Il Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Gela ha emesso un decreto di sequestro preventivo di cui è stata data immediata esecuzione da parte del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Gela, dott. Fernando Asaro, delle articolazioni aziendali di Rage (Raffineria di Gela) ed ex Syndial (già Enichem in passato e, dal novembre 2019, Eni Rewind) che si occupano di bonifiche presso il sito industriale di contrada Piana del Signore a Gela, con riguardo in particolare all'attuazione e monitoraggio del progetto di bonifica delle acque di falda approvato dal Ministero dell’ambiente attraverso il decreto ministeriale del 6 dicembre 2004 e successive modificazioni ed integrazioni.
Disposto ed eseguito anche il sequestro preventivo di tutte le aree interessate dal progetto di bonifica sopra richiamato ed in particolare gli impianti Taf (Trattamento acque di falda), Tas (Trattamento acque di scarico) e la barriera bentonica a fronte mare. Il Gip ha disposto, altresì, la nomina di un amministratore giudiziario per l'esecuzione delle bonifiche previste.
Integrato, allo stato delle indagini preliminari per l'appunto, il reato - di cui all'art. 452 del codice penale - di "omessa bonifica". Un biennio di complessi accertamenti tecnici ha rilevato il mancato raggiungimento degli obiettivi del progetto di bonifica. Da tali accertamenti è risultata la presenza di manganese, mercurio, arsenico, benzene ed idrocarburi nelle acque che poi finiscono in mare o nei terreni anziché essere depurate e riutilizzate nel ciclo produttivo. L’attività investigativa è stata eseguita dalla Capitaneria di Porto di Gela e dal Commissariato di P.S. di Gela su delega della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Gela. Le indagini si sono concentrate nel periodo che va dal 2013 al 2019. Oltre una dozzina gli indagati tra Rage ed ex Syndial oggi Eni Rewind
Dagli ambienti Eni si «prende atto» dell'attività investigativa e dei successivi provvedimenti adottati dall'autorità giudiziaria e si assicura la «massima cooperazione con la magistratura», confermando al tempo stesso «di aver agito sempre nel rispetto della legge» e riservandosi, ovviamente, «ogni opportuna valutazione in sede processuale».
Un duro colpo all'immagine del “cane a sei zampe” che, specie a Gela, sta portando avanti un percorso di sviluppo sostenibile fatto da passaggi come quello dalla raffinazione petrolifera convenzionale che poggiava sul pet-coke, alla bioraffineria di oli esausti, passando attraverso le politiche di decomissioning, decarbonizzazione, l’accelerazione sul piano delle energie rinnovabili e quant'altro.
Un percorso dedicato alla costruzione di un modello di sviluppo sostenibile anche attraverso eventi, seminari e workshop come quello della scorsa settimana ospitato da Rage recentemente, con la presenza dei rappresentanti nazionali e regionali delle associazioni dei consumatori e delle istituzioni locali, focalizzato - secondo quanto si legge nel sito web aziendale - sul ruolo dell’impresa al servizio del cittadino che può trasformarsi in agente di cambiamento per la transizione energetica. La scelta di realizzare questo incontro a Gela non è stata casuale: in questo sito industriale tutti gli impianti dell’ex petrolchimico sono stati fermati nel 2014.
Dal 2019 è in marcia la bioraffineria che nei suoi tre impianti tratta esclusivamente biomasse che dal 2023 saranno materie prime da scarto o da coltivazioni marginali; da dicembre 2018 è in marcia l’impianto pilota “Waste to Fuel”, che tratta la Forsu (frazione organica dei rifiuti solidi urbani) e la trasforma in bio-olio e acqua. Al termine dell’incontro, i rappresentanti delle associazioni dei consumatori e delle istituzioni presenti hanno visitato giusto gli impianti della bioraffineria e l’impianto pilota “Waste to Fuel”, che è gestito proprio da Eni Rewind.