Da giornalista della redazione romana del quotidiano Il Giorno, David Sassoli (nella foto) è venuto due volte nella nostra città, come inviato, durante la guerra di mafia, per capire e raccontare ai suoi lettori cosa e perché avesse potuto trasformare il territorio di una laboriosa comunità dedita all'agricoltura, all'industria petrolifera e al commercio, in feroce mattatoio di uomini e donne.
Conobbi David in quell'occasione e nacque subito fra noi una perfetta intesa professionale che si trasformò in vera e disinteressata amicizia.
Mi colpirono di Sassoli la sua semplicità, la sua onestà intellettuale, il suo sorriso. Venne a Gela non per fare il giornalista "mordi e fuggi" della cronaca ad effetto, che marchia a fuoco una popolazione e un territorio.
David, pur nella crudezza del racconto dei fatti sanguinari della guerra di mafia, ha cercato di far capire a tutti il dramma di questa città amministrata male dai suoi politici, saccheggiata dalla speculazione fondiaria e dall'abusivismo, offesa dall'assenza di uno Stato latitante, sfruttata e rapinata delle sue ricchezze, senza investimenti alternativi, con una disoccupazione dilagante e i giovani abbandonati alle lusinghe della droga e della malavita organizzata.
Sassoli si dimostrò attento e rispettoso di Gela, dei suoi problemi, della tragedia che questa città stava vivendo. Con fedeltà e correttezza, tutto questo traspariva dai suoi articoli.
Poi iniziò la sua esperienza televisiva come inviato della Rai, fino ad assumere l'incarico di vice direttore del Tg1. Quindi la svolta con la decisione di dedicarsi alla politica quando accetta di candidarsi col Pd come capolista per l'Italia centrale alle elezioni europee del 2009. Risulta il più suffragato del suo partito e viene eletto presidente del gruppo.
Ci messaggiavamo, di tanto in tanto, per sapere come stavamo e che succedeva in questo tratto di Sicilia, "confine sud dell'Europa". In occasione della sua elezione alla presidenza del parlamento europeo, oltre a porgergli gli auguri fraterni da amico lo invitai a tornare a trovarmi a Gela.
Mi promise che lo avrebbe fatto non appena ne avesse trovato il tempo indispensabile. I suoi impegni per l'Europa, per la difesa della libertà e della democrazia non glielo hanno permesso. E nemmeno la vita, che lo ha lasciato troppo presto. Peccato!
Addio David. Addio amico mio e della mia città. Dio ti accolga nella sua gloria.