Dei tre candidati gelesi alle elezioni politiche tenutesi domenica scorsa, in due ce l’hanno fatta. Si tratta di Ketty Damante, deputata regionale uscente e Pietro Lorefice, senatore uscente.
Entrambi del Movimento 5 Stelle. La Damante era inserita in seconda posizione di lista nel collegio plurinominale della Sicilia occidentale, Lorefice immediatamente alla sue spalle, in terza posizione. Ai grillini sono scattati due seggi, assegnati al capolista Roberto Scarpinato e, per l’appunto, a Ketty Damante.
Scarpinato era però anche capolista nel collegio plurinominale della Calabria in cui è scattato un seggio. La legge elettorale stabilisce che nel caso in cui il candidato viene eletto in due o più collegi plurinominali, al candidato viene assegnato il seggio del collegio in cui la sua lista ha una minore percentuale rispetto al totale dei voti validi di quel collegio.
E siccome questa cifra dei grillini è inferiore nel collegio calabrese, rispetto al collegio della Sicilia occidentale, Roberto Scarpinato è un senatore del Movimento cinque stelle eletto in Calabria. Di conseguenza, nel collegio della Sicilia occidentale, per scorrimento di lista, il seggio viene assegnato di conseguenza a Lorefice che si conferma inquilino di Palazzo Madama anche per la legislatura che a breve sarà inaugurata, dopo quella appena passata.
Lorefice era anche candidato nel collegio uninominale di Gela, sempre per il Senato, ma ha dovuto arrendersi allo strapotere della coalizione di centrodestra che, tranne nel feudo messinese di Cateno De Luca, ha fatto il pieno nell’isola.
Nella città di Gela, il candidato locale ha persino battuto, oltrepassando 10 mila voti (41%), la candidata del centrodestra, Stefania Craxi, giunta a circa 9300 voti (37%), che però - come da pronostico – si è imposta nell’intero collegio di Gela (comprendente i comuni nisseni ed agrigentini) sfondando il muro dei 100 mila voti (37%), mentre Lorefice si è fermato a poco oltre gli 80 mila (30%). Il senatore grillino ha preferito rimanere in silenzio, in attesa che l’iter della procedura elettorale ufficializzi la sua elezione. La stessa Damante, nel commentare a caldo, oltre i doverosi ringraziamenti, si è limitata a giurare di ricoprire la nuova carica «con disciplina e onore».
Nulla da fare per il terzo gelese in corsa, in questo caso nel collegio uninominale di Gela per la Camera dei deputati, Emanuele Maganuco. Il candidato di Azione-Italia viva ha però ben poco da recriminare. I risultati infatti dimostrano che non c’è stata partita.
Si è trattata di una sfida impari, in cui la candidata del centrodestra, Michela Vittoria Brambilla, forte di oltre 43 mila voti, ha staccato nettamente gli avversari. Maganuco ha superato i 10 mila voti nel collegio, di cui 4850 in città, ottenendo un risultato che non è affatto da buttare, considerato che è al debutto in politica, caricandosi peraltro sulle spalle il ricordo tutt’altro che positivo che ancora alberga nella memoria dei gelesi, che i renziani locali hanno ereditato dalla condotta del loro leader in merito al famigerato protocollo industriale del 2014.
Insomma, non mancano gli elementi positivi di tale candidatura peraltro colti, puntualmente e con lucidità, dallo stesso avvocato gelese:
«esprimo grande soddisfazione – dichiara – per il risultato della lista Calenda alla Camera dei deputati che, nel nostro collegio, si è attestata su percentuali superiori alla media nazionale ed addirittura, su percentuali pari al doppio di quella regionale. Il dato di Gela con circa il 20% è probabilmente in termini percentuali il più alto in assoluto d’Italia.
Più alto, sicuramente, di quello dello stesso Calenda (14%) a Roma e della Carfagna (8%) in Campania. A Gela, una lista nata meno di due mesi fa – ha proseguito - è la seconda più votata dopo i 5 stelle, con circa 5 mila voti».