Fra Perugia e Foligno, sono iniziate le riprese del film “Dante” prodotto da Rai Cinema e Duea Film, per la regia di Pupi Avati(nella foto a destra, con Gianni Virgadaula).
Il maestro bologneselavora a questo progetto da 18 anni e finalmente, proprio nel 700 anniversario della morte del Sommo Poeta, può coronare questo suo antico sogno. Protagonista del film è Sergio Castellitto, nel ruolo di Boccaccio, il poeta che ebbe una grande venerazione per Dante, e che dopo la morte si batté perché la sua memoria offesa venisse riscattata da Firenze che lo aveva bandito, e la Divina Commedia venisse conosciuta e divulgata in ogni dove. Boccaccio fra l’altro, attraverso il suo Trattaterello in Laude di Dante fu il primobiografo dell’Alighieri.
Per il film di Avati sono previste 11 settimane di lavorazione fra Umbria, Marche, Romagna e Toscana. E accanto ad Avati ritroviamo il Gianni Virgadaula che sarà impegnato sul set per la realizzazione di un “dietro le quinte”. Si perpetua così una collaborazione fra il grande cineasta bolognese e il regista siciliano, iniziata nel 2000 con “I cavalieri che fecero l’impresa” anche quello un film ambientato nel Medioevo.
Virgadaula si è detto felice di questa opportunità concessagli da Pupi, concretizzatasi ad aprile proprio a casa di Avati. Quel pomeriggio – racconta il regista di “Gelone” – nonostante le mille difficoltà organizzative che il progetto presentava, e le ancora tante incertezze, Pupi mi rassicurò che avrei potuto girare il mio speciale sul set, come già avevo fatto in altri precedenti suoi film”.
La Valnerina, la valle spoletana e altre zone dell’Umbria faranno da scenografia al racconto di Avati. E la macchina da presa del regista accompagnerà Boccaccio nel suo viaggio accompagnando idealmente ciascuno di noi alla riscoperta di Dante, per una più profonda conoscenza del poeta fiorentino che la scuola – come dice lo stesso regista - non sempre ci ha fatto amare, forse perché nessuno ha saputo raccontarcene l’umanità, la generosità, il coraggio, ed anche le tante sventure che attraversarono la sua vita tribolata, dalla morte della madre a soli 5 anni, all’amore per Beatrice, al lungo e triste esilio che lo vide morire esule a Ravenna il 14 settembre del 1321.