Da un mese la discarica di Timpazzo è tornata un argomento dirompente in città. Intenso il dibattito politico generatosi alla notizia dell’ampliamento delle due vasche.
Dibattito che dovrebbe culminare con il monotematico in consiglio comunale, ma il forte sospetto è che la questione si protragga ancora nei messi successivi. La maggioranza, con in testa il sindaco, ha già espresso la sua contrarietà ad un ampliamento che si considera eccessivo.
Ma, al di fuori delle diverse posizioni afferenti la dialettica politica, il tema merita di essere approfondito, con il chiaro proposito di farlo in maniera asettica, esclusivamente sulla base di quanto riporta lo “Stralcio rifiuti urbani”, cioè l'aggiornamento del piano regionale dei rifiuti predisposto dal Presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, nella veste di commissario straordinario per l'energia ed i rifiuti nell'isola.
Innanzitutto, ciò che emerge con estrema nettezza dai dati, perché i numeri non sanno mentire, è che fra le discariche esistenti, Timpazzo è quella con la maggiore “potenzialità” di raccolta, come si evince del resto dal dato del 2022 e che vede questa discarica essere già nei piani alti della graduatoria, in quanto a capacità di abbancamento, con una portata complessiva di 248 mila tonnellate di metri cubi all’anno.
Alla fine del 2023, tra le tredici discariche esistenti e disposte in maniera tutt'altro che uniforme nel territorio regionale, funzionanti erano solo in nove. Delle 4 agrigentine, quella di Sciacca è ferma. Delle due nissene, quella di Serradifalco non è operativa. Stesso dicasi per entrambe le discariche del trapanese. Funzionanti sono Camastra, Agrigento, Siculiana, Gela, Motta, Palermo, Castellana Sicula, Enna e Priolo.
In effetti, lo stralcio non prevede la realizzazione di nuove discariche, in quanto l’ampliamento di quelle esistenti (in corso di autorizzazione), garantisce il conferimento dei rifiuti che non possono essere valorizzati (neanche dal punto di vista energetico), e dei residui delle operazioni di valorizzazione energetica fino ad oltre il 2035.
Ma il riscontro è chiaro: quello di Gela, con l'ampliamento delle due vasche, è l'aumento più consistente e la discarica di Timpazzo con i 2 milioni di tonnellate di metri cubi sale in testa, davanti a Siculiana (1 milione e ottocentomila) e Palermo (1 milione e mezzo).
Tale ampliamento risulta anche sul piano oggettivo abnorme, se rapportato al quantitativo attuale dei conferimenti dei comuni consorziati nella Srr4. Se a ciò aggiungiamo che lo stralcio rifiuti, così come trasmesso ai comuni, prevede una progressiva riduzione nel tempo del conferimento in discarica fino al 10%, un tale ampliamento denota il serio rischio che quella di Timpazzo diventi una pattumiera quantomeno di mezza isola, considerata la condizione di precarietà che intanto vivono gli altri siti tra livelli prossimi alla saturazione e controversie autorizzative e giudiziarie varie (indagini, ricorsi e quant’altro).
Va ricordato, altresì, che l'abbancamento in discarica dev'essere comunque preceduto dal trattamento dei rifiuti e ciò non può essere sottovalutato. Ad oggi, per quanto concerne l'indifferenziato, gli impianti di trattamento biomeccanico esistenti sono 8, di cui 5 di proprietà pubblica, vale a dire Gela, Enna, Palermo, Ragusa e Trapani; più 3 privati, cioè Cammarata (Traina srl), Polizzi Generosa (Ecogestioni srl) e Lentini (Sicula Trasporti srl).
Mentre tutti gli altri impianti assorbono rispettivamente il carico provinciale di riferimento, su Lentini la pressione è fortissima con 1 milione di tonnellate da trattare, proveniente dai rifiuti indifferenziati delle tre ex province costiere della Sicilia orientale, ossia Messina, Catania e Siracusa. Va da sé che se si blocca Lentini, per questioni logistiche Timpazzo è quella maggiormente indiziata ad essere coinvolta nell'emergenza, come già di fatto accaduto nel recente passato.
Invero, gli esistenti Tmb effettuano un semplice pre-trattamento del rifiuto prima del conferimento in discarica, mentre lo stralcio prevede la trasformazione dei 5 Tmb a gestione pubblica, in piattaforme di selezione del Combustibile solido secondario–combustibile (Cssc)/recupero di materiali da avviare a riciclo/raffinazione della frazione organica, a cui aggiungere ulteriori 11 nuove piattaforme pubbliche (in totale 16) al fine di colmare la disomogeneità della distribuzione regionale.
Per quanto concerne la Forsu (Frazione organica dei rifiuti solidi urbani), invece, in Sicilia ci sono 12 impianti di compostaggio (di cui 1 a Gela nella zona industriale), mentre altri 5 impianti di compostaggio operano il trattamento tra fanghi di depurazione e rifiuti di origine vegetale. Lo stralcio prevede la realizzazione di altri 14 impianti, nonché ulteriori 19 biodigestori (con annessa sezione di stabilizzazione aerobica) in aggiunta ai 4 già esistenti in grado di trattare l'organico.
Appare piuttosto evidente che la trasformazione ed implemento di nuovi impianti Tmb, quelli di compostaggio e biodigestori, come l'ampliamento delle discariche (che rimane un sistema ad esaurimento giacché destinato alla saturazione) sono tutti interventi propedeutici alla messa a regime dei termovalorizzatori che rappresentano il perno del nuovo sistema impiantistico elaborato. Lo stralcio conferma i due termovalorizzatori nelle rispettive aree industriali di Palermo e Catania.
La stima è quella del 2028, ma tale previsione è costretta a poggiarsi su iter procedurali relativi a bandi, autorizzazioni, inizio lavori, realizzazione vera e propria degli impianti e messa a regime dei due termovalorizzatori. Che il tutto avvenga nel giro di 4 anni, appare con tutta franchezza alquanto ottimistico. Rimanendo con i piedi per terra, sarebbe già un successo completare il nuovo sistema impiantistico con i due termovalorizzatori a regime entro il 2035, termine in cui in discarica non deve andarci oltre il 10% del volume raccolto.
In definitiva, l'esperienza ci insegna che ne passerà di acqua sotto i ponti e nel frattempo chi dovrà assorbire i rifiuti saranno le discariche come Timpazzo il cui volume di abbancamento viene portato fino a 2 milioni di tonnellate di metri cubi. Se non è uno schiaffo ad un territorio che ha già dato sul piano ambientale, poco ci manca.
D’altronde, nello stralcio le linee strategiche sono chiaramente indicate: 1) trasformazione degli impianti di Trattamento meccanico biologico (Tm-Tmb), in piattaforme di selezione, recupero e raffinazione dei Rifiuti indifferenziati (Ri) e degli scarti dal trattamento dei Rifiuti differenziati (Rd); 2) valorizzazione energetica dei Rifiuti organici (Ro) attraverso impianti di compostaggio ma ancor più mediante il ricorso a biodigestori con annessa sezione di stabilizzazione aerobica;
3) chiusura del ciclo dei Rifiuti urbani (Ru) non valorizzabili attraverso termovalorizzatori in luogo delle discariche (ad oggi unica tipologia di impianti di chiusura del ciclo utilizzati in Sicilia), che andrebbero ad essere utilizzate solo per abbancare gli scarti della valorizzazione energetica, raggiungendo l’obiettivo comunitario di riduzione del conferimento in discarica (10% del peso dei rifiuti urbani raccolti) prima del 2035, oltre che per garantire la chiusura del ciclo nelle more della piena operatività dei nuovi impianti regionali. Tutti gli impianti ricadenti nelle vicinanze dei “Siti Natura 2000” che potrebbero generare incidenze su tali siti dovranno essere assoggettati a procedura di incidenza ambientale.
Il testo del provvedimento, apprezzato dalla giunta regionale nel marzo di quest'anno, deve incassare il parere della Commissione ambiente all'Ars che dovrebbe decidere a breve, deliberando in sede consultiva. Si tratta di uno degli ultimi ostacoli prima che il provvedimento torni a Palazzo d'Orleans per essere definitivamente adottato. Si stima entro la fine dell'anno. A quel punto, in linea teorica, ci sarebbe il via libera per far partire il bando europeo per i due termovalorizzatori.