II sindaco di Gela, Lucio Greco, ha detto in tutte le salse che la sua amministrazione non ha colpe sul disavanzo di quasi centoventi milioni di euro ed ha, altresì, ribadito che il predissesto era un tentativo che andava fatto per legge.
Cosa, allora, ha spinto il primo cittadino a promettere, pubblicamente, che si sarebbe dimesso se non fosse riuscito a presentare nei termini, il piano di riequilibrio pluriennale ed evitare, così, la dichiarazione di dissesto dell’ente, quando invece la dichiarazione di dissesto non comporta per legge alcun obbligo di dimissioni da parte del sindaco, né la decadenza del consiglio comunale che, peraltro, è l’organo deputato a dichiarare il dissesto? Intuirlo e spiegarlo è improponibile, perché comporterebbe fare a pugni non solo con la grammatica politica, ma ancor prima con la stessa logica.
Eccesso di zelo? Esagerato ottimismo? Vana illusione? Disperato tentativo di accreditarsi un successo? Inutile avanzare ipotesi ed illazioni, giacché tradurre in ragionevole ciò che è irrazionale non è possibile. Di sicuro c’è che ad una decina di giorni dalla scadenza per la presentazione del “Piano di riequilibrio pluriennale” a cui aveva aderito l’ente comunale, sebbene ancora non ufficializzata, la resa è palese. Del resto, non si è riusciti nemmeno a produrre il rendiconto 2022 (ed il bilancio di previsione), quale necessario atto propedeutico allo stesso “predissesto” (perché quantifica l’ultimo e più attuale ammontare del disavanzo da ripianare). Se non altro, nei prossimi giorni sarà indetta una conferenza stampa in cui il sindaco e l’amministrazione faranno chiarezza – sulla scorta delle relazioni degli uffici e dell’Ifel – sull’intera vicenda.
Intanto, in una nota congiunta, sindaco ed assessori precisano che «nessuna consulenza è stata affidata da questa amministrazione a titolo oneroso: sono tutte collaborazioni gratuite per le quali non possiamo che ringraziare sentitamente gli interessati per il lavoro e l’attività meritoria fin qui svolta nel rispetto degli strumenti messi a disposizione dalla legge. Oggi – si legge nella nota – chiunque si fosse trovato in carica, sindaco o assessori, nulla avrebbe potuto fare se non seguire le procedure e rendersi conto - al termine dell’attività di ricognizione e prodromica - dell’attuale situazione economica dell’ente tenuto conto che la massa debitoria è stata generata nel corso delle gestioni degli ultimi vent’anni e che questa amministrazione l’ha solo ereditata: se ne è dovuto prendere atto con tutte le conseguenze che ne deriveranno».
Lo spettro che è aleggiato per mesi, dunque, si è materializzato ed è alle porte, con il civico consesso che sarà chiamato quanto prima a dichiarare il dissesto: «un percorso che – ci ha dichiarato il presidente della commissione consiliare al bilancio ed esponente d’opposizione iscritto al gruppo consiliare di Fratelli d’Italia, Pierpaolo Grisanti (a sinistra nella foto) – ritengo obbligato, alla luce di quanto emerso all’esito delle verifiche contabili effettuate e dalle relazioni della Corte dei Conti. Penso che il Consiglio comunale non abbia nulla da rimproverarsi in merito alla situazione finanziaria anzi è dimostrabile, documenti alla mano, come proprio il Consiglio comunale abbia sempre dimostrato massima attenzione alle criticità finanziarie sollecitando, tramite atti di indirizzo e altre deliberazioni, l’amministrazione comunale alla redazione e trasmissione dei documenti contabili.
Già da tempo – ha continuato – era chiaro che l’ipotesi della procedura di riequilibrio non potesse rappresentare una giusta soluzione in considerazione delle difficoltà del Comune anche a definire un semplice riaccertamento dei residui attivi e passivi. La dichiarazione di dissesto che a breve sarà oggetto di deliberazione di Consiglio comunale determinerà sicuramente l’avvio di una fase di gestione complicata e difficile della cosa pubblica; tuttavia ritengo che una amministrazione lucida e lungimirante, caratteristiche non proprie dell’attuale amministrazione, potrà sfruttare la dichiarazione di dissesto e utilizzare tale strumento così come lo stesso legislatore ha previsto, ovvero come strumento straordinario di risanamento.
Il sindaco – ha aggiunto – è fuggito da una mozione di sfiducia, con l’aiuto di parte del Consiglio comunale, utilizzando l’istituto delle dimissioni salvo poi, come a tutti noto, ritirarle dichiarando pubblicamente che tale revoca era un atto finalizzato a porre in essere il tentativo di evitare il dissesto del Comune di Gela e che se tanto non fosse stato possibile sarebbe andato definitivamente a casa con tutta la Giunta. Rimango convinto, però, che il sindaco non si dimetterà perché ha già dimostrato di non essere consequenziale a quanto dichiara perdendo definitivamente ogni forma minima di autorevolezza e di credibilità. In ogni caso, l’esperienza Greco è già chiusa a prescindere dalle dimissioni o dalla fine anticipata dell’esperienza di governo».
Tra i “pro Greco”, specie quelli rimasti leali al sindaco per tutto il mandato, non può passare inosservata una certa gestione “allegra” del passato. «Tutti – ci ha risposto il capogruppo di Un’altra Gela, Giuseppe Morselli (al centro nella foto) – sanno i motivi di un tale ingente disavanzo: espropri a go-gò al grido di “cu campa paia”, con valutazioni di risarcimento volutamente bassi, tranne soccombere poi in cause giustamente attivate dai legittimi proprietari e, nei casi dei tanti piani costruttivi con nessuna azione di rivalsa nei confronti delle cooperative per cui l’ente ha azionato il procedimento espropriativo; debiti fuori bilancio per servizi aggiuntivi della raccolta rifiuti, soprattutto per rimozione cumuli e anche per togliere le cicche di chewing-gum dai marciapiedi;
Ato Ambiente, per mancati pagamenti di conferimenti in discarica secondo il principio che l’ente avrebbe dovuto creare un fondo per la gestione post-mortem della discarica e quindi non pagava i conferimenti; contenzioso mancato pagamento enel; nonché il monte dei crediti di dubbia esigibilità e l’accantonamento per il monte passività potenziali per eventuali soccombenze in giudizi ancora pendenti. Un risultato, centodiciotto milioni di euro di disavanzo, che non è riconducibile, in alcun modo, a questa amministrazione, compreso l’ex vicesindaco Di Stefano, l’ex assessore Gnoffo, l’ex assessore Licata e l’ex assessore Costa.
L’amministrazione con a capo il suo sindaco – ha continuato Morselli – ha tentato in ogni modo, rimanendo in carica, di evitare il dissesto. La verità è che il piano di riequilibrio è saltato soprattutto perché i creditori non hanno risposto all’invito da parte del comune e chiunque sa che senza l’adesione dei creditori non è possibile andare avanti in questa direzione.
Oggi si parla nuovamente di chiedere le dimissioni al sindaco, ma io mi chiedo se la richiesta viene dai tanti “ex” già citati, trasformisti della politica, che cercano di rifarsi una verginità altrove (non dimenticando i liberi di mente) e/o da chi già sconfitto crede che debba necessariamente essere il proprio momento, allora forse bisognerebbe chiedere le loro dimissioni? Spiegheremo – ha concluso – alla città, se ci sarà data la possibilità, anche da certa stampa faziosa, per sua stessa ammissione avversa, quello che in questi anni di assoluta difficoltà, è stato fatto. Un lavoro immenso, anche grazie agli “ex” che hanno, però, dimenticato».
Nell’area consiliare di opposizione “responsabile”, che potremmo definire civico-progressista, «parlare di dissesto – ammette il capogruppo di Una buona idea, Davide Sincero (a destra nella foto) – è sicuramente una pagina buia per la nostra città. Dispiace che si sia arrivati a questo punto. Noi come Una buona idea avevamo ad agosto interrogato l'amministrazione sulla situazione finanziaria. Ci era stato detto che entro il 10 ottobre sarebbe arrivato il rendiconto 2022 ed entro il 20 ottobre il Piano di riequilibrio. Su questa risposta siamo stati scettici e purtroppo abbiamo avuto ragione.
Quello che dispiace però è il silenzio dietro quale si è trincerata l'amministrazione che non ha cercato collaborazione con quella parte del consiglio comunale che poteva sicuramente contribuire a creare nuovi percorsi, proprio per puntare ad un riequilibrio che avrebbe almeno in parte ridotto l'impatto.
Credo che sia chiaro – ha insistito Sincero – che ci sono delle evidenti responsabilità sulla gestione della crisi finanziaria, ma quello che viene fuori è soprattutto una gestione non idonea della macchina burocratica, basta vedere le ultime variazioni che sono arrivate in aula. Credo che bisognerebbe evitare speculazioni di ogni tipo poiché si prospetta un periodo complesso e le forze politiche dovrebbero guardare più ad una gestione sana della cosa pubblica.
Oggi non serve a nessuno e non aiuta la città accanirsi contro tizio piuttosto che caio. Per cui anche in merito alle dimissioni del sindaco, io parto sempre dal presupposto che è una scelta propria e che la valutazione spetti a lui. Non mi appassionano i destini dei singoli ma preferisco provare avere una visione più ampia. La dichiarazione di dissesto è anche una grande incognita per chi sarà chiamato ad amministrare per il dopo Greco e – ha chiosato – sarà imprescindibile presentarsi con una squadra all'altezza delle sfide che ci aspettano».