Il 10 agosto scorso, la Regione siciliana ha ufficialmente concesso il suo benestare al passaggio di consegne e competenze relative al sistema portuale gelese, porto rifugio in testa, nelle mani dell'Autorità portuale della Sicilia occidentale, guidata da Pasqualino Monti.
Nel sito web della Regione, il comunicato stampa ha confermato il «via libera della giunta regionale a un accordo per il ripristino e il potenziamento del porto rifugio di Gela. Grazie a un’intesa – si legge – con Eni, la società di idrocarburi finanzierà interventi sull’infrastruttura per più di 5.383.000 euro.
I lavori, che saranno gestiti dall’Autorità di sistema portuale della Sicilia occidentale, riguardano principalmente le attività di dragaggio del porto per dare una soluzione definitiva ai ricorrenti problemi di insabbiamento». Si tratta di uno degli aspetti del protocollo che, sostituendo quello del 2016, sarà sottoscritto tra Regione Siciliana, Comune di Gela, Autorità di sistema portuale del mare della Sicilia occidentale, Eni spa, Enimed spa, Raffineria di Gela spa, dipartimento regionale della Protezione civile.
«Il porto di rifugio di Gela – ha commentato l’assessore regionale alle Infrastrutture, Alessandro Aricò – riveste un’importanza strategica per tutta l’area, sia da un punto di vista commerciale che turistico. Per questo mi sono voluto occupare degli interventi necessari sin dai primi giorni del mio insediamento.
Adesso, con il via libera della giunta ai nuovi accordi, facciamo un concreto passo avanti verso i lavori che restituiranno alla città un’infrastruttura essenziale per il rilancio economico del territorio».
Nessun riferimento all’amministrazione comunale che voleva questo accordo ma che, del resto, in questi mesi ha sempre informato l'opinione pubblica su colloqui intercorsi con il commissario Monti, piuttosto che l'assessorato e la struttura regionale più in generale. «C'è poco da esultare» hanno immediatamente commentato il presidente ed il segretario del Comitato per il porto di Gela, Massimo Livoti ed e Ascanio Carpino, i quali non hanno nascosto dubbi e riserve nell'accogliere la notizia con cauto ottimismo.
«Di fatto siamo tornati – ha ricordato Livoti – al punto di partenza con l’Autorità portuale della Sicilia occidentale che, nella gestione della problematica, è subentrata al dipartimento regionale della Protezione civile. Anzi, se ci sono voluti diversi mesi per ufficializzare il tanto preannunciato passaggio di competenze, l’esperienza ci dice che ce ne vorranno altrettanti, se non di più, per arrivare alle autorizzazioni».
Ed è questa la principale preoccupazione del comitato cittadino: «speriamo – ha aggiunto Carpino – che il passaggio all’autorità portuale velocizzi davvero, come hanno detto, l’iter per la caratterizzazione e dragaggio, perché nel frattempo scadranno i termini di 5 anni dall’emanazione del decreto che autorizza la costruzione del pennello».
Anche il senatore gelese del Movimento cinque stelle, Pietro Lorefice, ha invitato tutti a non esultare più di tanto e men che meno ad esaltarsi per una notizia che, nel concreto, riafferma che un nuovo protocollo sostituirà quello del 2016 e che i fondi che saranno impiegati rimangono per ora solo quelli delle compensazioni Eni, cioè soldi dei gelesi. In altri termini, allo stato dell’arte, siamo ancora distanti dal poter parlare di una svolta.
Quanto ufficializzato il 10 agosto, è «un atto dovuto, posto in essere – scriveva Lorefice nel suo profilo ufficiale facebook – dal governatore Schifani dopo sei anni di ritardo, denunce pubbliche e innumerevoli solleciti scritti. Quali sono i meriti del predecessore Musumeci, dell'attuale giunta Schifani e dell'assessore Aricò, di Fratelli d'Italia?
Aver lasciato insabbiato – continuava a chiedersi il senatore – il porto di Gela per sei anni, senza utilizzare in maniera proficua i fondi disponibili, provenienti dalle compensazioni Eni, cioè i soldi dei gelesi? Ho chiesto un incontro all'Autorità portuale della Sicilia occidentale guidata da Pasqualino Monti, per fare il punto della situazione.
Gela e la Sicilia tutta hanno sopportato fin troppo i balletti di una politica regionale disinteressata e inefficiente. Ora vedremo se il porto di Gela è veramente strategico per la Regione e come di concreto lo è. Di parole – concludeva – i gelesi e i siciliani non ne hanno bisogno».
Da noi contattato una ventina di giorni dopo, Lorefice, nel confermarci che rispetto all’intera vicenda «la nostra palla al piede è stata la Regione siciliana con i suoi tempi elefantiaci», ci ha svelato di aver appreso da contatti informali, che nei giorni a seguire sarà individuato l’ingegnere in pianta organica che seguirà l’iter procedurale.
«Una prima fase – precisa il parlamentare nazionale grillino – è quella più urgente ed è relativa al dragaggio e cioè caratterizzazione, relative analisi e tutto ciò che ha chiesto Ispra per definire la pratica autorizzativa. Potrebbe pure capitare – avverte Lorefice – di constatare all’interno del quadro risultante, una quantità eccessivamente estesa di zone contaminate, con annesso invio in discarica delle sabbie, tale da costringere l’autorità portuale ad individuare ulteriori somme a quelle disponibili dalle compensazioni».
La fase successiva è invece quella «diretta a rendere operativa la struttura, definendo in termini progettali ed organizzativi la futura destinazione della stessa, nell’ottica turistica, della nautica da diporto e della piccola pesca».
Il due volte senatore gelese ci ha anticipato che probabilmente nel giro di un paio di settimane dovrebbe inaugurarsi un’intensa attività di interlocuzione con l’autorità portuale della Sicilia occidentale, con coinvolgimento presumibilmente anche dell’autorità prefettizia.