Via Settefarine, strada assassina

Via Settefarine, strada assassina

Corrono tutti in via Settefarine. Sfrecciano senza limiti di velocità auto, moto, scooter, monopattini elettrici, biciclette e persino tir e autoarticolati.

Sembra una pista di lancio priva di ogni controllo, un'arteria vitale del traffico cittadino di un affollatissimo e laborioso quartiere dove le vittime non si differenziano più nè per età nè per sesso. 

Morti e feriti si contano a decine tra maschi e femmine, tra giovani e adulti pur se a pagare il prezzo più alto alla follia della corsa sfrenata sono soprattutto i più fragili, gli indifesi, cioè i bambini, le donne, gli anziani, i pedoni in generale.

Chi percorre con occhio attento quella strada nota una lunga teoria di mazzi di fiori legati ai pali della luce. Ogni mazzetto, deposto dalle mani pietose e dall'amore dei familiari, corrisponde a una vittima.

Salvatore Terlati, 67anni, antico e combattivo presidente del comitato di quartiere, elenca i nomi dei ragazzi "caduti" in questa guerra assurda della velocità sfrenata e della disattenzione: Salvo, Giuseppe, Totuccio...

Nuccia Razza, Salvatore Scerra, Giuseppe Gibella, Angelo Infurna, Gregorio Perrone...

Una sequela lunga di vittime, tutti figli di questo rione per troppo tempo dimenticato da chi amministra la cosa pubblica a tutti i livelli. 

Unico provvedimento dopo la morte di Perrone (gennaio 2024) l'istituzione del limite di velocità a 30 km/h. Le promesse fatte al comitato di quartiere circa la realizzazione di dissuasori di velocità, quali gli attraversamenti pedonali rialzati, al posto dei dossi, rimangono solo parole. E i cittadini di questo quartiere continuano a morire in via Settefarine e nelle strade adiacenti.

L'ultimo, in ordine di tempo è Loris Rodoti, un bambino di 9 anni deceduto dopo quasi 40 giorni di sofferenze e un lungo calvario da un ospedale all'altro della Sicilia, per l'aggravarsi delle ferite riportate in un incidente stradale avvenuto intorno alle 18 del 30 gennaio di quest'anno. Un incidente ma anche un sospetto di malasanità che pesa come un macigno sull'intera vicenda e che ora sta impegnando due procure: quella di Palermo e quella di Gela.

Ma cerchiamo di ricostruire questa penosa, tragica vicenda. Loris aveva appena finito di giocare nel vicino campetto di calcio, nella squadra allenata dal bravo ex calciatore del Terranova, Dino Lancianese.

Dicono che il bambino, un po' più del proprio gemello Salvatore, fosse una promessa del calcio gelese, come il fratello più grande, Gabriele di 12 anni, che è già un campioncino.

Salvatore andava a piedi, Loris, invece in bicicletta, come un amico. Tutti stavano percorrendo via Settefarine per tornare a casa, quando, svoltando per imboccare via Giovan Battista Tiepolo, entrambi i ragazzi in bici sono stati investiti da una Lancia «Y» guidata da una donna. Nell'impatto violentissimo ad avere la peggio è stato Loris che ha riportato un trauma cranico, emorragia cerebrale, la frattura di un femore e altre sospette lesioni. Dopo un primo soccorso all'ospedale Vittorio Emanuele di Gela, il bambino, su disposizione dei medici, è stato trasferito con un elicottero del «118» presso il Policlinico Universitario San Marco di Catania dove è rimasto ricoverato per quasi un mese. Meno grave l'altro ragazzino che ha riportato un trauma cranico di lieve entità assieme a contusioni ed escoriazioni.

Quando Rodoti è stato dimesso sembrava che si fosse ripreso. In realtà stava ancora male perchè, a dire dei familiari, accusava difficoltà respiratorie. La notte non riusciva a dormire. Pare che ad ogni crisi più acuta la famiglia abbia portato il bambino al pronto soccorso dell'ospedale dove, per ben 3 volte, sarebbe stato visitato sottoposto a terapia provvisoria e rinviato a casa. 

Il 5 marzo scorso, quando le sue condizioni si sono ulteriormente aggravate, i medici del nosocomio gelese avrebbero diagnosticato il collasso di uno dei polmoni del bambino. E' stato così disposto il suo trasferimento in elicottero in un centro specializzato, presso gli ospedali riuniti  «Civico - Di Cristina» di Palermo. A causa delle condizioni meteo avverse, il velivolo è stato però costretto ad atterrare a Caltanissetta e il trasferimento del paziente è proseguito perciò in ambulanza. Dopo tre giorni di tentativi tanto disperati quanto inutili di salvarlo, Il povero Loris è deceduto.

I familiari hanno chiesto il sequestro della cartella clinica e la Procura della Repubblica del tribunale di Palermo ha avviato un'inchiesta.

Quasi contemporaneamente, anche a Gela la magistratura ha aperto un fascicolo per verificare eventuali responsabilità sulla morte del bambino. Il procuratore, Salvatore Vella, ha detto che le due procure lavorano sul caso in stretta collaborazione.  Tre gli ospedali siciliani sotto inchiesta: quello di Gela, il policlinico di Catania e il Civico  Di Cristina di Palermo. Si deve accertare se il piccolo paziente si poteva salvare e non è stato fatto abbastanza. Il primo accertamento tecnico-scientifico da eseguire è l'autopsia. Ne ha dato disposizione la magistratura palermitana competente per giurisdizione, dato che il bambino ha cessato di vivere nel capoluogo siciliano.

Il patrocinio legale della famiglia è curato dallo studio della zia materna di Loris, Giada Scerra, particolarmente affranta per la scomparsa del nipotino a undici anni di distanza dalla morte del proprio fratello 17enne, Salvatore, pure lui in un incidente stradale in via Settefarine, all'angolo con via Venezia.

In un suo post su facebook, la zia-avvocato (incinta, ormai prossima alla partorienza) ha per Loris parole particolarmente toccanti che straziano il cuore di chi legge. Riportiamo un passo di questa accorata lettera.

«Oggi piango e mi dispero perché non doveva andare così. Tu mio splendido amore Loris dovresti essere qui con noi a gioire della vita, a sorridere, a giocare con i tuoi fratellini e con i tuoi amici. 

Qualcuno – responsabile di questa tragedia e che dovrà rispondere delle sue negligenze – ha voluto così. Ha voluto romperci il cuore, di nuovo. 

Ha voluto farci provare nuovamente questo dolore.

Ho pregato amore mio, ho pregato tanto per la tua guarigione, ho implorato Dio, l’ho supplicato. 

Non mi ha ascoltato, non ha ascoltato nessuna delle nostre preghiere».

Al n. 53 di via Tiepolo regna lo sconforto per questa disgrazia immane. Sono affranti dal dolore tutti: nonni, zii, nipoti, che abitano l'uno vicino all'altro in questa strada.  L'intero quartiere è in lutto. Davanti al Bar Falco, un locale storico qui a Settefarine, la gente è triste. La proprietaria se la prende con gli uomini politici che secondo lei "vengono qui a Settefarine per prendersi i voti, promettono mari e monti e poi, raggiunto il loro scopo di andare al potere, non si fanno vedere più. Le promesse restano parole vuote, a qualsiasi partito appartengano".

Abbiamo cercato di parlare con i giovani genitori di Loris, Alessandro Rodoti, di 37 anni, titolare di un'impresa edile, la Gsl Montaggi, e Annalisa Scerra, di 34 anni, ma hanno fatto dire dai parenti di non essere, al momento, nelle condizioni d'animo di rispondere alle domande dei cronisti. 

Restano chiusi nel loro dolore con i figli: Gabriele, il più grande, e Salvatore, il gemello di Loris.

Il sindaco, Terenziano Di Stefano, facendosi interprete del cordoglio della popolazione gelese, scrive che «la nostra città è attraversata da un dolore profondo e indescrivibile. La tragica scomparsa del piccolo Loris lascia un vuoto immenso nei cuori di tutti noi. Una giovane vita spezzata troppo presto, un dolore che tocca l’intera comunità. A nome mio e dell’Amministrazione Comunale, esprimo la più sincera vicinanza e il più profondo cordoglio alla famiglia colpita da questa terribile perdita. In segno di rispetto e solidarietà proclameremo il lutto cittadino. In questi momenti non ci sono parole che possano alleviare il dolore, ma vogliamo stringerci tutti insieme, come comunità, attorno alla Famiglia. Gela oggi piange un suo piccolo angelo».