Dopo un’abbuffata che si rispetti, specie se bulimica, non possono mancare gli alimenti che aiutano a disintossicare e mangiare bene per mantenersi in salute.
Strutturare i pasti, suggeriscono i soloni dell’alimentazione. Se si resta orfani di pasti opulenti ci si deve ingegnare per imbandire una tavola che tenga in piedi i nutrienti. I rischi però sono dietro l’angolo: l’abbuffata bulimica porta ad attivare il sistema compensatorio per cercare di tornare in equilibrio e provoca perciò comportamenti disordinati, lasciando strascichi.
La ricca metafora alimentare serve ad introdurre il tema del Superbonus, amatissimo ed odiatissimo, politicizzatissimo, di difficile comprensione per le contraddizioni che porta con sé, le tifoserie politiche che scatena, gli interessi economici e finanziari che mette in campo, la crescita a dismisura del fatturato imprenditoriale, l’astrusità delle norme che si sovrappongono all’originario impianto legislativo.
I miliardi di euro investiti per ristrutturare le case sono il piatto succulento della “grande abbuffata”, la tavola imbandita con generosità (sospetta) a favore di imprenditori e manager e dotati di spirito di iniziativa affetti da binge eating disorder, l'abbuffata compulsiva. La marcia indietro sulle elargizioni in odio ai suoi promotori politici – e non solo – ha chiuso infatti parzialmente i rubinetti (per riaprirne altri, più utili…).
Come si preparano ad affrontare il “day-after”gli orfani della grande abbuffata? Strutturare i pasti, raccomandano gli esperti di alimentazione. Che cosa possiamo aspettarci soprattutto laddove il Superbonus ha avuto tanti estimatori ed ha collezionato successi dopo successi.
Gli “orfani” nelle capitali del Superbonus, come Gela, sono tanti e hanno potuto contare su una “regia” efficiente, che ha creato le condizioni perché la “manna” arrivasse dal cielo con modalità sicure, gli accorgimenti necessari e i criteri più utili perché il banchetto fosse lauto ed a tavola si sedessero soprattutto gli amici.
Uno degli aspetti più criticati del Superbonus è la sua complessità burocratica, che ha favorito meccanismi di mediazione border-line. Il processo per ottenere il bonus è oneroso, richiedendo un numero elevato di documenti e l'intervento di vari professionisti per assicurare la conformità agli standard richiesti. Questo fardello burocratico non solo rallenta l'applicazione del bonus ma può anche aumentare i costi indiretti per i beneficiari.
Chi sono, dove agiscono e come si preparano alla nuova stagione politica ed al dopo-Superbonus? L’accesso al Superbonus è complesso, sia a livello legislativo che operativo: i documenti utili e la burocrazia sono impegnativi, ben 36. Affidarsi a professionisti in grado di seguire passo dopo passo l’iter crea il bisogno e le condizioni perché nascesse un comando centralizzato, dotato degli agganci e delle relazioni giuste presso le sedi decisionali e di vigilanza.
La regia diviene strutturale ed inevitabilmente si carica di poteri decisionali, come la distribuzione degli appalti, la scelta delle imprese, rapporti contrattuali vantaggiosi con i committenti. Una impresa singola non ha il know how né una struttura capace di dialogare (e mediare) con la testa dell’acqua, cioè Roma e, in qualche misura, seppur lieve, la comunità locale.
Sono meccanismi fisiologici che si instaurano per colmare un vuoto di competenza e relazioni e assicurare l’accesso al banchetto nell’immediato e nel domani prossimo, in sintonia con l’esigenza di pianificare il futuro dell’impresa. Non c’è alcuna vocazione alle pratiche illecite, alla truffa, al crimine organizzato, ma un naturale scivolamento verso pratiche da “comparaggio” applicate in un contesto di diligente managment.
Sappiamo di una regia assai accurata a Gela. Ha operato con efficacia e si è garantita un parco-clienti, divenendo di fatto il reale committente locale. E’ probabile che a Gela si sia avvertita l’esigenza di pianificare il day-after, per esempio le relazioni politiche e amministrative utili – sindaco, giunta, consiglio comunale –. Per lavorare a questo obiettivo è probabile che nella prossima campagna elettorale, le amministrative di giugno, siano stati mandati in campo personaggi su cui scommettere e potere contare. Consenso e fedeltà.
A trascinarci su questo terreno scivoloso non è una logica complottista, cospirativa o paranoica, ma una legge fisica che ci ricorda un principio: appena si produce un vuoto, qualcosa provvede subito a colmarlo; e questa legge vale anche nella vita psichica.
Sfondiamo dunque una porta aperta. In una delle capitali del Superbonus, è lecito aspettarci una ricerca puntigliosa dei “nutrienti”, per star dietro alla metafora iniziale, e attenderci altresì che gli orfani della grande abbuffata siano già al lavoro e abbiano designato body guard, ambasciatori e procacciatori di affari.
Bagnarsi prima che piova sarebbe comunque improprio, ma portarsi l’ombrello per aprirlo quando serve è una scelta saggia. Starsene a guardare per sapere che cosa accade, come affacciarsi alla finestra per osservare la passeggiata della domenica sul Corso, come usavano i nostri genitori, non è proprio la postura giusta.
E questo ci riporta al profilo dei candidati, alle loro storie professionali e politiche, ed alla diligenza degli elettori, cui è richiesto di sacrificare amici, amici degli amici, parenti, compari, e rinviare ad altra occasione manifestazioni di affetto e gratitudine nell’urna.
Essenziale a questo punto permettere al lettore che le “insinuazioni” fin qui illustrate siano inquadrate nel contesto della generosa dotazione di una legge munifica e indifesa. Introdotto dal Decreto n.34/2020, Superbonus del centodieci per cento offre ai cittadini un credito d'imposta del 110% per interventi edilizi che mirano al miglioramento energetico degli edifici e alla messa in sicurezza antisismica. Originariamente concesso per detrazioni spalmate su cinque anni, dal 2022 il beneficio è stato modificato con opzioni alternative come lo sconto in fattura o la cessione del credito, permettendo di effettuare i lavori a costo quasi nullo.
Nonostante l’impulso dato al settore edilizio e le opportunità economiche generate, il Superbonus è al centro di controversie legate a frodi fiscali. Secondo l'Agenzia delle Entrate, a febbraio 2022, le truffe legate a tutti i bonus edilizi ammontavano a circa 15 miliardi di euro, di cui una parte non rilevante attribuibile direttamente al Superbonus.
La maggioranza delle frodi riguardava altri incentivi, come il bonus Facciate e l'Ecobonus generale; è l’equivalente del gioco delle parti. Queste truffe hanno sfruttato spesso il meccanismo della cessione del credito d'imposta, con soggetti che cedevano crediti per lavori non effettivamente realizzati. E’ onesto distinguere tra l'utilizzo legittimo del Superbonus da parte dei cittadini e gli abusi perpetrati. Definire perciò tout court il Superbonus come una truffa sarebbe riduttivo e ingiusto nei confronti di coloro che hanno utilizzato correttamente queste misure, contribuendo a rivitalizzare il settore edilizio e a promuovere la sostenibilità ambientale.
Ma l’intrico è feroce e toglie il fiato.
Alcuni soggetti hanno sfruttato il meccanismo della cessione del credito per truffare lo stato, vendendo crediti per lavori mai realizzati o gonfiando i costi degli interventi. Ciò ha portato a una significativa attenzione negativa e a interventi legislativi per cercare di arginare il fenomeno.
Il Superbonus ha mostrato disparità nell'accesso e nell'utilizzo tra le diverse regioni italiane, con un maggior numero di progetti realizzati nel Nord rispetto al Sud. E questo ci riporta a Gela. Il divario riflette le differenze economiche regionali. In più si è verificata una distorsione del mercato immobiliare, aumentando artificialmente i prezzi delle abitazioni e dei lavori di ristrutturazione con prevedibili impatti negativi a lungo termine sull'accessibilità all'abitazione.
Quanto a Gela, alcune peculiarità segnalano la qualità di coloro che hanno banchettato in modo spropositato, lasciando i cantieri aperti dopo la conclusione dei lavori. Il ripristino dello stato ante operam è oggetto di omissioni e distrazioni, che il Comune di Gela hanno affrontato affidandosi alla trafila burocratica. La diffida e poi si vede. Comportamenti consueti più volte segnalati. Quando il cavallo non vuole bere, non c’è niente da fare.