C’erano una volta Franco Marino, Rocco Mammano, Enzo Miceli, le Mele, Rocco Cerro, e tanti altri.
E ci sono ancora. Si sono ritrovati a Roma sabato scorso per la festa di compleanno (il 70esimo) di Franco Marino. Sede del raduno, la sala Santarelly food & drink.
Chi a Gela faceva musica a cavallo degli anni Sessanta/Settanta Franco Marino dovrebbe ricordarselo. Cantava, suonava, componeva e musicava testi.
A Roma si sono ritrovati i vecchi amici di Gela che con lui hanno vissuto l’epopea musicale di quegli anni, ma anche i suoi colleghi di lavoro di Roma e compagni di viaggio del suo successivo percorso musicale a livello amatoriale. Una bella festa tutta amarcord che ha commosso anche chi ha solo sentito parlare dei vecchi tempi e di quello che era stato il movimento musicale formatosi nel quartiere Macchitella, dove Franco Marino ha vissuto i suoi primi 25 anni.
Scaletta e arrangiamenti sono stati curati dal maestro Rocco Mammano, che ha coinvolto nella kermesse musicale i figli Isaia (basso, chitarra e violino), Mattia (basso), Ruben (batteria), Totino (armonica) e Francesco (percussioni e canto). Il primo a salire sul palco è stato Rocco Cerro, che ha eseguito uno dei primi brani composti da Marino ai tempi di Gela e ricordato come era nato il loro sodalizio, “complice” Rocco Mammano.
Tra i mattatori della serata musicale, Enzo Miceli, con un passato da cantautore, oggi produttore discografico a Parma. Sul palco si è unito ai Mammano e a Marino intonando vecchi brani d‘epoca. Amarcord anche tra Marino e “Le Mele”, un quartetto di coriste che ancora ragazze avevano accompagnato Franco in un concorso canoro di quegli anni. Ne facevano parte Laura Brandinali (di Milano), Rossella Paci (di Trieste), Lucia Sapori (di Genova) e Manuela Omari (di Trieste), tutte figlie di tecnici Eni catapultati a Gela per l’avviamento della fabbrica appena nata. Tenera e commovente la loro esibizione.
Comprensibilmente commosso il festeggiato, che ha definito la serata un piacevole tuffo nel passato, una festa della musica e dell’amicizia.
«Lasciai Gela per amore – ricorda Franco – e non fu una decisione avventata. Conobbi la mia Giusy, che già viveva nella capitale, durante una sua vacanza a Gela, sua città d’origine. Fu amore a prima vista. Non avevo però fatto i conti con il suocero, che pose come condizione il mio trasferimento a Roma, altrimenti non avrebbe acconsentito al matrimonio. Accontentai lui e accontentai me».
Franco trova lavoro in un’azienda aerospaziale di Finmeccanica. Nascono due figli (Stefano, oggi 40enne, e Barbara, 34), che gli hanno dato due nipoti, Tomas e Gaia. Un quadro familiare a tinte rosa.
«I primi anni – ricorda ancora Franco – non sono stati facili. Avevo nostalgia di Gela, della famiglia, degli amici con cui facevo musica, la mia grande passione. Tornavo in Sicilia ogni anno; poi i miei viaggi si sono diradati, ma tenevo contatti con alcuni di loro per ragioni musicali».
Una passione per la musica che era nata anni prima, in seminario.
«Quattro anni a Piazza Armerina. Con me c’erano anche il compianto padre Alabiso, padre Cultraro, padre Mallia e padre D’Amico. Loro completarono il percorso sacerdotale. Poco più che decenne, scrivevo poesie, che poi musicavo. Una mia canzone, Ritornerò a Madrid, venne cantatta anche da un tenore. E’ partito tutto da lì».
Franco Marino e il suo doppio, quello di Gela e quello di Roma. Ma è la stessa cosa, perchè gli amici lo hanno sempre voluto bene. Non solo quelli di Gela. A noi ha colpito la sua gran bella famiglia (alla moglie ha dedicato commosso la canzone Ciumachella de’ Trastevere).
Tenero anche il messaggio letto dalla figlia Barbara.
Torta e foto di gruppo finali, abbracci e strette di mano.
Franco vorrà ripetere la festa per gli 80 anni. E spera che ci saremo ancora tutti.