Circolava ancora la lira quando nacque il progetto della realizzazione di un'infrastruttura portuale a Gela.
Sono passati tre decenni. Allora girava voce di un finanziamento di 30 miliardi di lire. Di quei soldini, nel passaggio all'euro, come di tante promesse, si è persa ogni traccia nel tempo. Ad ogni elezione, nazionale, regionale ed amministrativa, il tema ritorna in auge, per poi abbassare l'asticella dell'attenzione già a partire dall'indomani del voto ed essere quindi ripreso per una nuova campagna elettorale. Da 4 anni si aspetta la conclusione dell'iter autorizzativo della caratterizzazione delle sabbie, propedeutico ai lavori di dragaggio e costruzione del nuovo pennello, per i quali sono destinati quasi 6 milioni delle compensazioni Eni. Soldi dei gelesi.
Sul tema c'era stato un confronto in prefettura alcuni giorni dopo lo scorso ferragosto, con l'allarme rappresentato dal fatto che in questo mese scadeva la validità del campionamento delle sabbie allora eseguito dal Dipartimento di Protezione civile regionale. Ciò significa, rifare un passo indietro e far gravare la procedura di nuovi passaggi burocratici che renderanno praticamente impossibile arrivare a bandire la gara per i lavori entro quest'anno. Si è bruciata, pertanto, un'intera legislatura regionale per vedere il porticciolo ancora insabbiato. In molti sono pronti a scommettere che si brucerà addirittura l'intero mandato del sindaco con il porto rifugio ancora insabbiato.
Intanto da Roma giunge notizia che ci sarà anche Licata, con Gela, nel sistema portuale della Sicilia Occidentale, assieme Palermo, Trapani, Termini Imerese e Porto Empedocle. Un risultato raggiunto grazie a un emendamento approvato alla Camera e che vedeva come primo firmatario il deputato nazionale Alessandro Pagano. Trattasi di un emendamento passato nell'esame in sede referente, nella riunione congiunta delle Commissioni VIII (Ambiente) e IX (Infrastrutture), del disegno di legge di conversione del decreto legge 10 settembre 2021, n. 121, recante disposizioni urgenti in materia di investimenti e sicurezza delle infrastrutture, dei trasporti e della circolazione stradale.
«La Lega – affermano l’eurodeputata Tardino e l’on. Pagano in una dichiarazione congiunta – ha sempre sostenuto che il porto di Licata aveva e ha tutte le carte in regola per diventare uno dei pilastri dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Occidentale, insieme con gli scali di Palermo, Trapani, Termini Imerese, Gela e Porto Empedocle. Siamo riusciti a non farci scappare questa opportunità unica. Stesso importante risultato per la città di Gela, che porta a casa una doppietta, con il riconoscimento del Porto Rifugio e del Porto Isola».
In realtà il ddl in questione, ai sensi dell’art.4, comma 2, lettera b), conteneva già la previsione del porto isola e del porto di rifugio di Gela nell'ambito del Sistema d'autorità portuale della Sicilia occidentale, modificando l'allegato A della legge 28 gennaio 1994, n. 84. Pertanto, l'emendamento a firma di Pagano ha aggiunto "al comma 2, lettera b), dopo le parole: Porto Isola di Gela”, le seguenti parole: “nonché Porto di Licata".
In ogni caso, la conferma nel ddl di conversione del DL infrastrutture, dell’ingresso di Gela nell’autorità portuale di Palermo, significa il riconoscimento istituzionale di due realtà portuali e la possibilità di essere destinatarie di fondi: «c’è ancora tanto da fare per la portualità siciliana – ha ricordato il sottosegretario pentastellato, Giancarlo Cancelleri - e mai come ora tante opportunità sono di possibile realizzazione cogliendo le occasioni offerte dalle risorse del Recovery.
Se vogliamo mettere il sistema portuale al centro dello sviluppo economico del nostro territorio, bisogna investire anche nelle opere infrastrutturali portuali ed è quello per cui mi sto impegnando alacremente. È necessaria – ha concluso il sottosegretario - una visione d’insieme così da riuscire ad esprimere le potenzialità di ogni territorio siciliano».