Sarà presentato lunedì prossimo, 16 luglio alle19 nella terrazza del Tropico Med, l’ultimo saggio di Pietro Massimo Busetta (nella foto), il Coccodrillo si è affogato, Mezzogiorno: cronache di un fallimento annunciato e di una possibile rinascita, pubblicato di recente da Rubbettino.
L’autore è uno dei più autorevoli osservatori della realtà socio-economica meridionale e siciliana in particolare, docente di statistica economica, Busetta ha guidato per anni la Fondazione Curella e presiede il Consorzio universitario di Agrigento. L’argomento non si può dire che sia nuovo, ma ancor meno si può dire che il problema sia stato risolto.
«Purtroppo il 1861, l’anno dell’unità politica d’Italia, non ha trovato ancora un anno corrispondente che determini come in Germania l’unità economica del Paese ».
Può sembrare un vecchio ritornello che sentiamo da 150 anni, ma nella versione di Busetta non ci sono solo i limiti della realtà meridionale, a essi si associano le potenzialità di un’ampia area del Paese e vengono indicate concrete vie d’uscita dall’atavico problema, senza piangersi addosso, come il leggendario coccodrillo. Gela, simbolo “di una storia meridionale”, rappresenta un perfetto paradigma di ciò che Busetta racconta nel libro.
La Città dove è stato imposto un modello di sviluppo dall’alto, e poi sempre dall’alto sono state spente le ciminiere, e con esse le luci della ribalta e del benessere economico durato più di mezzo secolo; il luogo dove tutto sembra sospeso, perfino l’appartenenza all’area sovra comunale: si sceglie la città metropolitana di Catania e si rimane nel consorzio di Caltanissetta. Gela rimasta senza guida che, forse suo malgrado, proprio lo stabilimento ha rappresentato per decenni; paese illuso da annunciate e false rivoluzioni. La Città è in cerca di idee per pensare al suo presente e costruire il suo futuro.
Con questo appuntamento inizia anche per Cifra, associazione che riunisce di fatto un gruppo di persone vogliose di pensare e fare per Gela, una seconda fase, in cui l’associazione mira a diventare un luogo costante di idee e di azioni da proporre al territorio. In armonia con altri soggetti, non solo di Gela, per aiutare la Città a non cadere in un pericoloso provincialismo. Per cui, anche questa iniziativa è stata pensata e organizzata insieme a partner già consolidati: l’associazione Mediterraneo, Sicilia, Europa e lo Sprar gestito dalla Gela Ambiente, il saggio di Busetta dedica due paragrafi alle potenzialità che possono crearsi qualora il meridione diventasse centro sanitario e formativo per il Nord e Centro Africa.
C’è bisogno del contributo di tutti per ripartire – perché riprendendo la conclusione di Pietro Busetta – «Se qualcuno pensa di salvarsi, tagliando lo stivale per farlo affondare nel suo sottosviluppo si sbaglia di grosso. Questo Paese dimezzato perderà quel ruolo di grande dell’Europa che finora ha avuto che lo ha portato nelle idee luminose di Ventotene ad essere Paese fondatore dell’Europa, e non ha alternative: o digerisce il boccone, che con protervia, arroganza e scarsa visione, ha inghiottito oppure si affogherà come quel coccodrillo che uccide e poi cerca di mangiare un bue troppo grande e muore perché incapace di digerirlo».
Il cambiamento parte, deve partire, dal Sud, dalla Sicilia, da Gela, ci crediamo e per questo continueremo a dare sempre di più.