Secondo quanto si legge nella sua biografia, l’artista e scrittrice gelese, Giuliana Fraglica(nella foto), era “una bambina dotata di sfrenata fantasia, testarda e determinata”, che sin da piccola scopre l’amore per la lettura – trasmessole dal padre – e per la scrittura di testi principalmente di genere fantastico, avvicinandosi anche al canto e cominciando da autodidatta a scrivere canzoni di suo pugno già all’età di 8 anni.
Il suo ultimo libro, Tu sei una meraviglia 2, come il precedente Tu sei una meraviglia, è andato in ristampa in pochissime settimane, confermando del resto il potenziale già espresso nelle prime due fatiche, Tuono e Scintilla. Tutte storie utilizzate da molti istituti scolastici come testi di narrativa: «E’ un qualcosa – ci confessa – che mi soddisfa non poco e che mi rende grata, sia alla vita che alla gente, come gli insegnanti ed i dirigenti scolastici che credono in quello che faccio. Il sostegno è fondamentale per andare sempre oltre e fare sempre meglio. E’ uno stimolo al miglioramento. Cresco io e crescono i miei lettori. Fare questo lavoro è stimolante emotivamente. Grazie sempre».
Personalità artistica alquanto versatile, nel 1998 debutta discograficamente a soli 19 anni, segnalandosi per il suo timbro vocale oltre ad essere l’autrice dei testi. Quattro anni dopo entra nel progetto musicale di Vincenzo Callea, “Flanders”, in cui canta e scrive in inglese.
Con la band si trasferisce per un periodo negli Usa, a San Francisco. Con i singoli Behind e Time arriva anche il successo: «di quel periodo – dichiara – mi è rimasta l'esperienza su cui tanti non possono contare. Una esperienza di confronto, crescita, condivisione, professionalità con gente che vive e lavora dall'altra parte del mondo, con una mentalità completamente diversa e un'idea di lavoro costante e proficuo. Assolutamente un'esperienza che mi accompagna in ogni cosa che faccio adesso».
Intanto sboccia l’amore per il teatro, dopo l’infatuazione adolescenziale durante gli anni del liceo classico. Determinante è l’incontro con il maestro Antonio Caruso, mentre frequenta la “Accademia internazionale del Musical” di Catania.
Vede la luce così il primo spettacolo, “Stanotte dormo tranquilla, una terapia contro il bruxismo”, a cui seguiranno altre produzioni teatrali sempre da lei scritte, dirette ed interpretate. Sicché da amore e passione, il teatro diventa un impegno costante, attuale e reale, a contatto con i giovani allievi dei suoi corsi che tiene oramai da una decina di anni: «il teatro – ammette – è il mio lavoro, che faccio con passione e amore nei confronti del palcoscenico, ma soprattutto dei ragazzi. Nasco attrice e continuo ad esserlo, ma sono fondamentalmente una pedagogista teatrale.
Per me, la performance è secondaria rispetto al percorso umano e artistico che i ragazzi fanno al laboratorio “Oplab” e nelle scuole dove operano. Senza umanità, non c'è teatro e senza condivisione e collaborazione non c'è umanità. A questo, deve servire il teatro per i giovani: a creare educazione, cultura e ad arricchire la loro umanità».
Quella cultura che in questa città è come un fiore che non riesce a germogliare in tutto il suo splendore, mentre si dibatte ancora se perché le radici della pianta sono deboli o perché è poco, se non nulla, l’acqua spesa per innaffiata. Per Giuliana, pero, sono due face della stessa medaglia: «Non bisogna mai smettere di seminare – ci dice – e mai arrendersi. È una questione d'amore per il mondo, le cose, le persone». E per il futuro? «ho in cantiere tanti progetti – conclude – ma l’unico che posso svelare è sicuramente la stesura di un libro nuovo, con un tema che mi sta davvero a cuore... no, no, non posso dirlo».