Quando contattammo l’anno passato l’ex sindaco Angelo Fasulo (nella foto), si verificava la diaspora renziana nel Pd e si dava vita ad una nuova formazione, Italia Viva. Allora l’avv. Fasulo espresse tutta una serie di perplessità su quanto stava accadendo e sul quadro generale politico contingente, preferendo sostanzialmente rimanerne fuori, continuando ad osservare la politica dall’esterno, nella veste di comune cittadino.
– E cambiato qualcosa da allora?
«Assolutamente no – ci risponde – perché il quadro generale è sostanzialmente immutato e semmai, per certi versi, peggiorato. Ero ad esempio e rimango contrario a soluzioni ibride come quella dei due governi nazionali che si sono succeduti al voto con alleanza tra movimento 5 stelle e lega prima, movimento 5 stelle e Pd dopo. Esperienze entrambe con a capo un presidente del consiglio che rappresenta un caso unico. Si sa che in Italia sono le camere ad eleggere, attraverso la fiducia, presidente e consiglio dei ministri, ma dopo la stagione referendaria di inizio anni 90, seppur con leggi elettorali imperfette, si sapeva dopo il voto chi sarebbe andato a governare, una volta era Berlusconi, l’altra era Prodi, poi magari si intervallavano altri governi, ma oggi ci ritroviamo all’indomani del voto con un presidente del consiglio che non si era mai visto prima, in nessuna tribuna politica della campagna elettorale, quindi assolutamente sganciato dal voto.
Fino a prova contraria, Conte non aveva mai fatto politica e non è un tecnico. Quindi non è un eletto, non è un tecnico, non è un politico, suggerito dal M5S ma non è grillino e non si capisce a quale partito appartiene. Non credo ci siano situazioni simili in altre democrazie evolute nel mondo. Complice una legge elettorale che non dice chi vince per governare, perché è fatta apposta, per costringere anche ad accordi innaturali dopo il voto. Avevamo lasciato il proporzionale ad inizio anni 90 per un vero maggioritario, ma non l’abbiamo mai avuto. Invito qualcuno a spiegare che tipo di sistema elettorale abbiamo con collegi proporzionali, accanto a collegi uninominali che ne sono parziali porzioni territoriali, peraltro diversi tra Camera e Senato. Una legge elettorale caotica che crea confusione istituzionale e nella confusione, è noto, l’inciucio è dietro l’angolo. Mentre è necessaria una legge elettorale o interamente proporzionale o interamente maggioritaria, ma che dica chi vince ed è chiamato a governare».
– Quindi, non si sta muovendo come stanno facendo già altri per la prossima consultazione elettorale utile, cioè le elezioni regionali in programma fra due anni?
«No e sono proprio questo tipo di considerazioni – dichiara – che mi tengono lontano da un ritorno alla politica attiva. E’ proprio questo il punto. Non si può partire dall’elezione per costruire un percorso. Portare avanti queste voci è altamente sbagliato, è un modo errato di intendere la politica. Non si può partire da una candidatura e poi costruire un progetto. E’ necessario l’inverso. Costruire prima un progetto solido, dopo di che tutte le ambizioni elettorali sono legittime. Rimane la passione per la politica, ma fin tanto che continuano a dominare ragionamenti di questo tipo, non ho nessuna voglia di rientrare. Sto bene col mio lavoro. Rimango in attesa per la costruzione di una casa comune dei moderati che punti ad una visione del futuro, basata su una sana programmazione e che faccia della progettualità la principale leva di sviluppo».
– Quella progettualità, la cui assenza sembra puntualmente sgambettare ogni ipotesi di sviluppo della città?
«Direi proprio di sì, a partire – aggiunge - dall’accordo di programma. Doveva essere presentato entro il 2016 e doveva essere un progetto industriale in forza dell’area di crisi, trovando così tutti i finanziamenti possibili, sia ordinari che in deroga. La doppia bocciatura ci ha fatto perdere la possibilità di programmare, usufruendo di fondi riservati. Decorso quel termine, abbiamo la possibilità di partecipare come qualsiasi altra area di crisi complessa senza che quei fondi che a noi erano riservati. E’ evidente che non c’è un’idea di sviluppo alla base, oggi parliamo di soldi da recuperare senza progetti in cantiere, di uno sviluppo che neanche le imprese locali sembrano desiderare visto che quando ci sono stati bandi col 50% a fondo perduto, nessuno vi ha partecipato. Non c’è un progetto di sviluppo, ma tentativi di scippare qualcosina per incolpare gli altri. Manca una sinergia che crei un progetto di sviluppo organico, oggi più che mai.
Altro che buona politica, buona amministrazione. Si parla di utilizzare le royalties, ma il sindaco risponde picche. Si parla di accordo di programma ma il progetto dov’è? Si parla di compensazioni ma perché non si spendono per i progetti? Ci sono i fondi comunitari che peraltro verranno rimodulati a causa dell’emergenza covid, ma dove sono i progetti? Dice bene l’ex consigliere Siragusa: abbiamo il rinnovo delle concessioni petrolifere con decreti di finanziamento per varie opere, ma mancano i progetti. Per anni abbiamo osteggiato i progetti del protocollo, neanche il gas si voleva davvero. All’atto della firma, tutti erano sindaci, consiglieri, esperti che avrebbero cambiato quel protocollo. Sono passati 5 anni nemmeno una virgola è stata cambiata. Due amministrazioni, intervallate da un commissariamento e nessuno ha cambiato una virgola, con la conseguenza che il protocollo è rimasto così com’era e non hanno speso manco un centesimo».
– Intanto è un continuo litigare. Del resto anche lei ne sa qualcosa con i famosi “talebani” dell’epoca, o no?
«Attenzione, va precisato – ricorda – che noi avevamo un’idea chiara di sviluppo e nonostante avessimo ereditato una situazione di dissesto economico, abbiamo fatto quadrare i conti in bilancio e ci uscivano fuori pure le opere pubbliche. Poi per carità non si riesce a fare tutto, ma un’idea di quello che dovevamo fare c’era ed era a noi ben chiara. Le liti come ben si sa sono lontane dal mio modo di vedere le cose e la politica e a parte qualche replica a cui non potevo sottrarmi, mai o quasi mai ho rilanciato la polemica. Eppoi, almeno si litigava per chi o come si doveva amministrare.
Oggi litigano per cosa? Oltre la mancanza di progetti ed opere pubbliche, i servizi sono stati praticamente azzerati. Emblematici i casi di servizi che prima avevano un costo basso e funzionavano, ora ce l’hanno più alto e con i numeri dimostrano che non stanno funzionando. Di fronte a tutto ciò è urgente mettere in campo una strategia di intervento con il consiglio comunale che faccia la sua parte nel pungolare l’amministrazione. Nessuna ricetta magica, ma una strategia d’intervento va approntata. E’ un dovere della politica, per chi non l’avesse ancora capito».