Il 15 marzo del 1922, dopo il grande successo della prima berlinese, usciva nelle sale Nosferatu il vampiro (titolo originale Nosferatu, eine Symphonie des Grauens), uno dei più celebri film horror di tutti i tempi.
Friedrich Wilhelm Murnau ne fu il geniale regista e sceneggiatore.
Tratto dall'ononimo romanzo di Bram Stoker, il capolavoro del cinema espressionista tedesco venne riadattato da Henrik Galeen, e il nome di Dracula venne cambiato in Orlok. Il film, della durata di 94 minuti e accompagnato dalle musiche di Hans Herdmann, ottenne subito in tutta la Repubblica di Weimar strepitosi consensi di pubblico e di critica. Ad interpretare il conte Orlok (alias Nosferatu) fu il “misterioso” attore tedesco Max Schreck, misterioso perchè secondo una leggenda dietro il suo volto si celava un vero vampiro. D'altronde, questa bizzarra ed inverosimile ipotesi venne raccontata nel 2000 del regista E. Elias Merhige, nel film L'ombra del vampiro, nella quale Murnau veniva interpretato da John Malkoviche e Max Schreck da Willem Dafoe.
Prodotta dalla Prana Film, la pellicola di Murnau venne realizzata appena quattro anni dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, cui lo stesso regista aveva partecipato dapprima come tenente di fanteria e poi come ufficiale pilota da caccia. E' quindi giusto pensare che lo straordinario successo del film derivò dalle sequenze così pregne di morte, di orrore, di disfacimento, in cui i tedeschi che avevano vissuto come ratti nelle trincee si riconoscevano.
Insomma, il film rappresentava l'anima malata della Germania, il crollo economico dello Stato, le paure più recondite di un popolo affamato, umiliato e sconfitto. Certo è che sul piano artistico, Nosferatu anche agli occhi di noi moderni si presenta come un'opera di grandissimo spessore espressivo, non solo per le capacità interpretative degli attori, ma pure per le rivoluzionarie tecniche di ripresa che Murnau utilizzò al fine di rendere ancora più spettrali alcune sequenze del film.
Nel 1979 venne anche girato un remake della pellicola dal titolo Nosferatu, il principe della notte, interpretato da Klaus Kinski, Bruno Ganz e Isabelle Adjani, per la regia di Warner Herzog. Un film di buona fattura, stavolta a colori, ma certamente lontano dal suo “pro-genitore”.
Sono onorato del fatto che nel 2009 il mio film Il bacio di Lilith, che nel 2015 ebbe pure una limitata distribuzione in dvd negli Usa con il titolo Lilith, a Vampire Who Comes Back, venne accostato al capolavoro di Murnau dal prof. Aldo Bernardini, il massimo studioso del cinema muto italiano, autore di innumerevoli saggi di grande rilevanza nel panorama della bibliografia cinematografica nazionale ed europea.
Ma tornando al Nosferatu di Murnau, occorre dire come il suo film rimanga nel suo generato insuperato, ed è pure da considerare il capostipite della filmografia “vampiresca”, sebbene negli Anni '10 si erano già realizzate pellicole aventi come protagoniste figure di vampiri, soprattutto femminili, interpretate da mitiche dive del cinema muto come Theda Bara e Musidora. Ma nella letteratura cinematografica dei “non morti”, nel 1930 sarebbe entrato di prepotenza anche il Dracula di Tod Browning, interpretato da Bela Lugosi, l'attore ungherese che, deceduto nel 1956 per infarto, volle farsi seppellire con il mantello del personaggio che lo aveva reso famoso, forse convinto che ogni mezzanotte si sarebbe risollevato dalla bara.