Va in scena domenica 23 aprile al teatro Eschilo di Gela (ore 20) La raccomandazione, commedia brillante in due atti liberamente tratta dall’omonimo romanzo dello scrittore Rocco Chimera (edito da La torre dei Venti di Milano-gruppo editoriale Tabula Fati) e sceneggiata e diretta dall’architetto Vincenzo Coniglio, entrambi di Butera.
Ad organizzare e a promuovere l’evento la Proloco di Butera. Questa la trama: un manager milanese viene convinto dalla moglie siciliana a trasferirsi nell’Isola dove occuperebbe un posto di formatore in un istituto per lo sviluppo delle idee a partecipazione regionale, dove entrerebbe grazie alla raccomandazione di un politico amico di famiglia.
L’opera è già stata portata in scena con successo al cine teatro “don Giulio Scuvera” di Butera e verrà rappresentata nei teatri e nelle scuole della provincia di Caltanisetta. Questi gli attori con i relativi personaggi: Fabio Garufo (Aurelio Freschi), Rosangela Volpe (Irene Farbo), Giovanni Emmanuello (Ciccio Parrinelli), Pierangelo Chiolo (Salvatore Farbo e Fofò Sucameli) e Adriana Garufo (Immacolata Concezione).
Rocco Chimera nel 2004 ha vinto il premio letterario “Le Agavi – città di Scilla” per il libro Ho baciato Totò Cuffaro. Abbiamo rivolto un paio di domande all’autore di questa nuova opera letteraria.
– Come si è arrivati alla trasposizione in chiave teatrale di un testo in prosa?
«Enzo Coniglio – oltre ad essere un valente architetto – si diletta nella regia, è un mio caro amico ed è di Butera come me. Qualche tempo fa ascoltando la lettura di alcune pagine del libro durante una presentazione a Riesi si è letteralmente innamorato del testo che ben si presta alla trasposizione teatrale e da lì è nata l’idea di farne un’opera per il teatro. Ha così scritto la sceneggiatura».
– Quale sarà il prossimo lavoro di Rocco Chimera?
«L’idea è quella di continuare su questa scia teatrale anche per le altre mie opere narrative, come ad esempio Ho baciato Totò Cuffaro. Nei miei libri rappresento la sicilianità tipica della nostra terra, delle cose che non sono mai come appaiono, che ho cercato di rappresentare in modo ironico ed intelligente. Cose che sono una fonte narrativo-teatrale inesauribile di scherzo e pensosità tipica di quei personaggi nostrani che s’affannano senza rimedio e che ben si prestano ad essere portati sulla scena».