L’Istituto Ettore Majorana di Gela continua la sua attività formativa con i “Semi di Lampedusa”, laboratori rigorosamente online, promossi dal “Comitato del 3 ottobre”, volti a tenere vivo l’interesse degli alunni per la tutela dei diritti umani, che rischiano di essere dimenticati e cancellati in Italia, in Europa e nel mondo.
L’obiettivo è quello di sensibilizzare le giovani generazioni sui temi dell’integrazione, attraverso il dialogo per non dimenticare la tragedia avvenuta al largo di Lampedusa il 3 ottobre 2013, in cui hanno perso la vita 368 migranti. L’incontro di mercoledì pomeriggio, rivolto a tutte le classi quinte dell’Istituto, ha visto la partecipazione dell’avvocato Eugenio Alfano, del “Comitato 3 ottobre”, in rappresentanza di Amnesty International. Molto partecipata e caratterizzata da forti emozioni la risposta degli studenti del Majorana, che hanno dato vita ad un dibattito sul tema della protezione internazionale. Ha aperto l’incontro la dirigente dell’Istituto, dott.ssa Linda Bentivegna, che ha sottolineato, tra l’altro, l’importanza del ruolo educativo della Scuola in questo particolare momento storico.
«L’educazione – ha detto – è un potente strumento contro le violazioni dei diritti umani, nonché importante contributo alla coesione sociale e alla giustizia sociale, oggi più che mai». Al laboratorio formativo hanno partecipato gli studenti del liceo Charles de Gaulle di Londra, partner europeo dell’Istituto Majorana di Gela, accompagnati dalla loro docente di Lingue Ernestina Meloni che ha definito l’incontro con il Comitato e con la scuola siciliana “il sole in un momento di buio nero, come quello che attualmente stiamo vivendo a Londra, a causa del Covid”.
La dirigente ha poi introdotto l’intervento di Eugenio Alfano, avvocato del Foro di Firenze, specializzato in diritto dell'Immigrazione, che si occupa di protezione internazionale, minori stranieri non accompagnati e tratta degli esseri umani. L’avvocato Alfano ha approfondito con gli studenti le tematiche legate alla protezione internazionale, allo status di rifugiato, alla Convenzione di Ginevra, al sistema di accoglienza in Italia, raccontando anche le esperienze personali vissute in prima persona. Una testimonianza forte che ha emozionato gli studenti, avvicinandoli alle sofferenze di coloro che fuggono, per vari motivi, dalla propria terra, affrontando un’odissea, alla disperata ricerca di una vita migliore.
L’Istituto partecipa al progetto Porte d’Europa già da anni con le classi quarte e quinte dell’indirizzo Liceo Artistico e Nautico. Alcuni alunni hanno commentato quanto accaduto il 3 ottobre del 2013. «Un’esperienza toccante – racconta l’alunna Serena Caverna della 5 Liceo – che ci ha coinvolti in prima persona, lasciando un segno indelebile nelle nostre coscienze. Abbiamo toccato con mano la capacità di tanti volontari di donare se stessi nel sogno – che non vogliamo assolutamente considerare utopico – di una società aperta e solidale, disposta ad accogliere chi soffre nella piena consapevolezza di adesione e di empatia delle loro vite disperate».
La referente del progetto, prof.ssa di Lettere Sonia Madonia, sottolinea «l’impoverimento emotivo della società attuale e l’esigenza di formare cittadini attivi in sintonia con l’Unione Europea. Un impegno che non può ridursi alla sola conoscenza delle tappe e delle linee fondamentali della normativa, ma deve confrontarsi anche con le problematiche politiche ed economiche, e i programmi di azione, deliberati e finanziati dalle istituzioni». L’incontro si è chiuso con la visione di un filmato realizzato dalle alunne della IV Liceo, selezionato e premiato nel 2020.