Prima l’elezione di Sammito alla presidenza del consiglio, con nomina ad assessore a cui lo stesso rinuncerà a favore della prima, per far posto all'assessore del Pd (di cui si attendeva l'indicazione).
A seguire, l'apertura al centrodestra per la vicepresidenza, in cambio della rinuncia al ricorso e rinvio ad una seconda seduta (18 giugno), con l'elezione a sorpresa, invece, di Paola Giudice (nella foto), consigliere dell'opposizione ma non del centrodestra che, dopo il ritiro di Incardona, aveva confermato la candidatura di Pellegrino, consigliere più votato in assoluto.
Il tutto, perché nel mezzo delle due sedute il ricorso del centrodestra si materializza e passeranno sei mesi in attesa del giudizio. Mentre ci si appresta alle nomine ed agli incarichi, dopo due mesi volati via, a discutere già di poltrone ed equilibri di potere, in una città al collasso.
Ricorsi, polemiche, equilibrismi tattici e lotte di potere ingessano la classe politica appena eletta dai cittadini. A pagarne lo scotto è una città martoriata da problematiche ataviche ed emergenze continue. E quella secondo cui il ricorso al Tar promosso dal candidato Spata e dalla sua coalizione contro l'ammissione alla competizione elettorale di quattro delle cinque liste della coalizione civica a sostegno del sindaco Greco verrà discusso in udienza fissata al mese di gennaio del prossimo anno (2020), è una notizia che rischia di gravare oltremodo sulla situazione generale che vede sindaco, giunta e metà consiglio comunale “sub-judice” per un intero semestre, appesantendo i tempi già lenti di quest'inizio di mandato.
In effetti, a distanza di due mesi dal voto alle urne, la nuda e cruda verità è che nessun risultato evidente è stato prodotto per il “bene della città”: nobile proposito abusato da tutti in campagna elettorale. Nessun stato d'accusa, beninteso, ma una “pura e dura” constatazione di fatto, di cui devono prendere coscienza gli organi politico-amministrativi appena rinnovati, affinché si inizi a porre un argine alla deriva cui pare condannata questa città.
E' chiaro, ritrovarsi in una condizione “sub-judice” non è certamente l'ideale in un tavolo di confronto con l'Eni sul futuro industriale, o con la Regione sul futuro portuale ed infrastrutturale, ma la pulizia straordinaria, ad esempio, così come l'apertura dello stadio e del PalaCossiga, la riorganizzazione della Ghelas, dei servizi di base, rappresentano adempimenti che non lasciano adito ad attenuanti di sorta.
Se la repentina elezione di Totò Sammito a presidente del civico consesso poteva illudere qualcuno, è bastato passare all'elezione del vicepresidente per incepparsi. Lo spettro del ricorso aleggiava in aula consiliare ed ha convinto la maggioranza a rinviare al 18 giugno ogni decisione al riguardo, con un centrodestra incapace di chiudere subito la partita su un unico candidato, il più votato in assoluto, Gabriele Pellegrino, sgambettato dalla candidatura dell'alleato Totò Incardona (Udc).
Nel frattempo, tra le due sedute, il ricorso si materializzato e nessun candidato del centrodestra (“ricorrente” al Tar), quindi né Pellegrino, né Incardona (che ha addirittura ritirato la candidatura) si è visto eletto, con la vicepresidenza andata ad appannaggio di chi si era dichiarata all'opposizione e tutt'altro che interessata alla carica, fino al mattino stesso della seduta, vale a dire la consigliere Paola Giudice (15 vori a favore, contro 1 voto ciascuno per Cascino, Guastella, Caci e Pellegrino, più tre voti nulli perché il cognome Morselli non era accompagnato dai nomi Giuseppe o Romina). Tutto a scapito di quella tanto osannata “trasparenza” che avrebbe invece evitato un vuoto istituzionale di cui si poteva e doveva fare a meno.
Intanto, il deputato regionale forzista Michele Mancuso tuona contro il ricorso del centrodestra, battezzandolo come un'iniziativa meramente locale di “basso profilo” senza l'avallo ufficiale della Lega, ma puntuale è la replica del commissario straordinario di Salvini in Sicilia, il senatore Stefano Candiani, che conferma il sostegno della Lega al ricorso ed annuncia un'interrogazione parlamentare.
Altresì, si aggiunge il ricorso al Tar della candidata Sara Cavallo contro l'assegnazione del premio di maggioranza e si vocifera di un altro paio di ricorsi al Tar, dell'avv. Angelo Cafà e del dell'ex senatore e dirigente scolastico in pensione, Gioacchino Pellitteri, ai fini di un riconteggio delle preferenze all'interno, rispettivamente, delle liste “Azzurri per Gela” e “Udc”.
In un tale scenario, il pericolo è che la situazione si complichi con le inevitabili nomine a cui ci si appresta. In consiglio comunale ci sono già le griglie sulle commissioni consiliari, ma solo quella elettorale è stata già decisa (Trainito, Cascino e Scerra i componenti effettivi; Sincero, Ascia e Giudice i supplenti). Ci sono poi le nomine del sottogoverno ed il sottobosco delle consulenze.
La minaccia, per dirla tutta, è che si insinui nella classe politica la convinzione di trovarsi “obtorto collo” in un condizione “approssimativa e temporanea”: tanto vale prendersela comoda con queste “incombenze”, in attesa che passi il semestre che condurrà al sentenza del Tar di inizio 2020. Tutto il contrario di chi aveva solennemente promesso di buttarsi a capofitto, già l'indomani dell'elezione, nella drammatica situazione di una città al collasso.