Il Gela calcio con onore, la politica no!

Il Gela calcio con onore, la politica no!

Il pareggio di domenica scorsa contro la Cittanovese ha ufficialmente tagliato fuori il Gela dalla corsa ai play-off.

I biancazzurri, a due giornate dal termine, sono a meno 7 dalla quinta posizione e hanno ufficialmente detto addio alla possibilità di disputare gli spareggi. Non è una grande perdita in termini di obiettivi, dal momento che i play-off non garantiscono la promozione in serie C. Lo è, però, sotto l’aspetto del prestigio, visto che la società ha speso tanto e voleva quantomeno arrivare al quinto posto, e soprattutto in chiave ripescaggio, dal momento che erano state pagate le spettanze dello scorso anno anche per questa ragione. Un fallimento sotto l’aspetto dei risultati, che solo oggi possiamo analizzare, nonostante al termine della stagione manchino ancora due partite. Cinque i fattori che hanno contribuito a rendere quest’annata anonima sotto il profilo dei numeri.

Società. E’ quella che, a nostro modo di vedere, ha meno colpe di tutti. Alla famiglia Mendola si può rimproverare il fatto di aver preso a volte decisioni affrettate e di aver affidato il proprio pensiero a troppi comunicati stampa. Piccoli errori di inesperienza di una famiglia che gestisce la squadra da meno di un anno. Proprietà che invece va elogiata per aver salvato il titolo lo scorso luglio, aver pagato tutti i tesserati, aver azzerato i debiti con i giocatori della passata stagione e non aver mollato dopo la chiusura dello stadio di febbraio. Un rapporto con l’amministrazione che non è mai decollato ma che in vista del futuro in qualche modo dovrà essere quantomeno chiarito. Troppo caos dirigenziale, soprattutto nella gestione del rapporto Martello-Ciaramella che ha portato ad un azzeramento del mercato invernale.

Gestione tecnica. Romano più di Terranova. Per diversi motivi. Il primo ha contribuito alla costruzione della squadra di concerto con il direttore Martello. Per mesi abbiamo scritto e detto dell’assenza di un vice Dorato, mai richiesto e mai acquistato in estate. Fattore ancora più evidente dopo la partenza dell’argentino. Il tecnico residente a Licata, inoltre, non è riuscito a plasmare la squadra, a sollevarla nel momento difficile, e a prendere delle decisioni dopo il caos infortuni. Romano, inoltre, era partito con l’obiettivo di arrivare nei piani alti della classifica. E’ stato esonerato quando la squadra era in 8ª posizione a meno 4 dal quinto posto. Il secondo ha commesso qualche ingenuità d’esperienza nella gestione di alcune gare, in cui ha pensato più a studiare l’avversario che a puntare su se stesso.
C’è da dire che ha trovato una squadra scarica sotto l’aspetto atletico-motivazionale. Una squadra non sua, costruita sulle idee di un altro allenatore. E’ arrivato nel momento in cui i rapporti tra la società e il ds Martello non erano dei migliori e quindi ha dovuto fare di necessità, virtù. Ha potuto usufruire del “Presti” solo in quattro occasioni, senza dimenticare il caos dei lavori che lo hanno costretto a interrompere allenamenti o a spostarsi altrove.

Preparazione atletica. Non lo diciamo (solo) noi, ma ogni singolo componente della rosa, ma soprattutto i numeri. Con l’arrivo di Gianluca Amato si sono azzerati gli infortuni muscolari, al cospetto di una prima parte di stagione in cui l’infermeria era più ingombrante degli spogliatoi. Gallon (per tre mesi), Moi, Campanaro, Alma, Bonaffini, Brugaletta, e a ruota tanti altri, hanno passato i primi mesi senza stabilità nella condizione. Cosenza il giocatore che ha subito l’evoluzione maggiore sotto il piano atletico. Amato ha saputo rimettere in sesto i giocatori e mettere benzina sulle gambe, oltre a conquistare l’affetto di ognuno dei tesserati.

Giocatori. Commento a parte per chi scende in campo. Diversi i giocatori che hanno deluso le aspettative. Biondi, Roccella, La Vardera, Cataldi, Trombino, Chidichimo, Iannizzotto, Seckan, Chirullo. Il reparto under è stato al di sotto della qualità di una squadra che deve puntare al vertice. Si salvano Bruno, Polito, Marinali (dall’arrivo di Terranova), Brasile. Cosenza il giocatore che ha fatto più fatica a carburare ma è un top player. Cuomo il migliore della stagione, al pari di Bonanno che però si è un po’ perso nel finale. Moi ha preso troppe giornate di squalifica ma in campo ha mostrato il perché viene da dieci anni di professionismo. Gallon il giocatore che non ha potuto mostrare tutto il suo talento per cause di forza maggiore. In vista del futuro sono pochi nell’ottica di una riconferma. Molto dipenderà da ds e allenatore, ma Cuomo, Cosenza, Brugaletta, Moi, Gallon e Alma meritano di restare. Per altri, tra cui Campanaro, Bruno e soprattutto Bonanno sarà decisiva la volontà dei giocatori.

Questione stadio. La macchia più grande di tutta la stagione. I problemi con la classe politica ci sono e ci saranno per sempre, ma mai si era vista a Gela la chiusura del campo a campionato in corso. Tutto è partito da una misteriosa lettera anonima. Ci sta che dal comune si intervenga per la messa in sicurezza, ma a mandare su tutte le furie la società è stata la mancanza di risposte e il perenne ritardo della consegna, visto che lo stadio non è fruibile da febbraio.
Ora il Gela chiuderà la stagione contro Gelbison e soprattutto Acireale, avversario già della Juniores nella finale regionale di categoria.