Poche righe per dire che poco o nulla è cambiato sul fronte politico in quest’ultima settimana.
Le solite tattiche di avvicinamento (o di distanziamento) da precedenti posizioni. La girandola di nomi per la corsa alla poltrona di sindaco, insomma, è fluttuante: candidature che appaiono, altre che riappaiono, chi fa volontariamente un passo indietro e chi è costretto a farlo. Nessuna certezza. L’unico nome che regge e che prende quota è quello di Miguel Donegani, col suo movimento progressista PeR. Donegani, già assessore e vicesindaco, consigliere super dotato e con una legislatura all’Ars alle spalle, sembra sapere il fatto suo, avanzando autonomamente la sua candidatura fuori dai partiti strutturati e mantenendosi in una posizione di partenza mirata ad attrarre consensi con una effervescenza che lo ha visto crescere la sua già diffusa popolarità.
Donegani, insomma, autocandidandosi a sindaco, è rimasto nell’area di centrosinistra ammiccando intanto al partito (il Pd) nel quale ha sempre militato, lasciando la porta aperta a tutte quelle liste civiche e movimenti che si riconoscono in quell’area.
Da tenere sotto osservazione il Movimento 5 Stelle, che ha perso consensi ma detiene un pacchetto di rappresentanze parlamentare notevole, sicuramente sproporzionato rispetto alla reale disponibilità di voti. E così, Di Paola e compagni hanno alzato l’asticella dell’attenzione, senza avanzare apparentemente pretese di candidature, puntando a diventare al momento forza trainante dell’area di centrosinistra.
Nel centrodestra al momento non ci sono riferimenti certi. Il più accreditato è Pino Federico (autonomista, già deputato all’Ars e presidente della Provincia). Forti dell’onda lunga meloniana, però, Fratelli d’Italia vorrebbe un suo uomo. A sparigliare le carte sono le malcelate pretese di voler recitare la parte di protagonista da parte di forze politiche che sembravano ormai appartenere alla storia, ovvero il risveglio degli autonomisti dell’Mpa (Lombardiani) e i centristi per antonomasia della vecchia Dc (cuffariani).
Cuffaro e Lombardo, insomma, sembrerebbero voler mettere mani sulla città, che è stata per quasi un secolo prima succube di Caltanissetta, oggi colonia di catanesi e agrigentini. La storia si ripete, con la politica gelese pronta a svendersi per qualche incarico, o anche soltanto per qualche promessa di incarico. Che pena...