Già operativo all’indomani della sua vittoria al ballottaggio, il nuovo sindaco di Gela, Terenziano Di Stefano, ha subito nominato i sette assessori grossomodo indicati in prima battuta ed ha giurato il 27 giugno scorso con i consiglieri comunali, insediandosi anche sul piano formale.
Nel pieno di un’emergenza idrica che è riuscito a tamponare, sono passati un mese e mezzo da allora. Con in dote – e lo si sapeva – l’eredità di un dissesto. Nel contattarlo, è stata ovviamente la prima domanda che gli abbiamo posto.
«Nel complesso – ci risponde – ho trovato quel che mi aspettavo, un comune in dissesto organizzativo oltre che finanziario, con pochi dipendenti che vanno gestiti soprattutto tenendo a mente l’obiettivo del bilancio stabilmente riequilibrato. Perché se prima c’erano dei capitoli coperti con i fondi delle royalties, ora i dirigenti, senza un bilancio, si fermano di fatto. In pratica non fanno nulla se non gli atti obbligatori per legge. Quindi abbiamo trovato quel che ci aspettavamo, con la novità in più di una preoccupazione da parte di dirigenti e funzionari che, se prima da zero a dieci era otto, ora è undici».
Una condizione in cui è veramente arduo e difficile districarsi. «Purtroppo – ammette - tutti i settori sono in sofferenza. Facciamo prima a dire che non c’è un settore che vive una condizione di serenità. Le unità che si occupano delle pratiche riguardanti oltre cento milioni di finanziamenti del Pnrr sono ridotte a tre o quattro.
Il bilancio nemmeno a parlarne. Idem patrimonio, urbanistica, suap, lavori pubblici, polizia municipale. Da parte nostra stiamo portando avanti un paio di attività. Una è quella di ottenere una deroga statale per l’assunzione, sebbene in regime di dissesto, di un dirigente tecnico, figura che è obbligatoria per un comune.
Tonino Collura è stato inserito con avviso specifico per il Pnrr e per legge non dovrebbe avere assegnati ad interim settori come l’ambiente, lo sviluppo economico, eccetera, che lo qualificano anche come dirigente tecnico. Nei primi di settembre faremo valere queste ragioni al “Cosfel” che si riunisce una volta al mese a Roma sperando di poterli convincere. L’altra iniziativa, eterofinanziata e quindi senza aggravio per le casse comunali, è volta ad assorbire tramite avviso pubblico almeno quattro lavoratori “ex asi” e destinarli al settore dei servizi sociali. Stiamo cercando altresì di salvaguardare in termini di continuità l’apporto di due unità assunte con la coesione ed il cui contratto è in scadenza ad ottobre».
E’ certamente troppo presto per poter parlare di un cambio di rotta, ma la nostra sensazione è che qualcosa sia già cambiato nella diplomazia e nelle relazioni pubbliche, a partire dai rapporti con i sindaci dei comuni vicinori e la stessa Eni. «Non devo dirlo Io – precisa – se c’è stato un cambio di rotta. Posso solo confermare che ho trovato un clima di tensione e di distacco nei confronti del comune di Gela tanto nell’Ati, quanto nella Srr, nonché una situazione di sostanziale immobilismo nei progetti in cui è coinvolto l’Eni.
Ho subito cercato di ricucire i rapporti con gli altri enti ma fermo restando che Gela deve tornare al centro dell’attenzione per il peso e la responsabilità che ha. E tale rivendicazione legittima, non mi interessa farla valere con un posto nel cda o alla guida dell’ente. Chi è chiamato a gestire questi consorzi in cui Gela è azionista di maggioranza relativa, vantando da solo il 45%, deve informare il sindaco di Gela prima di compiere atti fondamentali, perché se c’è un deficit nel consorzio, un buco di bilancio, Gela paga per quella che è la percentuale del suo pacchetto azionario.
Gela non può essere chiamata responsabilmente ai suoi doveri quando c’è da pagare, ma deve essere coinvolta nel processo decisionale quantomeno in merito agli atti più importanti nella gestione della risorsa idrica e dei rifiuti. Su questo non transigo. Nei rapporti con Eni stiamo rimuovendo il blocco in cui versavano vari ingranaggi, anche qui senza sindacare sulle regole, sui patti e mettersi a fare trattative lunghe ed inconcludenti. Non mi faccio mettere con le spalle al muro e non voglio dare scusanti a nessuno. A fine mese sono a Roma con Kore e Sicindustria per riprendere sul tavolo ministeriale il discorso sul progetto Sinapsi».
Almeno tre le priorità nel breve termine. «Premetto – sottolinea – che non sono uno di quelli che sollecita mille cose da fare. Non vengo dalla luna. Ho fatto il vicesindaco ed adesso sono il primo cittadino e sono consapevole che di questi tempi è già un buon risultato che si faccia una cosa al mese, non al giorno. Ma quella cosa deve essere fatta.
Ho dato tempo fino alla festività della santa patrona. Dopodiché la direttiva del sindaco va rispettata. La priorità assoluta è la pulizia della città. I cittadini pagano un esborso esoso in milioni di euro e si meritano una città pulita. E questo non vale solo per la Impianti Srr, ma anche per il settore ambiente e la Ghelas. Quello che ho in mente è un’unione delle varie sinergie per una gestione collaborata che dia risposte concrete, altrimenti dovrò prendere decisioni drastiche, altro che impopolari, di più.
L’altra priorità è far partire tutti i progetti del Pnrr che sono tanti e sono stati appaltati. Ciò significa dare lavoro e, una volta completati, anche lustro al territorio. Infine, la questione già avviata con Eni e che è stato anche un tema della mia campagna elettorale e cioè Macchitella Lab, con novità importanti già a settembre».
In estate, con il rinnovarsi delle stagioni agonistiche, si ripresenta puntualmente la questione degli impianti sportivi ed in particolare del “Vincenzo Presti”, un impianto senza copertura, nemmeno in tribuna. «Intanto devo segnalare – puntualizza - che ho già impegnato 100 mila euro per la ricomposizione totale del manto erboso, con gara già espletata che ha affidato i lavori ad una ditta che dovrebbe iniziare il 26 del mese corrente. Anche la Ghelas e l’Impianti sono intervenuti per quello che era di loro competenza.
Stiamo definendo la riqualificazione di spogliatoi, docce e bagni. Sulla copertura le opzioni in campo sono due. Grazie ad un emendamento dell’Ars, mi ritrovo a disposizione duecentomila euro per gli impianti sportivi.
Una quota di questa somma potrebbe servire ad iniziare la copertura, una tettoia modulare almeno nella parte centrale della tribuna e verrebbero interessati almeno un migliaio di posti a sedere. Per poi continuare man mano con altri fondi oppure, siccome l’indirizzo della mia amministrazione è comunque quello di un affidamento dell’impianto a privati, questi potrebbero completare le parti restanti della copertura. Questa opzione è però un’ipotesi alternativa ed eventuale alla prima opzione che rimane quella legata ai fondi Pnrr. Se a Roma a fine mese ci confermeranno che le risorse per i due cluster sono ancora disponibili, potremmo fare un lavoro molto serio».
Infine, nella corsa verso l’obiettivo dichiarato del bilancio stabilmente riequilibrato, dopo le festività sarà l’ora per fare un primo incontro con gli alleati. «Faremo una riunione di coalizione – svela - con dentro Pd, Movimento cinquestelle ed Una buona idea. Ci sono un paio di assessori che per ragioni personali e professionali potrebbero rinunciare.
Ma c’è anche da aprire un confronto sulle strategie elettorali messe in campo sia al primo turno che al secondo turno. C’è una scelta ben precisa che abbiamo fatto in vista del ballottaggio, e cioè quella di non apparentarsi politicamente anche con chi ci ha appoggiato al secondo turno senza stare seduti al bar, perché non è così che si vincono le elezioni. E questa strategia, risultata poi vincente, ha premiato abbondantemente i tre gruppi che avevano superato lo sbarramento, nella rappresentanza in consiglio comunale.
Con l’apparentamento politico che alcuni leader del Pd e del M5s mi consigliavano, almeno il 70% di questa rappresentanza nel civico consesso sarebbe venuta meno. Una maggioranza ancor più larga di quella assoluta, fatta da soli tre partiti, non si vedeva da oltre quindici anni. Il tutto in un contesto nazionale in cui il campo progressista poteva dirsi tutto tranne che vincente.
Si tratta insomma di aprire un percorso che è lungo 5 anni importantissimi. Non esiste il tutto e subito. Per nessuno. Con i tempi di attesa e programmatici ci saranno le opportunità per dare spazio a tutti, nel rispetto della parola data».