Occorrerebbe un’intera enciclopedia per parlare di Clint Eastwood, (nella foto) l’attore regista americano divenuto famoso grazie ai film di Sergio Leone.
Nato a San Francisco il 31 gennaio 1930, Estawood , dopo essere stato una promessa del basket grazie anche ai suoi 193 centimetri d’altezza, esordì nel cinema – a seguito di un provino fatto quasi per gioco – nel 1955, dopo che la Universal lo aveva messo sotto contratto con una paga di 75 dollari la settimana. Egli quindi fu impegnato in figurazioni speciali e ruoli di secondo piano, che risultarono però essere per lui una preziosa gavetta.
Poi, nel 1959, il giovane attore ebbe la sua grande opportunità quando venne chiamato ad interpretare il ruolo di protagonista ne Gli uomini della prateria, una serie televisiva dove impersonava il cow-boy Rowdy Yates. Quella parte gli diede successo e popolarità, e 4 anni dopo fu anche il suo lasciapassare per l’Italia, quando Leone, nel 1963, lo chiamò per interpretare il ruolo de "L’uomo senza nome” in Per un pugno di dollari, il film che nel 1964 segnò la nascita del Western all’italiana, altrimenti detto “Spaghetti western”. In quella pellicola Estawood era un infallibile pistolero, il cui personaggio sembrava quasi stilizzato da pochi tratti essenziali ma che ben lo caratterizzavano: il cappello calato sugli occhi, un poncho messicano e un mozzico di sigaro in bocca.
Con quello stesso costume Clint girò il successivo Per qualche dollaro in più (1965) e Il buono, il brutto e il cattivo (1966), che insieme formano la “trilogia del dollaro”. Trilogia che fece di lui il re del Western all’italiana, palma condivisa con Giuliano Gemma, di cui l’attore americano aveva grandissima stima. Certo è che la fortuna di Estawood fu determinata dal genio di Sergio Leone, che seppe valorizzarne come nessuno prima il talento. E Leone, a sua volta divenne uno dei registi italiani più apprezzati al mondo grazie a quei film che ridiedero nuova vita al genere western, il più amato nelle sale, quello che agli albori del cinema aveva inventato con insuperati vigore e maestria John Ford.
Naturalmente, fondamentali, per le fortune dei film di Leone furono le musiche composte da Ennio Morricone. C’è da dire però che la critica non fu tenera con Clint Eastwood, il quale per molti addetti ai lavori appariva monocorde ed inespressivo. D’altronde, lo stesso Leone, con un pizzico di ironia ripeteva spesso. “Clint ha due sole espressioni: una con il cappello e una senza cappello”. Ma al di là di quei giudizi a volte ingenerosi, Estawood tornò ad Hollywood accompagnato da una fama che seppe mettere intelligentemente a frutto, interpretando altri western di successo come Impiccalo più in alto (1968), La notte brava del soldato Jonathan (1971), Il texano dagli occhi di ghiaccio (1976), Il cavaliere pallido (1985).
Nel 1971 con Brivido nella notte Eastwood esordì nella regia, e poi sempre negli Anni ’70, si cimentò in un nuovo personaggio L’ispettore Callaghan – proposto 5 volte sul grande schermo – con la regia di Don Siegel, che fece crescere ancor più la sua popolarità. Così, su questa scia di grandi successi, l’attore americano ha finito per diventare una leggenda vivente, sostenuto anche da una personalità forte e da rigidi principi che lo hanno portato, ad esempio, ad abbracciare da sempre la causa repubblicana.
Più convulsa e movimentata è stata invece la sua vita privata (Clint ha avuto tre mogli, e diverse relazioni, facendosi regalare da ogni partner uno o più figli). Ma le vicende personali mai hanno influito negativamente sulla sua carriera. Anzi, nella maturità egli ha saputo realizzare con la Malpaso, sua casa di produzione, dei film belli ed importanti, sempre premiati dal pubblico al botteghino, ma anche di indubbio valore artistico.
Basterebbe citare Gli spietati (1992), un western che gli valse ben 2 Oscar, e poi Million Dollar Baby (2004), straordinaria, portentosa, commovente e disarmante pellicola sul mondo del pugilato femminile, anch’esso premiato con un Oscar per la migliore regia. Negli ultimi anni, nonostante la non più verde età, Estawood ci ha regalato altri capolavori ed altre emozioni con film straordinari come Mystic River (2003), premiato con 2 Oscar (uno al migliore attore protagonista, uno al migliore attore non protagonista); Gran Torino (2008), e Il corriere (2018). E adesso, che di anni Clint ne ha compiuti 90, c’è da giurare che egli non andrà in pensione. Ancora lucido e in buona forma, l’attore-regista continuerà di certo a sfornare idee e cinema di qualità.
Ma in appendice a questo breve, essenziale profilo, merita una sottolineatura l’ interesse che Clint Eastwood ha avuto sin da ragazzo per la musica, che da giovane ha studiato in un liceo musicale, e che lo ha portato periodicamente a comporre canzoni e ad incidere brani con importanti musicisti. Questa passione poi, e non poteva essere altrimenti, l’ha coniugata in alcune occasioni con il Cinema. Così, è del 1988 il film Bird, attraverso cui il regista ha raccontato la vita del famoso sassofonista Jazz Charlie "Bird" Parker, e poi nel 2014 ha girato anche Jersey Boys basato sulla vera storia del gruppo blues The Four Seasons.
Non bisogna poi dimenticare che egli ha composto pure la colonna sonora di Mystic River, sicuramente uno dei suoi migliori film. Una poliedricità questa che è tipica solo dei grandi artisti. Clint Eastwood però, con i suoi 60 film e 5 Oscar (uno alla carriera) rimane e rimarrà sempre nell’immaginario collettivo l’implacabile pistolero di Per un pugno di dollari; un’icona del nostro tempo, ma assimilabile ad altri mitici cow-boys del cinema passato, come lo furono John Wayne, Gary Cooper e James Stewart.