Gela potrebbe diventare la capitale del fotovoltaico. Condizionale d’obbligo, vista la fine ingloriosa del progetto Agroverde, detto anche progetto “Ciliegino”, che ha lasciato com’è noto strascichi e contenziosi con i proprietari ai quali sono stati espropriati i terreni.
Si tratta di due progetti e di altri in fase istruttoria attorno ai quali stanno lavorando studi tecnici e giuridici di Gela e Catania.
Il primo – quello in stato più avanzato – avrebbe già ottenuto la certificazione di procedibilità. Riguarda un impianto agrivoltaico di grosse dimensioni (98 megawatt) e di nuova concezione che dovrebbe sorgere su un’area di 200 ettari, a nord di Settefarine.
L’investimento è di una società inglese (Allians) attraverso un fondo denominato Renè Sola Ltd, il cui progetto ha già ottenuto la prima certificazione di procedibilità. Impegnerà tra i 70 e gli 80 milioni di euro (600/650 mila euro per ogni megawatt di energia prodotta, per la realizzazione del quale sono già stati effettuati 108 contratti con altrettanti proprietari terrieri e nel quale saranno impegnati circa 400 persone del settore edile, elettrico e metalmeccanico.
L’impianto rispetterà la vocazione dei territori interessati, ed in particolare prevede il rispetto di aree riservate agli uccelli, stanziali o in transito.
Altro progetto con più estensione di aree (oltre i 200 ettari), ma con minor produzione di energia (73 megawatt), dovrebbe sorgere in contrada Cascianella-Apa-Zubia.
Rispetto a quello in fase più avanzata in zona Settefarine, questo è in attesa della certificazione di procedibilità, il primo di una lunga serie di passaggi burocratici, la vera palla al piede di un iter che spesso finisce con lo scoraggiare gli investitori perloppiù stranieri.
E intanto arrivano altri potenziali investitori dalla Spagna, seppure con progetti di entità minori, interessati a realizzare sul nostro territorio una serie di mini impianti.
Ma cos’è che attira l’interesse di fondi stranieri verso la nostra città? Sicuramente la particolare posizione geografica. Recenti studi effettuati da società estere di rilevazione avrebbero verificato che in termini di irraggiamento solare sulla nostra piana è superiore del 10% rispetto al monte ore giornaliero di qualsiasi altro territorio siciliano, persino della stessa zona del Catanese.
Qui da noi, infatti, è facile constatare che il sole irradia il territorio per tutto l’arco della giornata, praticamente dall’alba al tramonto, raggiungendo picchi notevoli di irraggiamento a metà giornata, il che consente agli impianti di poter attrarre, e quindi produrre una quantità di calore notevole, accumulandone il massimo possibile.
Delle vicende legate al fotovoltaico ha recentemente accennato in una sua nota il segretario generale Cisl di Caltanissetta-Agrigento-Enna, Emanuele Gallo, laddove ha scritto: «Salato il prezzo delle manchevolezze amministrative che non hanno favorito gli impianti fotovoltaici ed eolici che da anni attendono le autorizzazioni. Centinaia di progetti rimangono fermi mettendo a repentaglio le risorse previste dal Piano energetico europeo sulle rinnovabili».
Osservazione ineccepibile. Forse, con la recente creazione dell’apposito ministero della transizione ecologica e con l’irrompere della guerra in Ucraina che come effetto collaterale ha messo a nudo le debolezze dell’Italia dovute alle sue dipendenze dalla Russia per quanto riguarda le forniture del gas, qualcosa dovrebbe muoversi sul piano dello snellimento burocratico, favorendo la creazione di nuove fonti di produzione di energie rinnovabili, senza che si debba piegarsi dall’emergenza, al punto da riconsiderare il ritorno al fossile, storica fonte di inquinamento.