Domanda: Cosa deve rimuovere lo Stato secondo quanto è scritto nell’art. 3 della Costituzione?
Risposta: Gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono la libera crescita della persona umana.
Altra domanda: Chi deve promuovere?
Altra risposta: Prevalentemente la scuola che ha questa specifica mission, diversificandosi da altre istituzioni che ‘dovrebbero’ assolvere anche ad altri compiti.
Quindi, non mi stupisce la domanda volutamente retorica di Salvatore Parlagreco a conclusione del suo ‘robusto’ articolo sul “Voto di comportamento!, ironizzando, ma non troppo, sulla pagella per il comportamento dei Ministri della Repubblica guidati, aggiungo io, da una Presidente che va ad accogliere all’aeroporto un assassino condannato all’ergastolo per avere ucciso un uomo che aveva tentato di truffare….
E’ risaputo che i sistemi comunicativi, dalla tv ai social, condizionino non poco i comportamenti degli umani anche quando sono ispirati inconsciamente a determinati sistemi valoriali.
La scuola italiana ha perpetuato per moltissimi anni i valori del patriarcato autoritario e fascista grazie ai quali selezionava la classe dirigente dello Stato che era quella a ciò chiamata per predestinazione socioeconomica.
La Repubblica, nata dalla Liberazione dal fascismo, ha messo in moto una macchina diretta al superamento dei gap, nonostante i residui discriminatori molto pericolosi, andando oltre la scuola-caserma o luogo di detenzione come il Panopticon di J. Bentham esaminato lucidamente da M. Foucault nel suo “Sorvegliare e punire”.
La scuola italiana è andata avanti trasformandosi in ‘ascensore sociale’ ed ha permesso alle classi sociali più svantaggiate di accedere ai piani alti della società “cambiando pelle”, come avrebbe detto A. Gramsci.
L’istituzione del ‘presalario’ ha permesso a molti giovani di continuare gli studi a livello universitario, di conseguire la laurea e di avviarsi all’esercizio di professioni di elevato prestigio.
Sono convinto che oggi non è più sufficiente al pensiero di avvalersi degli strumenti dialettici per comprendere il ‘presente’ come avevano fatto gli ‘scienziati’ illuminati dell’’800 e del ‘900. Famiglia, società civile e Stato erano categorie studiate da Hegel, rivisitate da Marx e dalla Scuola di Francoforte che hanno cercato di ‘spiegare’ le strutture della società contemporanea. Quelle categorie non bastano a comprendere! Sorge la domanda: Famiglia, società civile e Stato conservano ancora la forza con la quale promuovere i processi sociali?
Quella che sta crescendo, dentro la scuola e fuori da essa, è la “screen generation” che “deve” affrontare il cosiddetto ‘digital divide’ o di convivervi Nei confronti del quale la scuola dovrebbe agire come alternativa agli ‘attori’ che gestiscono le piattaforme informatiche senza alcun controllo per realizzare, grazie alla complicità diffusa, profitti in termini squisitamente finanziari con il fattivo contributo di chi avalla un’etica secondo la quale tutto ciò che ha un valore monetario è anche giuridicamente lecito. Tale logica è fortemente attrattiva e viene presentata come valore concreto che non ha alternative. Le proposte alternative altro non sono che chiacchiere, ideologie, filosofia!
La scuola può conquistarsi uno spazio per ‘distrarre’ la screen generation dal monopolio feroce ed escludente della corsa frenetica all’accaparramento del denaro con ogni mezzo?
Domanda conclusiva: Serve rispolverare la disciplina ‘sanzionatoria’ con voti sul comportamento, vietare, proibire. “Sorvegliare e punire” riproponendo un più sofisticato Panopticon?
Risposta: Credo proprio di no! Superato il modello verticistico, la scuola deve ‘collaborare’ con tanti ‘luoghi’ per invogliare i ‘nativi digitali’ a sapere “esplorare in compagnia”, “Peer to Peer”.
Ricordo con piacere un’espressione icastica del socialista Pietro Nenni che descrisse lo Stato Italiano “Forte con i deboli e debole con i forti” Di nuovo? Duro con i voti di comportamento e con i manganelli contro gli studenti; accogliente con i ladri e gli assassini!