Sig. Virgadaula, replichiamo brevemente all’intervento-fiume da lei scritto in difesa di Mons. Gisana sul “Corriere di Gela” dello scorso sabato 2 novembre in merito alla vicenda del caso Rugolo, che Mons. Gisana ha gestito come peggio non avrebbe potuto.
Una vicenda che infonde nei nostri cuori – soprattutto nei cuori di chi si sente parte integrante della Chiesa – una profonda tristezza. Per diverse ragioni. 1. L’abisso apertosi tra la “Parola” che i sacerdoti declamano dal pulpito e le “parole” con cui minimizzano le loro gravi responsabilità. 2.
La totale assenza di una sola parola buona nei confronti delle vittime e delle loro famiglie. 3. La protervia con cui Gisana e Co. Sono arroccati a difendere l’indifendibile, respingendo ogni critica come si trattasse di “lesa maestà”. 4. Il silenzio “assordante” del clero diocesano attorno a questa storia. 5. La mancanza di professionalità (quando non proprio la malafede) di quei giornalisti che dimenticano il primo dei Fondamenti deontologici elencati all’articolo 2 del Testo unico dei doveri del giornalista, quello cioè di informare “secondo la verità sostanziale dei fatti”.
Ha richiamato la sentenza di condanna di Rugolo, ma non la parte in cui i giudici, accertata la “condotta coscientemente colposa da parte del vescovo Rosario Gisana”, hanno condannato la Curia vescovile al risarcimento dei danni con la motivazione: “La Curia, nella persona del vescovo, ometteva con ogni evidenza qualsivoglia seria iniziativa a tutela dei minori della sua comunità e dei loro genitori nonostante la titolarità di poteri/doveri conferiti nell’ambito della rivestita funzione di tutela dei fedeli, facilitando l’attività predatoria di un prelato già oggetto di segnalazione”. Parole pesanti come macigni.
Si sorprende che i fedeli “disertano le celebrazioni”. A noi sorprende che il numero di diserzioni non sia maggiore: sono molti i fedeli ad avere il “mal di pancia” (il podcast “La Confessione” sfida gli stomaci più forti!). Si addolora della situazione della diocesi. E chi altri ne è responsabile se non chi ha il preciso compito di guidarla?... Gisana non ha saputo fare il “pastore” perché ha disperso le pecore. Per questo dovrebbe dimettersi.
Riguardo all’”endorsement” del Papa a Gisana, le saremmo assai grati se ce lo spiegasse (noi proprio non ci riusciamo) considerati i reiterati, durissimi interventi di Francesco sulla piaga degli abusi. E per piacere basta con questo ritornello del “chi tra voi è senza peccato scagli per primo la pietra”! Siamo tutti d’accordo che a giudicare sull’animo di ciascuno, sulle sue intenzioni più profonde, sulla sua condanna p sulla sua salvezza, può essere soltanto Dio. Ma d’altra parte siamo tutti d’accordo che non si debbano lasciare liberi gli assassini di uccidere, i ladri di rubare, gli stupratori di stuprare, gli abusatori di abusare!
M. L. King diceva: “Giudico le persone in base ai loro principi, non ai miei”. Sono i sacerdoti a parlarci di principi morali, di coerenza, di umiltà… Noi non siamo “contro” alcuno. Siamo per una Chiesa autentica, che crede nelle parole di Gesù e ne rende testimonianza.
Per il Comitato “Non accetto prediche da chi copre un abuso”
Antonio Messina – Francesco D’Angelo
Gianni Virgadaula, giornalista iscritto all’Ordine, estensore dell’articolo “incriminato”, ha ritenuto di non controreplicare alla lettera di cui sopra. La direzione del giornale, senza entrare nel merito della vicenda, si limita a rispedire al mittente Comitato le considerazioni sui “fondamenti deontoligici” che sarebbero stati ignorati nell’articolo, queste sì, prive di fondamento.
r. c.