La carenza di riscontro tra il programma elettorale depositato dal sindaco Lucio Greco ed i risultati ottenuti sul campo dal primo cittadino gelese e dalla sua amministrazione, dopo che sono passati quattro anni dalla sua elezione e ne manca solo uno alla scadenza naturale del mandato, non sorprende più di tanto.
Ciò che sorprende, invero, è che questo sindaco sia riuscito nell’impervia impresa di non realizzare nemmeno un punto del suo programma. Non si discute l’impegno profuso, che potrebbe valere, in un’ipotetica pagella, financo un 10 (in condotta). A rilevare, piuttosto, con disarmante nettezza, è lo zero assoluto conseguito dal “sindaco giusto” in ogni obiettivo programmatico che si era dato.
Peraltro, nessuno degli spot elettorali urlati in campagna elettorale ha avuto seguito: nessuna penale a Caltaqua, la Tekra doveva essere cacciata subito ed invece sta ancora gestendo il sevizio in proroga, la Ghelas non si è rinnovata, i rapporti “tra pari” con Eni non li ha visti nessuno, il porticciolo è ancora insabbiato, le dighe sono fuori servizio o sversano ancora a mare, le bonifiche hanno il passo di una lumaca, eccetera, eccetera, eccetera.
Un fallimento totale, anche perché ad aggravare il quadro, c’è l’assenza di una qualsivoglia idea messa in campo in tema di mobilità, pulizia, spazi, decoro e tutto ciò che serve per assicurare uno standard minimo di civiltà urbana. Ricordiamo, allora, quali erano gli obiettivi ed i punti del programma depositato in municipio da Greco: magari al lettore non sfuggirà qualcosa di realizzato e che a noi invece evidentemente sarà sfuggito.
Sei i macro-obiettivi delineati: 1. Ambiente; 2. Sviluppo economico; 3. Individui, Salute, Sicurezza, Sport e Cultura; 4. Struttura organizzativa comunale; 5. Pianificazione e valorizzazione territoriale; 6. Azioni politiche per lo sviluppo.
La prima microarea, quella relativa all’ambiente, era invero tripartita nei seguenti sottoinsiemi (con tra parentesi i punti più qualificanti): 1. Città pulita (pulizia straordinaria per eliminazione cumuli. Videosorveglianza); 2. Verde pubblico (Giardino Botanico in Orto Pasqualello, riqualificazione Villa comunale e area di Montelungo); 3. Strutture cimiteriali (Nuova programmazione cimiteriale sulla base dei decessi effettivi.
Costruzione di 1000 loculi. Manutenzione straordinaria e programmata. Interventi sulle vie d'accesso a Farello). Risultati: zero. La città è sporca. La videosorveglianza è solo paventata. Villa comunale chiusa, area di Montelungo e quella dell’Orto Pasqualello abbandonate.
Morti nelle camere mortuarie per giorni ed addirittura mesi in attesa di degne sepolture e per costruire i loculi si è costretti a ricorrere al fondo di riserva del sindaco.
Anche la seconda macrorea, quella economica, è tripartita nei seguenti sottoinsiemi: 1. I giovani e il lavoro (Valorizzazione Centro, Lungomare, Manfria e Roccazzelle. Programmi europei per la gioventù. Fondazione di Comunità quale strumento di un nuovo welfare); 2. Turismo (Museo delle Navi e Museo del mare. Accoglienza diffusa. Info-Point. Portale web. Segnaletica promozionale. Illuminazione siti archeologici. Fiera di Gela all’interno della struttura Asi. Inserimento di Gela nei percorsi turistici); 3. Agricultura (La campagna i "Sapori del cuore": costituzione di una filiera agroalimentare e promozione dei prodotti tipici locali.
Rete di commercializzazione e vendita diretta tra produttori agricoli e consumatori a ‘Km. 0’. Manutenzione delle principali strade rurali. Riutilizzo ai fini irrigui delle acque reflue depurate). A parte l’evento del Museo della nave gestito dalla Regione, niente di quanto sopra programmato è stato realizzato. Diversi i punti manco abbozzati. Risultati: zero.
La terza macroarea di intervento programmata è ripartita invece in 5 sottoinsiemi: 1. Sanità (Monitoraggi vari, apertura di centri diurni per la disabilità e Breast Unit); Sicurezza (sia in città che in campagna, rafforzamento del corpo di Polizia municipale e assistente civico in tema di sicurezza); 3. Cultura ed eventi (Festa della Gela greca, Museo civico, biblioteca comunale con archiviazione digitale, Liceo musicale, Mura Timoleontee nei siti Unesco);
4. Sport (Rifunzionalizzazione Stadio Presti e Palacossiga ed apposito regolamento di assegnazione, piscina comunale all'interno del Palalivatino, pista di atletica, nuovo stadio in project financing); 5. Inclusività e solidarietà (reddito di maternità, case dell’acqua nei quartieri con scheda di prelievo gratuito per famiglie in difficoltà, Numero verde H24 e tele-assistenza, laboratorio multifunzionale per bambini autistici e dislessici, abbattimento delle barriere architettoniche con servizi di base ed essenziali ai disabili minori nelle scuole).
Steso un velo pietoso in tema sanitario ed ospedaliero ed in quello inclusivo-assistenziale (primo e quinto sottogruppo), siamo rimasti impossibilitati a comprendere a quale figura si volesse alludere con l’assistente civico in tema di sicurezza. La polizia municipale è stata rinforzata con una unità proveniente da altra sede e si è persa la possibilità di concorsi dotati di copertura finanziaria. Biblioteca chiusa. Museo civico negato a chi voleva realizzarlo davvero.
Nessun Liceo musicale. Il sito delle Mura Timoleontee è culla di randagi. Non si capisce come si intendeva realizzare una piscina all’interno del PalaLivatino che è struttura provinciale. Ci sono in itinere 2 cluster sportivi ammessi a finanziamento, ma il rischio di perderli per la crisi finanziaria è alto. Insomma, di definitivo e compiuto, nulla e risultati ancora una volta uguali a zero.
Il discorso non cambia per la quarta macrorea di intervento, dedicata alla struttura organizzativa comunale: l’Amministrazione amica (ascolto costante dei cittadini da parte di sindaco e assessori) è rimasta lettera morta. Idem la certezza dei tempi burocratici ed il cd. “Baratto amministrativo”. In modo approssimativo e con riveduti tentativi, si sta arrivando – forse - all’Ufficio finanziamenti europei, statali e regionali ipotizzato. Di fatto, zero.
E’ sulla quinta macrorea di intervento programmato che il fallimento è più cocente e riguarda la Pianificazione e valorizzazione del territorio che è rimasta una chimera elettorale sotto il profilo del completamento dell’esecutività del Prg, Pums, Piani esecutivi (P.E.), Piano del demanio marittimo (Pudm). Nessuna pedonalizzazione del corso principale.
Nessuna azione nelle zone periferiche. Persi 33 milioni del Patto per il sud. I lavori per la seconda parte del lungomare necessitano di fondi comunali che non ci sono. Non pervenuta nella frazione di “Manfria” la stabilizzazione ed adeguamento della rete idrica (con distribuzione idrica H24 e acqua effettivamente potabile) ed eventuale subentro di Caltaqua al Consorzio idrico di cittadini realizzato. Zero assoluto.
Infine, per quanto concerne la sesta macrorea (risanamento ambientale; demolizione e bonifica degli impianti dismessi; Zes; pontile Eni; “yard”; Free Trade Zone; Porticciolo) ci troviamo innanzi a temi in cui la competenza comunale è solo accessoria. Tanto fumo, niente arrosto. Zero risultati anche in questo caso. C’era pure il riconoscimento dell'esito referendario sul passaggio di Gela alla Città metropolitana di Catania, ma il sindaco Greco si è rifiutato di firmare il ricorso amministrativo dei cittadini gelesi del Csag. Sulla sede universitaria, l’incipit poteva essere Macchitella Lab, la cui mancata apertura si accoda ai grandi misteri incomprensibili allo scibile umano.
Con tutta evidenza, emerge un rifiuto, ostinato, a comprendere un semplice lezione. A livello comunale, infatti, l'elettore è chiamato ad eleggere un sindaco e consiglieri deputati a gestire in maniera efficiente ed efficace “almeno” ciò che è più vicino al cittadino: dalle strade, al verde che circonda le abitazioni, passando attraverso i pali dell'illuminazione e tutti quei servizi utili a garantire un livello minimo di qualità della vita, da “città normale” per dirla tutta.
Gela invece continua ad essere una città tutt’altro che “normale”, priva dei requisiti minimi per esserlo. Ai gelesi basterebbe questo. Invece, partiti ed eventuali liste civiche dietro alle quali gli stessi si celano, preferiscono scrivere programmi elettorali che sono autentici libri dei sogni e promesse il più delle quali irrealizzabili, giacché corroborate da spese insostenibili o semplicemente perché il quadro delle competenze necessarie non si esaurisce a livello locale. Anzi, semmai, l’esperienza ci ha insegnato che in merito ai soliti problemi che si trascinano da anni, chi deve prendere le decisioni determinanti si muove ai livelli superiori, per contro sempre più accentratori ed avidi nel trasferire risorse ai governi periferico-locali.
Non deve meravigliare, in conclusione, se sempre più comuni sino esposti al rischio default e sempre meno gente vada a votare. Tutti promettono mare e monti, dall'estrema sinistra fino all'estrema destra, con differenti diagnosi rispetto agli stessi mali, che non vengono curati e quindi non debellati: le emergenze restano tali nel tempo, le criticità diventano ataviche e vengono ereditate da “chi vene dopo”. A queste, si accavallano nuove problematiche che nel frattempo affiorano.
Nel caso dell’esperienza amministrativa in corso, ci sono anche un paio di attenuanti: il ricorso al Tar che metteva “sub iudice” il risultato elettorale, da un lato ed il periodo pandemico, dall’altro. Ma, innanzi al fallimento, Lucio Greco ci ha messo indubbiamente del suo. Non può essere altrimenti, del resto, quando parti con 16 consiglieri e ti riduci ad 8, esponendoti al rischio di una mozione di sfiducia, puntualmente verificatosi.