Così come preannunciato già due settimane addietro dal coordinatore cittadino della nuova Dc, Fortunato Giannone, è stata apposta la decima firma alla mozione di sfiducia che giaceva sul tavolo della presidenza del consiglio da diversi mesi.
La firma del consigliere cuffariano, Vincenzo Cascino, si aggiunge a quelle dell'indipendente Gabriele Pellegrino (misto), dei tre consiglieri di Fratelli d'Italia, Totò Scerra, Vincenzo Casciana e Pierpaolo Grisanti, dei due consiglieri della Lega, Giuseppe Spata ed Emanuele Alabiso, dei due consiglieri di Forza Italia, Rosario Trainito e Carlo Romano e, infine, del consigliere del Partito democratico, Gaetano Orlando.
Cascino non si è limitato alla sola sottoscrizione, allegando due pagine di motivazioni da integrare alla mozione stessa. Motivazioni amministrative e politiche. In sintesi, il consigliere della nuova Dc motiva la sua scelta per la gestione poco oculata della macchina amministrativa, degli uffici che non ce la fanno a portare avanti i pochi progetti che si è riusciti ad intercettare, per finire con gli atti finanziari che non sono mai pervenuti ufficialmente ai consiglieri comunali.
Senza tralasciare la circostanza, prettamente politica, di una maggioranza che col tempo è divenuta minoranza e tutti i partiti, dal Pd ad Italia viva, da FI alla nuova Dc, senza dimenticare i civici di “Una buona idea”, cofondatori del progetto di governo, che sostenevano il sindaco Lucio Greco ed ora tutti all'opposizione, dopo essersi defilati a turno. In queste condizioni, per l'esponente democristiano è inutile andare avanti in un contesto che non lascia spazio ad azioni ed iniziative politiche che possano rivelarsi efficaci.
Cosa accade adesso? Ai sensi del secondo comma dell'art. 10 della L.r. 35/1997 e successive integrazioni e/o modificazioni, «la mozione di sfiducia è posta in discussione non prima di dieci giorni e non oltre trenta giorni dalla sua presentazione». La norma in questione non prevede esplicitamente che il termine ultimo dei 30 giorni comporti anche la conclusione della discussione e dei lavori d'aula a questa dedicati, con votazione finale della mozione stessa.
Quindi, la seduta dev'essere, di sicuro, convocata entro il trentesimo giorno successivo alla data di presentazione della mozione all'ufficio di presidenza. Gira già voce che, per avere un quadro più esauriente possibile della situazione politico-amministrativa contingente, il presidente del consiglio, Totò Sammito, convocherà la seduta dopo il 30 aprile, termine entro cui il consiglio comunale è chiamato ad approvare almeno il rendiconto consuntivo 2021, se non anche il rendiconto consuntivo 2022 e, materia molto “sensibile” ai consiglieri, lo stesso Pef con le tariffe Tari.
Cionondimeno il dado è comunque tratto e da questo momento non si potrà più bleffare o giocare a carte coperte. A norma dell'art. 4 comma 1 della L.r. 17/2016, che ha interamente sostituito il primo comma dell'art.10 della L.r. 35/1997 sopra richiamata, «il sindaco e la rispettiva giunta cessano dalla carica in caso di approvazione di una mozione di sfiducia votata per appello nominale dal sessanta per cento dei consiglieri assegnati o, nei comuni con popolazione fino a 15.000 abitanti, dai due terzi dei consiglieri assegnati, con arrotondamento all’unità superiore».
Significa che per sfiduciare l’attuale primo cittadino gelese ci vorranno almeno 15 consiglieri disposti a farlo, pubblicamente, senza poter trovare rifugio nel voto segreto. Nei comuni con 24 consiglieri, il 60% coincide con 14,4 che, arrotondato all'unità superiore, fa per l'appunto 15.
Orbene, posto che i 10 firmatari dovrebbero confermare la sottoscrizione della mozione con un voto favorevole alla sfiducia, va aggiunto che pur sottraendosi alla presentazione della mozione, l'intergruppo consiliare Unità progressista, formato dalla consigliere grillina Virginia Farruggia, l'esponente di Rinnova, Alessandra Ascia e l'indipendente Paola Giudice, ha sempre ribadito attraverso esternazioni pubbliche delle tre consigliere, che voterà favorevolmente la sfiducia. Sicché i 10 diventano così 13 e, per arrivare a 15, mancherebbero all'appello solo i due consiglieri di Una buona idea, Davide Sincero e Rosario Faraci, sui quali saranno inevitabilmente puntati i riflettori nei giorni a seguire.
Sempre che, nel frattempo, non si sgretoli letteralmente anche il fronte dei pro Greco. Ipotesi, quest'ultima, tutt'altro che peregrina. Il secondo comma dell'art.10 della Lr.15/1997 ricorda che «se la mozione è approvata, si procede allo scioglimento del consiglio ed alla nomina di un commissario».
Quindi, l'approvazione della mozione di sfiducia non si limita ad una bocciatura dell'operato dell'amministrazione, con decadenza di sindaco e giunta, ma produce anche lo scioglimento dello stesso consiglio comunale. In altri termini, l'approvazione della mozione di sfiducia è uno strumento assolutamente democratico messo a disposizione delle forze politiche dall’ordinamento giuridico, per porre fine ad un'esperienza amministrativa e ridare voce ai cittadini sovrani.
L'ultimo comma dell'art.11 della L.r. 15/1997 infatti recita: «le nuove elezioni avranno luogo alla prima tornata utile». E ciò verrà assicurato anche nel caso in cui il commissario “traghettatore” dovesse nel frattempo dichiarare il dissesto dell’ente comunale.