Dopo un anno di pandemia, diminuisce la popolazione, e non solo

Dopo un anno di pandemia, diminuisce la popolazione, e non solo

La pandemia da Covid-19 ha sconvolto il mondo e cambiato le abitudini dell'intera Umanità. 

In Italia le nascite sono diminuite dalle 420 mila del 2019 alle poco più di 400 mila del 2020. Dalla seconda guerra mondiale a oggi non si era mai verificato, così come non si era registrato l'impressionante numero di morti giunto a quota 700 mila.E a Gela? Come sono andate da noi le cose? 

Grazie alla preziosa collaborazione del dirigente del settore demografico, Emanuele Tuccio, delle responsabili dell'ufficio anagrafe, Rita Psaila, e dello "Stato Civile", Concetta Diliberto, e del personale di questi reparti, abbiamo potuto analizzare i dati del 2019 e del 2020 mettendoli a confronto per le opportune valutazioni anche di ordine sociale.

Il primo fenomeno che salta agli occhi guardando i numeri è il calo di 554 abitanti (-0,75%) della popolazione residente, essendo passata da 74.150 a 73.596 persone. E questo malgrado a Gela le nascite siano state in controtendenza, rispetto al dato nazionale. Qui da noi, infatti, si è avuto un aumento del 6% dei nati vivi rispetto al 2019, essendo passati i bebè da 563 a 599. Una curiosità: a Gela nascono più maschi (307) che femmine (292) ma la popolazione è, come altrove, a maggioranza femminile perchè qui le donne muoiono di meno (311) rispetto agli uomini (384). 

Il calo dei residenti sembrerebbe collegato strettamente al massiccio esodo (+4,2% nell'ultimo anno) di intere famiglie verso le regioni del Nord dopo l'accordo di programma del 2014 che ha portato alla riduzione ai minimi termini del petrolchimico dell'Eni, convertito in bio raffineria, e alla quasi scomparsa dell'indotto. Fermo sugli stessi valori il numero dei morti: 694, nel 2019; 695 nel 2020.

Ma se lo stop allo stabilimento dell'Eni ha causato un crollo dei livelli economici e occupazionali, il dimezzamento del numero dei matrimoni, per le norme anti Covid, ha dato il colpo di grazia al settore Wedding della nostra economia che in Italia ha un giro d'affari di 45 miliardi e che coinvolge sartorie, negozi di abbigliamento, pasticcieri, ristoratori, location, catering, fotografi, gioiellerie, agenzie di viaggio,  fiorai e persino le parrocchie. 

Purtroppo, anche a Gela il numero di coppie convolate a nozze è sceso da 292 a 157, con un taglio netto del 46%. Il danno supererebbe i 10 milioni di euro anche perché con il Corona-virus e il divieto di assembramenti, per quei pochi matrimoni che sono stati celebrati, i protagonisti hanno scelto il rito civile rinviando a tempi migliori quello religioso con abito bianco, parenti e festeggiamenti vari. I matrimoni civili sono leggermente aumentati, passando da 91 a 110 mentre quelli religiosi hanno avuto un tracollo precipitando da 201 ad appena 47 (-76,6%). E il 2021 che sembrava dovesse riportare la situazione pandemica alla normalità è iniziato con segni sempre meno incoraggianti in questo settore. Si spera in una ripresa nella primavera e in particolare nel secondo semestre.

«Viviamo un momento di terribile recessione e di totale incertezza, anche se balena una qualche speranza per via della campagna vaccinale in corso – dice Ennio Greco, titolare della "Grecal show room", un rinomato studio di moda-sposa di Gela –. «Dietro i matrimoni e, più in generale, degli eventi privati si muove in Italia un tessuto economico composto da circa 47 mila aziende e di oltre 800 mila dipendenti».

"Nel 2020, il settore Wedding – lamenta, Greco – è stato il primo ad essere chiuso e l’ultimo ad essere riaperto, registrando così perdite intorno all’80-90% del fatturato». «Fortunatamente la voglia di sposarsi c’è sempre – prosegue Greco – e le giovani coppie si stanno organizzando cercando di celebrare il loro matrimonio in totale sicurezza. In alcuni casi gli sposi propongono agli invitati di fare i tamponi qualche giorno prima della cerimonia mentre in sala i professionisti del Catering, provvederanno al mantenimento delle distanze e al rispetto dei rigidissimi protocolli di sicurezza ... e che Dio ci aiuti». 

Fermi, in parte per la chiusura stagionale in parte per le misure governative anti Covid, anche i centri vacanza e le sale-trattenimento nel comprensorio gelese. Tra questi c'è il Desusino Resort Banqueting di contrada Desusino, a Butera. «Le conseguenze della pandemia – dice Ermelinda La Rocca, amministratrice della Desusino.it srl che gestisce il complesso turistico alberghiero – ci hanno costretti a restare quasi totalmente chiusi per tutto il 2020, con un crollo del nostro volume d'affari passato dai 60-70 eventi privati con 100-200 invitati (matrimoni, convegni, ecc.)  del 2019 agli appena 2 del 2020". Situazioni del genere tagliano le gambe anche ai più forti.

Ma qui si resiste. Si guarda avanti. "Anche noi lavoriamo in un clima di incertezza – spiega l'imprenditrice – perché improvvisi Dpcm hanno cambiato le regole all'ultimo momento, come ad esempio il numero dei partecipanti ammessi, le distanze, l'eliminazione di servizi quale l'animazione, il divieto di ballare. Misure che spesso inducono il committente ad annullare l'intera prenotazione e noi ad accumulare perdite su perdite che nessun ristoro statale potrà mai colmare». Ora si spera in una prossima ripresa. Nel frattempo, Desusino Resort si rifà il look. «Non ce ne stiamo con le mani in mano", dice il proprietario della struttura immobiliare, Gaetano Cantavenera, marito della signora La Rocca. "Stiamo ristrutturando e rinnovando l'intero resort perchè crediamo nella ripresa e nel rilancio della nostra attività e vogliamo dare il meglio del meglio alla nostra clientela».