Un fallimento generale della classe politica locale, siamo ai limiti del vivere civile.
Non emerge nulla di buono e tutto si nasconde, come se la città fosse tagliata fuori dal mondo intero. E questo vuol dire che i politicanti eletti non hanno una faccia, né occhi per guardare, o voce per spiegarci cosa succede. Non hanno più nulla di solidale pur dovendo occuparsi del destino di famiglie formate da uomini, donne, ragazzi e bambini: esseri umani.
La politica è un servizio nobile e non un affaire personale. La disoccupazione è ai massini livelli, mentre nei bilanci comunali i conti non “quadrano” quasi mai. Chi ci rimette sono i cittadini, costretti a vivere in una città in mano a una politica che agisce incurante dei bisogni elementari, semplici dei residenti, del Popolo Sovrano solo per dieci minuti: il tempo di votare. Degrado e abbandono sono sotto gli occhi di tutti.
La vicenda sconvolgente dell’imprenditore rapinato e picchiato, aggressioni e risse tra giovanissimi, rapine sono all’ordine del giorno, senza una adeguata prospettiva di intervento socio-culturale. Basta con le promesse, le prese in giro, i discorsi rivolti sempre al futuro e mai al presente, le chiacchiere inutili ed inconcludenti di questa pessima ed autocelebrativa amministrazione comunale.
I Cittadini gelesi sono stanchi di questi teatrini di politica politicante ed insulsa. Oggi più che mai è auspicabile che il ritorno alla politica sia un ideale inteso come servizio alla città per il bene comune, anche a costo di sacrifici personali. I principi cui tener fede per passare a una rapida e decisa costruzione del tessuto sociale di Gela è la partecipazione di una amministrazione che volga lo sguardo verso la comprensione dei bisogni, degli interessi per la nostra città e che siano al di sopra di quelli di partito.
Nella consapevolezza delle difficoltà del tempo in cui viviamo c’è l’urgenza di un impegno corale volto alla possibilità di miglioramento, in una attività politica e di solidarietà umana, ponendo al primo posto il lavoro ai giovani come risorsa di crescita del nostro territorio.
Questo triste fenomeno della disoccupazione è un fatto che rompe l’ordine della società, è una contraddizione palese in una Repubblica democratica come la nostra, che si proclama “fondata sul lavoro”. Si parla tanto oggi, anche sotto la spinta di episodi incresciosi, di rinnovamento. Ma il rinnovamento sarebbe puramente strumentale, se non cominciasse dalla coscienza morale e da una pratica fondata sulla concezione del mandato elettorale come servizio e non come “potere”.
Un rinnovamento politico che sia sempre alla ricerca continua di nuovi elementi di crescita sociale, con l’affermazione di valori e obiettivi irrinunciabili. Gela ha bisogno urgente di amministratori comunali capaci e concreti. Se non si hanno tali requisiti, per il bene della Città, è meglio allora dimettersi al più presto e andare a casa.
Antonio Ruvio