Chi arriva a Gela in macchina trova cartelli stradali che con pomposa convinzione la definiscono "città video-sorvegliata".
E il visitatore è indotto a pensare che la sicurezza qui è una garanzia assoluta. Tutto infatti dovrebbe essere sotto il controllo di quell'occhio televisivo indiscreto, di quel "grande fratello" voluto dal progetto Pon per la legalità. Una città dove nulla di ciò che avviene nelle piazze e nelle strade sfugge al controllo delle forze di polizia.
Ma è davvero così? Niente affatto. E' tutto il contrario. Qui la città è terra di scorrerie, di scippi, di spaccio, di traffici illeciti. Si continua a bruciare macchine di notte e di giorno. Magari un po' meno rispetto al passato, forse per via del lockdown dovuto al Covid-19. Ma non cessano i furti, i danneggiamenti, il vandalismo, le intimidazioni.
Colpisce la spavalderia degli autori di questi atti di illegalità e di violenza, quasi sempre di giovanissima età che spesso agiscono a viso scoperto. Molti di loro forse sanno che le telecamere del circuito pubblico che funzionano sono poche. Le forze dell'ordine, nelle loro indagini, fanno affidamento sulle preziose immagini registrate da quelle private dei negozi e degli studi professionali. E quasi sempre si arriva all'identificazione degli autori. Risultati positivi che si raggiungono però se l'episodio avviene nelle zone centrali della città. Ma se si tratta di quartieri periferici o luoghi poco frequentati, può succedere che i malviventi la facciano franca.
Negli ultimi tempi l'azione vandalica ha preso di mira il centro storico. È di martedì la notizia del devastante raid vandalico compiuto da sconosciuti, la notte precedente, nel centralissimo Corso Vittorio Emanuele, da via Marconi a piazza Martiri della Libertà (i 4 canti). La violenza si è scatenata soprattutto contro gli arredi di "terrazze" e gazebo realizzati su strada e marciapiedi dai gestori di bar, pizzerie, ristoranti. Rilevanti i danni per i proprietari.
La scena che si presentava dopo l'assalto teppistico era sconcertante, impressionante: fioriere abbattute, sedie e tavoli danneggiati, pareti in plexiglass sfondate, strutture in alluminio demolite. E come se non bastasse, nella stessa notte sono stati danneggiati anche i parchimetri della Ghelas che stampano i tagliandi per la sosta a pagamento.
«Non è tollerabile – scrive, Greco in una nota – che ogni mattina i gelesi dobbiamo svegliarci con la paura di scoprire se mentre dormivamo è successo qualcosa di grave, se qualcuno ha distrutto anni di lavoro e sacrifici con i suoi gesti da invasore barbaro».
Consapevole che qualcosa vada rivista nel sistema di vigilanza della città, il sindaco annuncia le sue iniziative immediate: "Nelle prossime ore, chiederò nuovi controlli e pugno di ferro, confidando nelle forze dell'ordine e nelle loro indagini, che speriamo possano incastrare i responsabili di questi gesti e adottare i giusti provvedimenti per renderli inoffensivi. Tutta la mia solidarietà e la mia vicinanza ai commercianti che stanotte hanno subito grossi danni, come se già non bastasse la crisi dovuta all'emergenza sanitaria».
Un altro episodio simile era stato compiuto nella notte tra il 5 e il 6 gennaio scorso nella stessa zona di Gela.
Presi di mira tavoli, sedie, fioriere e gli addobbi natalizi di Piazza Umberto. Autore del gesto, uno squilibrato che ha avuto il tempo e la possibilità di agire indisturbato nella sua azione devastatrice nel cuore di una città che appare sempre più senza controllo.Non bisogna dimenticare, infatti, gli spettacolari furti notturni compiuti in gioiellerie e tabaccherie del centro con la tecnica delle auto lanciate in velocità come ariete per sfondare vetrine e saracinesche. Ma qui siamo su un altro fronte, quello della criminalità vera e propria, comune o organizzata che sia.
Gli atti vandalici sono altro. Fanno parte di un aspetto forse più inquietante della realtà gelese perché la violenza va vista sempre come manifestazione di disagio sociale, di povertà culturale, di marginalizzazione, di esclusione, di rabbia in uno dei momenti più difficili della nostra storia in cui dobbiamo fare i conti con una devastante crisi economica aggravata dalla pandemia da Coronavirus. Le famiglie stanno subendo durissimi contraccolpi e si sfaldano, aumentano le separazioni, le devianze, cresce l'ansia, lo stress nervoso, le patologie mentali (vedi articolo nel riquadro).
Comunque, attribuire il raid vandalico alla mente malata di un pazzo potrebbe apparire una soluzione di comodo del problema. Per questo bisogna indagare con rapidità e perizia per capire cosa può avere indotto gli autori di questa devastazione ad agire con tanto cinismo contro un’intera città.
Nessuno, infatti, si sente di escludere che possa esserci lo zampino del racket, anche se non esistono precedenti comparabili, oppure che possa trattarsi di una forma di protesta politica oltranzista, finora non rivendicata, contro l'occupazione del suolo pubblico, autorizzata dalla giunta comunale ma mal digerita da tanti.