La prima commissione (affari generali) dell'Assemblea regionale siciliana ha licenziato il testo del disegno di legge che riesuma le province in Sicilia con il ritorno del voto diretto a suffragio universale degli organi di vertice degli enti intermedi, comprese le tre città metropolitane.
Il ddl n. 319 dovrà transitare dalla commissione bilancio per poi approdare in aula dopo l'estate e consentire, così, la fine dei commissariamenti entro novembre. Il turno elettorale è ipotizzato, infatti, tra la metà di ottobre e la fine di novembre. Roma permettendo, ovviamente, perché nelle more il governo nazionale dovrà cancellare la "Delrio" che prevede invece elezioni indirette di secondo livello.
Nello specifico, il disegno di legge esitato dalla prima commissione stabilisce che gli attuali liberi Consorzi comunali di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa, Siracusa e Trapani, assumono la denominazione di Province e si affiancano alle tre Città metropolitane di Palermo, Catania e Messina. Il sindaco metropolitano diventa il Presidente della Città metropolitana, la Conferenza metropolitana diventa la Giunta metropolitana mentre rimane la denominazione di Consiglio metropolitano. Analogamente i tre organi di vertice delle province sono Presidente, Giunta e Consiglio.
Confermato l'obbligo di rappresentanza in Giunta (metropolitana e provinciale) di entrambi i generi, mentre viene introdotta la figura del consigliere supplente per il periodo di sospensione dalla carica di un consigliere chiamato a svolgere l'incarico di assessore. La supplenza viene affidata al candidato che, nella graduatoria delle preferenze all'interno della lista a cui il seggio era stato assegnato, segue immediatamente l'ultimo eletto.
Se i candidati di tale lista sono esauriti, il seggio è assegnato al candidato con la maggiore cifra individuale in termini di preferenze nell'ambito dei gruppi di liste (coalizioni) col medesimo contrassegno, presentati nei diversi collegi elettorali. La supplenza termina con la cessazione della sospensione e qualora dovesse sopravvenire la decadenza, si farà luogo alla surrogazione.
Città metropolitane e Province con popolazione pari o superiore al milione di abitanti vedranno eletti (dai cittadini) 36 consiglieri e nominati (dai Presidenti) fino a un massimo di 9 assessori (25% dei consiglieri). Città metropolitane e Province con popolazione pari o superiore a mezzo milione di abitanti vedranno eletti (dai cittadini) 30 consiglieri e nominati (dai Presidenti) fino a un massimo di 7 assessori (25% dei consiglieri). Province con popolazione inferiore a mezzo milione di abitanti vedranno eletti (dai cittadini) 24 consiglieri e nominati (dai Presidenti) fino a un massimo di 6 assessori (25% dei consiglieri).
Il Presidente (metropolitano e provinciale) viene eletto con voto diretto a suffragio universale sulla base di un unico collegio coincidente con la circoscrizione unica. Al primo turno è sufficiente raggiungere la soglia del 40% dei voti validi. Il voto alla lista collegata è trasferito automaticamente al candidato per il cosiddetto effetto trascinamento, ma l'elettore conserva la possibilità del voto disgiunto.
Se nessuno raggiunge la soglia del 40% si procede al secondo turno in cui i due candidati ammessi al ballottaggio possono (entro una settimana dal voto al primo turno) dichiarare ulteriori “apparentamenti”. Al ballottaggio è eletto chi dei due prende più voti.
I consiglieri (metropolitani e provinciali) vengono eletti con voto diretto a suffragio universale sulla base di uno o più collegi interni alla circoscrizione unica. Ogni collegio di regola deve rappresentare una porzione del territorio (metropolitano e provinciale) che esprime una popolazione non inferiore a centomila abitanti e non superiore a centocinquantamila.
L'elettore può esprimere nella scheda una o due preferenze ed in quest'ultimo caso devono essere rappresentati entrambi i generi (femminile e maschile). Se l'elettore esprime due preferenze dello stesso genere è considerata valida solo la prima preferenza ed annullata la seconda.
Uno dei seggi del Consiglio spetta al candidato alla presidenza miglior perdente, giunto cioè secondo al primo turno ovvero sconfitto al ballottaggio, a condizione però che abbia ottenuto almeno il 20% dei voti validi. La distribuzione dei seggi nel collegio avviene col metodo D'Hondt (prima si assegnano i seggi alle liste, poi ai candidati all'interno delle liste).
Partecipano alla distribuzione dei seggi solo le liste che hanno superato lo sbarramento del 5%. Il numero dei candidati nelle liste non può superare quello dei seggi spettanti al collegio e minimo dev’essere pari ai due terzi del numero dei consiglieri da eleggere nel collegio. Nella formazione delle liste nessuno dei due generi può essere rappresentato in misura superiore ai tre quarti del numero complessivo dei componenti.
Ne consegue che nel caso dell’ente intermedio nisseno, per fare un esempio che ci riguarda più da vicino, i consiglieri da eleggere saranno ventiquattro e gli assessori al massimo sei. La futura provincia di Caltanissetta conta infatti poco oltre i duecentocinquantamila abitanti. Saranno certamente due i collegi, quello nord e quello sud, con una dozzina di seggi a testa. Il collegio sud comprenderà sicuramente Gela, Niscemi, Butera, Mazzarino e Riesi che da sole arrivano a centoventimila abitanti.
Sarebbe auspicabile aggiungere anche Sommatino e Delia (oltre diecimila abitanti) in modo da avere il maggior resto nella definizione dei seggi spettanti al collegio (dodici), al fine di non cedere il seggio eventualmente assegnato al candidato alla presidenza miglior perdente. I collegi ed i seggi spettanti agli stessi saranno definiti con decreto presidenziale, su proposta dell’assessore agli enti locali, emanato successivamente all’approvazione ed immediata entrata in vigore del ddl in questione.