«Come da impegno assunto nella riunione del 26 luglio», i consiglieri comunali Vincenzo Cirignotta ed Antonio Torrenti (Noi con l'Italia), Salvatore Scerra, Sara Cavallo e Crocifisso Napolitano ("Forza Italia"); Giuseppe Ventura, Antonino Biundo e Cristian Malluzzo (Sicilia Futura), Virginia Farruggia, Angelo Amato, Vincenzo Giudice e Simone Morgana (Movimento 5 Stelle); Salvatore Gallo (Pd), Salvatore Farruggia (Lega/Salvini), gli indipendenti Carmelo Casano, Giuseppe Guastella, Angela Di Modica e Salvatore Sammito (Gruppo Misto), hanno «condiviso e firmato il testo della mozione di sfiducia al sindaco Messinese» (era stato stabilito entro il 10 agosto), a riprova della «serietà delle loro intenzioni» ed a conferma di una volontà a «mandare a casa una giunta incapace e inconcludente, smentendo le voci di quanti ritenevano che si trattasse soltanto di uno sparuto gruppo di consiglieri».
Sembra proprio che i 18 tirino dritto, per dirla in parole semplici, mantenendo fede al primo dei due impegni assunti nella riunione del 26 luglio e cioè chiudendo il cerchio delle firme, ampiamente prima della data stabilita. L'altro impegno è quello di presentare alla presidenza del civico consesso la mozione di sfiducia nella prima settimana di settembre. A tal proposito i 18 auspicano «che la mozione possa comunque trovare il consenso di altri colleghi, al fine di raggiungere il numero minimo di 20 consiglieri richiesti dalla legge per procedere alla sfiducia».
Per far sì che ciò accada, ovviamente, il testo della mozione di cui non si conosce ancora il contenuto, dovrà essere sottoposto alla visione degli altri 12 consiglieri, altrimenti tale auspicio – se rivolto come pensiamo anche all'allargamento del numero di sottoscrizioni – cadrebbe inevitabilmente nel vuoto e non certo per responsabilità dei 12.
Certo, 18 è già un numero che può mettere al riparo la mozione da inopinati ravvedimenti, con tanto di ritiri di firme atti a far venir meno il numero minimo fissato “ex lege” (cioè almeno 12 firme). Ma, d'altra parte, conoscere il contenuto della mozione non è un aspetto politicamente irrilevante in quest'occasione, benché secondo la giurisprudenza consolidata, anche il semplice venir meno di una maggioranza in consiglio, basta ed avanza per assurgere a motivazione politica (quand'anche fosse la sola ed unica) che legittima la presentazione di una mozione di sfiducia.
Ad esempio, fra i 12 che rimangono, i consiglieri dem Alessandra Ascia, Giuseppe Orlando, Romina Morselli e Guido Siragusa hanno elaborato una loro bozza di mozione di sfiducia, invero molto articolata, estesa ai colleghi a cui hanno ribadito piena disponibilità nel valutare eventuali altri testi e/o a modificare quella stessa bozza.
Nella quale ultima, però, i 4 consiglieri del Pd, ascrivono a chiare lettere il fallimento politico del sindaco, innanzitutto, «alla natura del successo elettorale del MS5, che ha basato la sua fortuna elettorale nella capacità di offrire all’elettorato gelese proposte qualunquistiche e populistiche» e quindi, soprattutto – rincarando decisamente la dose – all'incapacità grillina mostrata nel «selezionare una classe dirigente capace di dare alla città idonee soluzioni politico/amministrative». Accuse al vetriolo che non lasciano adito ad equivoci di sorta.
A questo punto, la domanda sorge spontanea: cosa faranno i 4 consiglieri del Pd innanzi ad un testo della mozione dei 18 che non contiene alcun riferimento a responsabilità politiche del Movimento 5 Stelle (il cui gruppo consiliare per intero rientra tra i 18 firmatari) nel fallimento politico di Messinese? I 4 dem aggiungeranno o non aggiungeranno le loro firme e, soprattutto, voteranno favorevolmente o non voteranno favorevolmente quel testo in aula?
E che dire dei consiglieri Vincenzo Cascino, Anna Comandatore e Giovanni Panebianco (“Diventerà Bellissima”) che nella riunione del 26 luglio si sono riservati di valutare in aula se approvare o meno la mozione? Idem per i consiglieri Luigi Di Dio e Francesca Caruso (Energie per l'Italia) che a quella riunione non hanno voluto nemmeno partecipare accusando la presenza, fra promotori e sostenitori di quell'incontro, di consiglieri che fino al giorno prima provavano ad inciuciare col sindaco? Per non parlare, infine, delle indipendenti Sara Bonura, Maria Pingo e Sandra Bennici (Gruppo Misto) che dal 26 luglio ad oggi non hanno mai aperto bocca sull'argomento?