Dopo il rendiconto consuntivo 2021, in meno di mezzora il consiglio comunale ha approvato, in seconda convocazione, anche l’adesione al piano di riequilibrio pluriennale. Una dozzina (metà del civico consesso) i presenti:
in otto hanno votato favorevolmente; tre i contrari; un astenuto. Il ricorso alla procedura di riequilibrio è passato perché ai sette consiglieri pro Greco, vale a dire l’assessore che è anche consigliere Totò Incardona (Udc), il presidente Totò Sammito (Un’altra Gela), Giuseppe Morselli (Un’altra Gela), Luigi Di Dio (indipendente/gruppo misto), Diego Iaglietti (Mpa), Valeria Caci (Mpa) e Giuseppe Guastella (Mpa), si sono aggiunti cinque consiglieri che dicono di essere opposizione e che hanno permesso il mantenimento del numero legale (cioè il numero minimo di presenti in aula).
Vincenzo Cascino (Dc) ha votato favorevolmente (Sì); Totò Scerra (Fdi), Emanuele Alabiso (Lega) e Alessandra Ascia (Rinnova/Unità progressista) hanno voto sfavorevolmente (No); infine, Rosario Faraci (Una buona idea) si è astenuto.
L’atto non è immediatamente esecutivo (nessuno ha fatto richiesta) e quindi per la sua esecutività dovranno passare 10 giorni. Pertanto produrrà i suoi effetti dal 31 luglio, data da cui decorreranno, di conseguenza, i 90 giorni entro cui il piano di riequilibrio, predisposto dall’amministrazione, dovrà essere approvato dal consiglio comunale e trasmesso dall’ente locale cittadino alla Corte dei Conti. Quest’ultima, ha però ordinato che il piano di riequilibrio deve essere predisposto sulla base del disavanzo accertato dal rendiconto 2022 e calato nel bilancio previsionale 2023-25.
In definitiva, nell’arco di tre mesi, il civico consesso dovrà approvare, per non dire ratificare (pena scioglimento), il rendiconto 2022, il bilancio 2023-25 ed il piano pluriennale (quasi certamente dai 15 ai 20 anni) di pre-dissesto, proposti dall’amministrazione retta dal sindaco Lucio Greco, con ultima data utile il 29 ottobre.
A quel punto, la Corte dei Conti dovrà valutare e pronunciarsi sulla congruità e correttezza delle misure predisposte, avendo fino a 30 giorni di tempo per procedere.
In caso di pronuncia di accoglimento da parte della magistratura contabile, l’ente comunale entrerà ufficialmente in pre-dissesto a partire dall’anno di esercizio in corso (2023). In caso di diniego, si aprirà invece la strada del dissesto. In definitiva, i cittadini sapranno solo a fine novembre o quasi, se il comune andrà in pre-dissesto o in dissesto.
Questi sono i fatti, incontestabili. Altro, cioè la fuffa mediatica nella farsa di fine mandato a cui si è dato il via libera, saranno le polemiche, gli attacchi, i botta e risposta che si accavalleranno, su chi non è competente nello spendere, o capace nel fare i conti, amministrare e quant’altro; su chi è minoranza anziché maggioranza; su chi è vera opposizione, ancorché costruttiva o negativa; su chi non è né carne né pesce; su chi è stampella e responsabile un giorno sì ed un giorno no; su chi è con la città e chi con se stessi (accompagnati da parenti ed amici), eccetera, eccetera, eccetera.
Intanto, tutti (anche gli assenti che non hanno sempre ragione, a che se ne dica), andranno avanti con i glutei attaccati alle poltrone, in una campagna elettorale perenne ed assolutamente becera, nella sua inconcludenza. Con un ente alla canna del gas ed una città che paga dazio in ogni contesto, non ultimo quello demografico, nei mesi che verranno dal sapore tragicomico, infatti, sapranno imporre nei tg, nei rotocalchi, nelle pagine dei quotidiani, solo i toni di una campagna elettorale, senza invece definirne (anche se minimamente) i contenuti.
Giacché, in vista delle amministrative primaverili del 2024, a decidere candidature a sindaco, coalizioni, posizionamenti e via di seguito, continueranno ad essere alla fine le segreterie palermitane e romane, secondo gli accordi che nelle more avranno chiuso per le concomitanti elezioni europee.