastronomica gelese che ha in Archestrato il suo fondatore e dare un’opportunità lavorativa ai detenuti. Inoltre il ricavato ottenuto grazie al contributo degli sponsor, dedotte le spese, è stato devoluto all’Airc (associazione italiana ricerca sul cancro) ed acquistati piatti, posaterie e tovagliato vario, lasciati in custodia a Balate, per la prossima edizione del corso. La prima è stata organizzata due anni fa»