L’opera editata da Kronomedia, “Eschilo, l’enigma dell’aquila assassina”, è nelle librerie di Gela e presto verrà presentata in città.
L’accoglienza del libro è stata sorprendente, l’iniziativa editoriale parte sotto buoni auspici. Il testo è preceduto da una introduzione firmata dal prof. Marco Trainito, docente di docente di Storia e Filosofia, Dottore di Ricerca in Filosofia, Storia delle idee e Scienze cognitive.
Aprire un fascicolo a carico di ignoti sulla morte di Eschilo di Eleusi, avvenuta nel 456 a.C., come usa oggi la magistratura inquirente, su un cold case, è un artificio, forse una stramberia, non per questo immotivata”, scrive Salvatore Parlagreco nella parte iniziale del secondo capitolo di questa sua strabiliante avventura narrativa. Ritagliandosi uno spazio di scrittura inedito al confine tra la fiction, l’indagine giornalistica e il saggio storico-letterario, Parlagreco conduce il lettore nei meandri di una vicenda troppo frettolosamente affidata, in mancanza di fonti affidabili, all’aneddotica fantasiosa: la morte di Eschilo.
Eschilo ha vissuto a Gela per tre anni prima della sua morte, avvenuta nel 456 a.C. Non ci sono reperti o scritti che attestino la sua presenza in città. La leggenda narra che morì a causa dell’attacco accidentale di un’aquila, che avrebbe scagliato una tartaruga sul suo capo calvo, credendo che fosse una pietra, per romperne il guscio.
La morte di Eschilo è stata vista come una punizione divina, poiché l’aquila era associata a Zeus e la tartaruga a Hermes. Nonostante le fonti primarie siano scarne e possano aver subito l’effetto distorcente di schemi narrativi rigidamente codificati in chiave mitologica, l’aneddoto è diventato una leggenda storica. Esistono anche un epitaffio e il responso di un oracolo che indicano la causa della morte di Eschilo come proveniente dal cielo. Eppure, l’idea che il poeta non potesse aver avuto nemici è ingenua, poiché il suo ruolo e le sue opere potevano suscitare ostilità in una società in pieno tumulto politico-culturale, come scopriranno a proprie spese, appena qualche decennio dopo, Anassagora, Protagora e lo stesso martire antonomastico della filosofia: Socrate.
Indagare sulla morte di Eschilo e scoprire la verità è complicato, ma potrebbe svelare aspetti meno edulcorati della sua personalità e le relazioni che ha intrattenuto durante la sua vita. E sullo sfondo si stagliano, sinistri come in un thriller storico, un’accusa di empietà, un processo, una fuga e una vendetta forse portata a termine da sicari al soldo della casta degli sciamani dell’epoca.