Il comune di Gela ha un alto livello di deprivazione nei bisogni essenziali, fisiologici, affettivo-relazionali, psicologici e socio-economici.
Più precisamente, il 55,1% degli abitanti risiede in realtà o luoghi che sono state censiti ad alto livello di deprivazione. A premetterlo, è il sesto rapporto "Sentieri", vale a dire lo Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento, una sorta di sorveglianza epidemiologia in 46 siti nazionali, tra cui Gela, dove muovendosi lungo le direttrici della mortalità e dell'ospedalizzazione, cioè i ricoveri, conferma gli eccessi di rischio già evidenziati nei precedenti rapporti del 2011 e del 2019. Ed il periodo osservato, è in larga parte quello del post 2014, ossia del dopo “pet-coke”. Altresì, i risultati ottenuti nel quadro di salute generale che rimane critico a Gela, concordano con quelli ricavati nell’ultimo rapporto dell’Osservatorio epidemiologico della Regione siciliana relativo alle aree ad alto rischio ambientale, tra cui appunto quella del comprensorio gelese (Gela, Butera e Niscemi).
Questa sesta edizione, sviluppandosi nel caso di Gela lungo l’asse della “mortalità” evidenzia per entrambi i generi, maschile e femminile, eccessi di rischio per tutti i tumori maligni e, nel caso dei maschi, anche per i tumori delle vie urinarie, mentre per le femmine, le stime sulle malattie tumorali urinarie sono incerte, mentre si osservano per contro nelle malattie dell’apparato circolatorio. Per le cause di morte in ordine alle quali insite un’evidenza “a priori” di associazione con le fonti di esposizione ambientali del sito (impianti chimici, raffineria e discarica), sono stati riscontrati eccessi di rischio, per entrambi i generi, per tutte le malattie tumorali e per il tumore del colon retto; con stima incerta invece per il tumore ai polmoni.
Nei maschi, inoltre, eccessi di rischio sono stati evidenziati per il tumore ai testicoli, nelle femmine invece per il tessuto connettivo ed altri tessuti molli, nonché per il tumore maligno alla vescica, per le malattie respiratorie acute e, con stima incerta, per il tumore della mammella ed il tumore dello stomaco. Si è registrato infine un eccesso di rischio per tutti i tumori maligni in entrambi i generi pur restringendo il campo al range pediatrico infantile, poi adolescenziale e giovanile, per dirla tutta nella fascia d’età che va da 0 a 29 anni.
Procedendo lungo l’asse dell’ospedalizzazione e, quindi, dei ricoverati, lo studio ha riscontrato eccesso di rischio in entrambi i generi per tutti i tumori maligni, per le malattie del sistema circolatorio e dell’apparato respiratorio. Per le cause di ricovero in ordine alle quali insiste un’evidenza “a priori” di associazione con le fonti di esposizione ambientali del sito (impianti chimici, raffineria e discarica), sono stati osservati in entrambi i generi, eccesso di rischio per tutti i tumori maligni, per quello maligno allo stomaco e per le malattie respiratorie, in particolare, acute. Nei maschi anche per il tumore al colon retto, parimenti nelle femmine anche per il tumore della mammella. In età pediatrica ed adolescenziale sono emersi eccessi di ricoverati per i tumori del sistema nervoso centrale e per linfomi, ma le stime sono molto incerte. Nella fascia 0-19 anni, è sotto riscontrato, specie tra i maschi, un eccesso di ricoveri per patologie dell’apparato digerente, mentre nella fascia 20-29 anni per infezioni respiratorie acute.
Un cenno a parte, infine, per le malformazioni, o meglio, anomalie congenite. Il quadro che risulta è relativo alla decade scorsa, cioè al periodo 2011-2019. Durante questo quasi decennale lasso di tempo, i nati residenti a Gela sono stati 6145 con 248 casi che presentano anomalie congenite. Il numero totale è superiore a quello atteso a livello regionale. Osservati eccessi di anomalie congenite del sistema nervoso, dell’apparato urinario, dei genitali e degli arti.
In conclusione, il complesso delle risultanze emerse sugli eccessi di rischio dal sesto rapporto “Sentieri” appare coerente a quello precedente, in merito ad alcune patologie: l’insieme dei tumori maligni, quello al colon retto, l’insieme delle patologie respirtorie e quelle acute in particolare. L’esito di quet’ultime è superiore all’atteso tra i giovani (20-29 anni). Anche il qudro delle anomalie congenite è coerente a quello precedente. Un rilevante eccesso di anomalie congenite riguarda le vie urinarie ed i genitali.
La conferma arriva anche comparando i dati del Registro regionale delle malformazioni congenite, che negli ultimi anni si è contraddistinto per un deciso consolidamento. Alcuni studi intervallati tra questo rapporto e quello precedente hanno rilevato che tra il 1980 ed il 2014 le stime di occorrenza della mortalità nei due generi ha mostrato man mano una leggera flessione, ma risultano essere comunque essere superiori a quelle riferibili a livello regionale. Tra il 1980 ed il 1987, il trend di mortalità per l’insieme di tutti i tumori ha visto un aumento delle stime di occorrenza tra i maschi, dopo gli anni novanta anche nel genere femminile sebbene inferiori a quelle del genere maschile. A livello comparativo le sedi tumorali con più eccesso di rischio sono stomaco, colon retto e polmone, tra quelle principalmente associabili agli inquinanti individuati per l’area di Gela.
Il sesto rapporto “Sentieri” cita pure due studi recenti pubblicati nella letteratura scientifica internazionale e relativi ai dati di contaminazione dell’area di Gela, che hanno evidenziato la presenza di metalli in campioni biologici di uccelli, del suolo e dei capelli umani di adolescenti. In particolare, lo studio condotto nel 2019 sul piumaggio e sul sangue di una specie di uccello in periodo riproduttivo, il Chiurlo di pietra, ha evidenziato presenza di arsenico, cobalto, rame, magnesio e selenio, con valori superiori rispetto altre aree analizzate (Ragusa e Augusta/Priolo), ma dentro i limiti definiti dal “Codice dell’ambiente”.
Gli autori ricollegano questi risultati all’interruzione della raffinazione convenzionale di 5 anni prima, ma manca uno studio del genere dopo la messa in marcia della bioraffineria. Del resto anche gli altri studi menzionati nei rapporti Sentieri del 2011 e 2019 che hanno mostrato una contaminazione di tipo industriale dell’area di Gela nel periodo del “pet-coke” fino al 2014, andrebbero comparati con studi successivi alla chiusura della raffinazione dei greggi e soprattutto successivi all’apertura dell’impianto green, dalle dimensioni decisamente più ridotte e contenute.