Lo sfruttamento dei giacimenti “Argo” e “Cassiopea” è il progetto più importante del protocollo d'intesa del 2014, rivisitato nel 2019.
Per Eni, il gas naturale «non solo gioca un ruolo chiave per l’approvvigionamento energetico», specie in un'ottica di autosufficienza che ci sottragga dalla dipendenza del gas russo, ma «rappresenta anche un concreto sostegno alla transizione energetica come combustile ponte nel percorso di decarbonizzazione».
Quello di Argo-Cassiopea è «il primo esempio di progetto in grado di raggiunge la carbon neutrality, grazie al contributo di energia prodotta da impianti fotovoltaici, e inoltre senza alcun impatto visivo, con l’utilizzo di suolo già industrializzato e riqualificato all’interno del perimetro di raffineria e nessuno scarico a mare di acque o altri reflui».
Nel 2021 sono iniziati i lavori per l’impianto di trattamento sulla terraferma. Attualmente sono in corso i lavori per la posa delle condotte marine. Confermata dalla dirigenza del “cane a sei zampe” l'entrata a regime nel 2024. Intanto, il territorio (Gela, Butera e Licata) chiede una quota delle royalties “off shore” che la normativa non attribuisce ai comuni costieri, ma solo alla regione interessata, in questo caso quella siciliana.
Nell'ultima assemblea degli azionisti, la major energetica portacolori ha risposto che «le compensazioni economiche che Eni corrisponderà per il progetto Argo-Cassiopea sono stabilite secondo la normativa applicabile e in ottemperanza alle prescrizioni ricevute nell’ambito del decreto di compatibilità ambientale.
Eni è impegnata a massimizzarne le ricadute positive sul territorio, come ad esempio nell’ambito della definizione delle compensazioni destinate al reparto pesca e dei progetti per la promozione e la valorizzazione del patrimonio culturale regionale».
Un ciclo energetico destinato, secondo le stime di previsione, ad immettere nella rete di distribuzione nazionale, nel suo picco produttivo annuale, oltre 1 miliardo di metri cubi di gas. Un quantitativo considerevole rispetto al fabbisogno nazionale che conferma l'importanza strategica del sito gelese.
A ribadirlo è il Segretario confederale responsabile area vasta Uil Gela, nonché Segretario responsabile di categoria Uiltec-Uil Caltanissetta/Enna, Maurizio Castania: «dopo la chiusura del petrolchimico, Gela in questa fase dal punto di vista industriale è – sottolinea - il sito sul quale Eni non solo ha effettuato la riconversione, ma sta investendo notevoli somme per il consolidamento industriale.
La Uiltec assieme alle altre sigle sindacali, a partire dal mese di settembre avvierà una serie di confronti sull’andamento dei progetti in corso, con il management delle società del gruppo Eni. I lavori attualmente in corso, vanno dell'estrazione del gas a largo di Gela con il progetto Argo-Cassiopea che continuano a andare avanti senza sosta.
Sono stati rispettati i tempi per la fermata finalizzata al potenziamento della sezione degumming del sistema Btu, per consolidare ancor di più la bioraffineria. È in programma l'abbattimento del quadricanne e ulteriori demolizioni di impianti ormai dismessi, così come previsto nel protocollo del 2019 tra ministero dell'ambiente ed Eni, attività che sarà condotta da Eni rewind.
L'investimento prossimo – prosegue l’esponente sindacale della Uil – per la realizzazione dell’impianto biojet, destinato ai carburanti per l’aviazione, è sicuramente un progetto importantissimo per il consolidamento e il futuro della bioraffineria e questo mi fa dire che il nostro sito di Gela è il più attenzionato dal punto di vista industriale da parte di Eni.
Pertanto ci sono tanti progetti che stanno andando avanti centinaia di milioni di euro che si stanno spendendo e investendo sul territorio. La decarbonizzazione, l'istallazione di pannelli fotovoltaici e altri progetti ancora, mi fa dire che in questo momento, quello locale è uno dei siti più importanti in Italia a differenza di tanti scettici che pensavano a una totale dismissione e desertificazione del territorio.
Naturalmente – conclude Castania - tutto questo deve essere accompagnato da un governo regionale e Comunale capace di supportare tutto questo sviluppo, traendone dei benefici economici per la Sicilia. Gela è un punto di riferimento per l’azienda, in Italia non ci sono altri investimenti di Eni della portata di quelli in atto nel sito locale».
Tanto è stato fatto dal protocollo del 2014 ad oggi. Non solo Argo-Cassiopea e la Green Refinery, dunque. Non tutto, perché c'è anche qualcosa che manca all’appello. Per il segretario generale Cisl Ag-Cl-En, Emanuele Gallo, «il protocollo, oltre che essere – dichiara – la dimostrazione del buon funzionamento delle relazioni industriali, si è posto l'obiettivo di promuovere e favorire la realizzazione di iniziative volte a garantire un futuro economicamente sostenibile con livelli occupazionali coerenti con il processo di riconversione in atto.
Inoltre intende sviluppare nuove attività basate su tecnologie innovative nell’ambito green; avviare attività di esplorazione di idrocarburi ed intraprendente ogni utile iniziativa di collaborazione e semplificazione dei procedimenti amministrativi. A distanza di nove anni, sono state realizzate una sere di attività che vanno dalla Green refinery all'impianto d’idrogeno grigio; dall'impianto purificazione ad una parte del risanamento ambientale; dall’ambizioso progetto del gas Argo-Cassiopea alla realizzazione di centri di competenza in materia di safety; dalla garanzia occupazionale dei lavoratori del diretto all'utilizzo di politiche passive del lavoro indotto.
Tra le attività non portate a compimento ci sono il progetto guayule; il gas naturale liquefatto, il mancato avvio di percorsi di riqualificazione professionale del personale dell’indotto; il mancato utilizzo delle politiche attive del lavoro e, soprattutto, il mancato utilizzo delle somme reperibili nei Feg (Fondi europei per la globalizzazione). Non possiamo non tenere in considerazione, inoltre, un paio di attività importanti non previste nel protocollo, come l'impianto di biojet e quello dell'idrogeno verde, senza dimenticare l'impianto pilota waste to fuel.
Certo, è chiaro – continua l’esponente sindacale della Cisl – che il processo di riconversione industriale va a rilento in quanto i tempi si sono allungati a causa del rilascio tardivo delle autorizzazioni, ritardo dovuto alla burocrazia e ai processi autorizzativi.
Serve l'impellente urgenza di mettere in campo, sul serio, le politiche attive del lavoro, per i lavoratori dell’indotto, ed in particolare, il Programma nazionale per la Garanzia occupabilità dei lavoratori (Gol) legato al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per accompagnare verso l'occupazione lavoratori dell’indotto fuori dal ciclo produttivo.
In questi anni siamo intervenuti verso le istituzioni regionali e nazionale più volte, per far attivare il Feg previsto nel protocollo d’intesa del novembre del 2014, che è lo strumento promosso dall’Unione europea per facilitare il reinserimento professionale dei lavoratori collocati in esubero e dei lavoratori autonomi, ma ad oggi poco o niente è stato fatto.
Negli anni si sono registrate a livello nazionale varie normative (area di crisi /accordo di programma/ zes/contratto istituzionale di sviluppo) che hanno cercato di porre un argine al fenomeno della desertificazione con la previsione di incentivare la crescita. Queste normative hanno il fine di immettere risorse per rivitalizzare ed evitare la scomparsa di questi territori, per questo motivo è necessario – chiosa Gallo - metterle a sistema e farle dialogare tra loro in modo da dotare queste aree del giusto peso nella programmazione economica».