Domenica i gelesi si recheranno alle urne per eleggere un nuovo sindaco ed un nuovo consiglio comunale.
Ci andranno ancora una volta con la parola d'ordine degli ultimi due decenni, vale a dire quella del cambiamento e della rottura col passato. Invero, i gelesi hanno votato, almeno in parte, per il cambiamento e ci hanno creduto ogniqualvolta, per poi essere smentiti nei fatti dagli eletti.
Lo hanno fatto rappresentando la più grossa città isolana che ha eletto primo cittadino un gay dichiarato ed hanno continuato a farlo fino a rappresentare la più grossa città isolana che ha eletto primo cittadino un grillino. Da Rosario Crocetta a Domenico Messinese, alle amministrative, i gelesi hanno infatti sempre votato per il cambiamento e quando si sono ritrovati di fronte nella sfida Fasulo e Speziale hanno identificato la rottura col passato votando contro Speziale, ripetendo la stessa operazione contro Fasulo l'appuntamento successivo.
In questa occasione i gelesi sono chiamati a scegliere tra 4 candidati a sindaco e non 11 (o meglio 10 contro l'uscente) come le precedenti consultazioni comunali del 2015. Questo è innegabilmente un vantaggio. Tutti e quattro i candidati a sindaco possono ambire a rappresentare la svolta, per diversi motivi. Lucio Greco e Maurizio Melfa avevano già partecipato nella corsa a sindaco alle scorse elezioni, ma se il primo sfiorò il ballottaggio e non potè giocarsela del tutto perché il centrodestra si frantumò letteralmente e di fatto in molteplici candidature, il secondo entrò in corsa solo quando era decisamente troppo tardi, a differenza di stavolta in cui invece è sceso in campo, anticipando di netto tutti gli altri.
Lo stesso Morgana può recriminare sulla circostanza che vide il meet-up grillino locale, preferirgli nel 2015 Domenico Messinese, mentre Giuseppe Spata è incontestabilmente una assoluta novità.
Il compito per il sindaco eletto sarà difficilissimo ed estremamente arduo. I comuni sono in difficoltà finanziaria perché non possono sforare il pareggio di bilancio e lo Stato centrale non "rifornisce" più come una volta. Anche gli introiti dell'Eni si sono fortemente ridimensionati, mentre i servizi sono tutt'altro che efficienti.
Ogni sindaco eletto dai cittadini si è ritrovato a rincorrere le emergenze in uno stato continuo, tralasciando la programmazione di medio e lungo periodo e creando debiti, tra prestiti onerosi e passività fuori bilancio. Ciò che gli elettori chiedono è un agognato cambio di rotta, senza troppi fronzoli. Ciò che gli elettori chiedono, in fondo, è ridare almeno una parvenza di normalità a questa città.
Sarebbe comunque un inizio, per sterzare una volta per tutte e tornare a guardare con più fiducia verso l'orizzonte ed il futuro. Ma se gli eletti sono chiamati a non “tradire” il mandato, con la matita gli elettori gelesi devono fare ancora meglio. E' vero che hanno votato in parte per il cambiamento ma un errore è stato commesso più volte e ciò non può essere solamente il frutto di una mera coincidenza.
Sovente il sindaco eletto non ha potuto godere, all'indomani del voto, di una maggioranza precostituita in consiglio comunale. E' stata la “madre” di tutte le vicissitudini che, per citare solo gli ultimi, Fasulo e soprattutto Messinese, hanno dovuto affrontare, anche cercando invano di evitarlo. Anche i consiglieri sono “per legge” amministratori, seppure con ruoli e competenze diverse dal Sindaco e la sua giunta assessoriale.
A governare la città non è solo il sindaco, ma anche il civico consesso con cui il primo cittadino deve rapportarsi. E le novità legislative introdotte, rafforzano ancor di più questo connubio, in virtù di un principio secondo cui, questi due organi sono destinati durante il mandato a “vivere” e “morire” assieme. Non ci sarà più la possibilità di un sindaco “vedovo” del consiglio comunale o viceversa e “convivere” da “separati in casa”, è proprio ciò di cui questa città può e deve fare a meno. Buon voto a tutti.