Il Tar, riunitosi in camera di consiglio venerdì 25 ottobre, ha ritenuto che non sussistono i presupposti per l'accoglimento della domanda cautelare, giacché la stessa non appare assistita da significativi elementi di fondatezza.
Diametralmente opposte, non poteva essere altrimenti, le reazioni delle controparti. Il ricorrente, Domenico Messinese, ha evidenziato che in questa fase, come si legge nello stesso dispositivo, il Tar è chiamato solo ad una cognizione sommaria, riservandosi di entrare nel merito più avanti. E l'ex sindaco, sul punto, si dice ancora ottimista. Di ben altro tenore e ben altra enfasi, i commenti entusiastici dei consiglieri comunali, anche perché il contenuto e le motivazioni addotte dal Tar sono andate oltre le aspettative.
Per dirla tutta, l'assenza di una benché minima fondatezza rilevata dal Tar già in fase cautelare, anticiperebbe un giudizio di merito decisamente contrario al ricorso. Ne sono, invero, convinti un po’ tutti e non solo i consiglieri comunali, tanto che la corsa alle candidature – rimasta in stand-by nelle ultime settimane – è ripresa immediatamente a partire dall'indomani della pubblicazione dell'ordinanza cautelare presso l'albo pretorio on line, avvenuta ad inizio settimana, nel pomeriggio di lunedì 28 ottobre. Insomma, a meno di un inaspettato capovolgimento del Tar in sede di merito, Messinese non è più il Sindaco di Gela.
Nel centrosinistra, un paio di consiglieri comunali uscenti, vedi l'ex megafono Carmelo Casano e il futurista Antonino Biundo, hanno riaperto il dibattito intorno ad una coalizione di largo respiro che prenda spunto dall'alleanza che ha portato alla sfiducia di Messinese, allargando quindi il raggio d'azione anche a forze politiche e candidature centriste e persino di centrodestra, magari sotto le mentite spoglie delle liste civiche e senza colori di partito. Un'ipotesi in cui potrebbero rientrare il Pd e la componente forzista che fa capo alla deputata nazionale Giusi Bartolozzi ed all'ex deputato regionale e presidente della provincia Pino Federico, qualora valutassero opportuna – considerato il clima politico di quest'anni e l'antipartitocrazia che non mostra segni di arretramento – l'eventualità di presentarsi all'elettorato senza i propri simboli. In tal senso, determinante nel mostrare il polso della situazione – a nostro avviso – sarà il risultato dei dem e dei berlusconiani alle europee.
Nel centrodestra, per contro, continuano gli ammiccamenti per ora solo tra gruppi e fazioni, giacché permangono le divisioni tra e dentro i partiti. La componente forzista che fa capo al coordinatore provinciale e deputato regionale Michele Mancuso ha aperto ufficialmente un canale di dialogo con Fratelli d'Italia, il che potrebbe alludere ad un passaggio successivo con i “cugini” della Meloni, vale a dire i musumeciani di #Diventerà Bellissima. I quale ultimi si sono affrettati a prendere subito le distanze dalle voci sempre più insistenti relative ad una presunta intesa già raggiunta con l'ex vicesindaco Simone Siciliano ed il suo movimento "Sviluppo Democratico", a sua volta ritenuto da diverse indiscrezioni vicino al movimento "Gela Punto", dell'ex forzista Raffaele Carfì e dell'ex futurista ed assessore uscente Giuseppe Licata.
Una presa di distanza, quella dei consiglieri comunali uscenti Enzo Cascino, Anna Comandatore e Giovanni Panebianco, che è stata salutata con favore dal capogruppo uscente forzista Totò Scerra, con cui erano balzati agli onori della cronaca i fortissimi dissidi in occasione proprio della mozione di sfiducia. Gruppi che si fanno l'occhiolino, si incontrano, discutono ma che rimangono debitamente distanti da un accordo di coalizione che potrebbe davvero ambire (e puntare) a vincere le elezioni.
Intanto, nella Lega rappresentata nel collegio dal deputato alla Camera, Alessandro Pagano, i salviniani della prima ora come Antonio Giudice e sodali, continuano a battere strade differenti da quelle indicate del parlamentare nazionale, nella convinzione che è a loro che i gelesi tenderanno a riferirsi nell'identificare a livello locale (e quindi alle urne) l'attuale ministro dell'Interno e leader del carroccio.
Prosegue infine nella sua linea fuori dai partiti e schieramenti, il movimento “Una buona idea”, guidato dall'ex consigliere comunale Terenziano Di Stefano, che sembra ultimamente andare a braccetto con il movimento autonomista “Unione dei Siciliani”, rappresentati a livello locale dall'ex assessore comunale Francesco Salinitro e che fanno capo a livello regionale al vicepresidente Gaetano Armao, quest'ultimo a sua volta con un piede fuori ed un piede dentro (attraverso la compagna Giusi Bartolozzi) Forza Italia.
Divisioni anche tra i pentastellati con i tre consiglieri comunali Simone Morgana, Virginia Farruggia ed Enzo Giudice che hanno apertamente polemizzato con il collega al gruppo consiliare grillino Angelo Amato per non essersi costituito in giudizio nel corso del procedimento discusso in fase cautelare innanzi al Tar di Palermo.