L’ufficializzazione nei giorni scorsi della candidatura a sindaco di Terenziano Di Stefano, ha sparigliato le carte, creando non pochi malumori nell’Agorà, dove da più di un mese, animato dal pentastellato Nuccio di Paola, si è creato un certo fermento, fino alla designazione di Di Stefano.
Scelta ufficializzata a sorpresa che ha creato malumore, in quello che è sembrato il più serio progettto elettorale in vista delle amministrative di giugno.
I primi contraccolpi li hanno fatti registrare Miguel Donegani, che da mesi, col suo movimento Perogressisti e Rinnovatori (PeR), lavora per una sua candidatura, e Filippo Franzone, espressione di un comitato denominato Moto Civico, propugnatore dell’antica aspirazione della città di diventare provincia, e comunque difensore delle legittime rivendicazioni territoriali della città rispetto al capoluogo.
Donegani e Franzone non ci stanno ed hanno preso da subito le distanze da chi invece ha “benedetto” la designazione di Terenziano di Stefano, che porta in dote due liste (Una Buona Idea e Civico Lab).
Donegani ha bollato subito la scelta di Di Stefano come una malcelata riproposizione di un Greco-bis, avendo lo stesso amministrato la città con l’attuale sindaco fino al novembre del 2022, data in cui Greco dichiarò che i movimenti civici avevano esaurito la loro originaria funzione e che la coalizione di maggioranza avrebbe dovuto assumere la connotazione di centrodestra. Di Stefano, che oltre ad essere il vice di Lucio Greco reggeva l’assessorato allo Sviluppo Economico, mollò nomina e delega, lasciando praticamente Greco nella tormenta.
Di Stefano ha già rilasciato le prime dichiarazioni alla stampa. Dice di essere aperto a rappresentare lo stesso campo largo di ispirazione a sinistra che ha portato domenica scorsa la Todde alla presidenza della regione Sardegna, quindi insieme a liste civiche, movimenti e partiti moderati e Progressisti (Pd, M5S, Italia Viva, PeR, Azione e liste civiche a volontà), un campo abbastanza attrezzato per fronteggiare la corazzata di centrodestra, dove ancora le varie anime annaspano per trovare la quadra.
Qui ballano nomi sui quali mancano convergenze credibili: il pediatra Rosario Caci (Mpa), il dentista Pino Federico (Dc), già deputatto all’Ars e presidente della Provincia, Salvatore Scuvera (Fdi). Quest’ultimo, in verità, non ha mai rivendicato una sua candidatura a sindaco, quale massima espressione in città del partito della Meloni.
Nè ha mai commentato la sentenza con cui è stata dichiarata l’ineleggibilità del deputato all’Ars, il mussomelese Catania, al quale Scuvera potrebbe subentrare in quanto primo dei non eletti. Va da sè che lo stesso, se dovesse scegliere tra deputato e candidato a sindaco di Gela, immaginiamo sceglierebbe l’Ars
Intanto il tempo scorre inesorabile. Siamo a marzo e l’8 giugno è alle porte. Per tornare alle candidature, via via che si avvicina la data del voto si andranno delineando le posizioni e i movimenti nel centro destra, dove ancora ci sono incertezze in ordine sparso.
Qualcuno dovrà fare un passo indietro, o anche due.