I colpi d’ascia che il governo ha dovuto dare imponendo restrizioni alle varie categorie produttive del Paese, come unica arma disponibile per scoraggiare assembramenti e fughe in avanti incontrollate – e quindi combattere il diffondersi del covid – non hanno risparmiato i produttori di cultura, arte e spettacolo.
Il danno che ha dovuto subire questo settore, che considerarlo di solo intrattenimento è riduttivo, visto che abbraccia cinema, teatri, musei ed eventi musicali, ha messo in ginocchio un’intera categoria. Senza considerare l’impatto sociale che la “fermata” ha avuto nei territori, non riscontrabile neppure in tempi di guerra.
A Gela, come in altre parti dove il virus l’ha fatta da padrone, si sono fermate le attività legate a questo settore: da mesi niente cinema, niente concertini, né spettacoli teatrali.
Ne abbiamo parlato con Anna Salsetta (nella foto), cantante molto conosciuta in città e nel circondario, espressione tra le più genuine e talentuose, che da più di dieci anni ormai calca senza sosta i palcoscenici di mezza Sicilia. Ci ha confidato di aver sofferto molto questa sorta di fermo preventivo a cui è stato sottoposto il suo mondo, e non solo il suo. Ecco come ha risposto alle nostre domande.
– Cominciamo da dove ci siamo fermati. Quando è stata l'ultima volta in cui ti sei esibita in pubblico? Dove e in quale occasione?
«Era il 15 dicembre dello scorso anno e come ogni anno, da tre anni a questa parte, ero la conduttrice della serata svoltasi al teatro Eschilo di Gela, in occasione della festa del donatore, organizzata dalla Fidas Adas di Gela. In quell’occasione, mi sono anche esibita in diverse performance canore approfittando di un teatro gremito di gente. Quella è stata l’ultima volta in un teatro. Poi a marzo, la chiusura totale».
– Per un artista, cosa significa dover rinunciare ad esprimere la propria arte?
«E’ devastante, parlo per esperienza personale. A marzo, durante il primo lockdown, ho anche avuto un problema alle corde vocali, dovuto proprio allo stress psicologico cui tutti siamo stati sottoposti. Ho passato dei momenti che non auguro a nessuno. Purtroppo lo stress, il nervosismo, l’insonnia di cui tutti abbiamo sofferto durante la prima chiusura, hanno dato origine a dei disturbi vocali. Le emozioni si traducono in tensioni che si riflettono inevitabilmente sulla qualità della voce. Non lo avevo mai detto a nessuno; gli unici a saperlo, a parte la mia famiglia, sono il mio foniatra e la mia logopedista. Adesso però sono guarita, per fortuna. Come per tutti, uomini o donne che fanno spettacolo, mi manca il pubblico, mi mancano gli applausi scroscianti, i consensi, mi manca stare al centro dell’attenzione, “prendere a morsi” il palco, mi manca il terreno sotto i piedi, mi manca tutto, mi manca l’aria! Se non sono sul palcoscenico, se non comunico le mie emozioni non sono io, mi spengo. Io canto perché sono, dico sempre e grazie alla mia voce, grazie a questo dono immenso, esprimo il mio essere e mi distinguo dagli altri. Io senza la mia voce non sono io, io senza la mia voce non sono nessuno»!
– Come hai vissuto la prima chiusura forzata della primavera scorsa e come stai vivendo questa fase?
«Malissimo la prima chiusura. Per un mese e mezzo non ho cantato, non me la sentivo. Il mio stato emotivo non mi permetteva di farlo. Quando ho deciso di riprendere a cantare ho capito che avevo fatto uno sbaglio a fermarmi, perché anche in questa occasione la musica mi ha salvata, mi ha “rimessa in piedi’. Da lì in poi non ho più smesso fino alla scoperta dei disturbi vocali. L’incubo purtroppo è tornato. Mio marito é un operatore sanitario e l’ansia, la paura che possa succedergli qualcosa è sempre tanta. Sicuramente per salvaguardare la salute dei nostri figli saremo costretti a dividerci. Come potrei sentirmi? Ho fede in Dio, spero che protegga la mia famiglia e che questo incubo abbia fine prima possibile. Per il resto cercherò di essere forte per i miei figli. E stavolta spero di cantare, cantare, cantare. È l’unica medicina»!
– Ritieni siano tutte sensate le decisioni prese dal governo nazionale per arginare questa nuova ondata del virus?
«Ritengo che il governo nazionale stia facendo del suo meglio. La situazione è drammatica e a mio avviso, nonostante i diversi errori, il premier Conte sta fronteggiando un’emergenza mai esistita prima e nel bene e nel male bisogna affidarsi a lui e ai suoi consulenti tecnici. Non mi trovo d’accordo su alcune misure economiche adottate finora e su alcuni punti del nuovo Dpcm».
– Quali sono i provvedimenti che ritieni sbagliati?
«Questo ultimo decreto secondo me non produrrà nulla di buono. Sono dell’opinione che o chiudi tutto o apri tutto; le cose a metà non mi sono mai piaciute. Purtroppo la gente non rispetta le regole. L’unica soluzione al problema è quella di chiudere e anche in fretta e dare dei sussidi ai meno abbienti e aiuti a commercianti e piccoli imprenditori. E poi sospendere le tasse per il periodo di chiusura. Poi ovviamente, in quanto artista, mi sento toccata dalla scelta del governo di chiudere per prima i teatri, i cinema, e in generale tutti i luoghi dove si fa cultura, arte, spettacolo. Le sale si sono rivelate dei luoghi sicuri perché rispettano tutti i protocolli, quindi perché chiuderli ? L’arte è cultura, l’arte è essenziale, non è un passatempo, è un lavoro. Questa scelta è il riflesso di una società malata che reputa si possa sacrificare la cultura e ritiene che l’arte in generale non sia motivo di crescita per la comunità. Il teatro, così come la musica, è uno dei pochi antidoti alla paura che ci attanaglia».
– Come giudichi il comportamento dei gelesi di fronte alle prescrizioni governative?
«I gelesi in gran parte sono strafottenti, non rispettano le regole, sottovalutano il pericolo, sfidandolo, perdendo di vista il fatto che qui in Sicilia non abbiamo strutture adeguate a fronteggiare l’emergenza. Vedo tanto menefreghismo, sopratutto da parte dei giovani e questo mi infastidisce perché io, convivendo con un operatore sanitario, tocco con mano ogni giorno la pericolosità di questo virus».
– Torniamo alla musica. A casa ovviamente nessuno ti vieta di cantare, sia pure con uno stato d'animo velato di tristezza per quel che stiamo vivendo un po’ tutti, ma quanto ti manca esibirti davanti al pubblico?
«Mi manca davvero tanto esibirmi davanti al mio pubblico. Per me cantare su un palcoscenico rappresenta la vita. Sul palco mi trasformo, sul palco sto bene, mi dimentico del mondo lì fuori ed esisto solo io e le mie emozioni che fremo di condividere col mio pubblico».
– Appena tutto sarà finito – speriamo presto – da dove ti piacerebbe ricominciare?
«Mi piacerebbe ricominciare da un progetto discografico... Chissà»!
Il «Chi è» di Anna Salsetta
Nasce nel 1989 a Gela, dove vive. Comincia a studiare canto all'etá di 9 anni.
Dopo avere conseguito la maturità classica al liceo Eschilo di Gela, si iscrive all'Università di Messina, dove si laurea in Dams (Discipline delle arti, della musica e dello spettacolo). Cantante professionista, affascinata dalla musica, ha ricevuto numerosi premi tra cui quello di “Eccellenza gelese”.
Vincitrice di concorsi canori in tutta la Sicilia, nel 2010 è finalista tra i concorrenti di X factor.
Anna Salsetta è una cantante pop la cui versatilità le ha permesso negli anni di interpretare vari generi musicali. Tra i premi più importanti ricevuti, il Premio Radio 2016” di Montecarlo nell'ambito del concorso canoro internazionale "Sanremo music award", dove ha rappresentato la Sicilia. Quel premio le è valso anche un contratto discografico e un singolo con un artista di livello internazionale.
Anna Salsetta ha ricevuto anche il prestigioso riconoscimento Donna Siciliana 2018 “per la poliedrica attività canora, artistica ed umana”.
Sta lavorando al suo primo disco che contiene anche il primo singolo che le ha permesso di accedere alle selezioni delle nuove proposte del Festival di Sanremo. È presentatrice, modella e vincitrice di concorsi di bellezza.
Canta accompagnata da musicisti professionisti. Ensemble Smile é l’ultimo progetto di cui fa parte, un omaggio musicale al compositore Kurt Weill. Ultima tappa del progetto, il museo Diocesano di Catania.