Un 2020 da dimenticare anche per il mondo del calcio, che in meno di tre settimane ha salutato due grandi icone.
Prima Diego Armando Maradona, giovedì, a 64 anni ci ha lasciati il grande Paolo Rossi. Una carriera da fuoriclasse, culminata con la vittoria dello storico mondiale di Spagna nel 1982, in cui si aggiudicò anche la classifica marcatori con ben 6 reti. Primeggiò nell’Italia di Bearzot, che partita con gli sfavori del pronostico, riuscì a battere il Brasile di Zico, l’Argentina di Maradona, la Polonia di Boniek e la Germania di Rummenigge. In quella che è anche oggi ricordata per la partita dell’urlo di Tardelli, Rossi mise a segno una delle reti che portò al 3-1 finale. Il 1982 per “Pablito” – così fu soprannominato dopo la competizione – divenne un anno magico, con l’ottenimento del Pallone D’Oro. Ad oggi, ad aver ricevuto questo importanti riconoscimenti sono stati oltre a lui, Omar Sivori, Gianni Rivera, Roberto Baggio ed ultimo Fabio Cannavaro nel 2006.
Questo importante aspetto, dimostra come nella sua carriera, in qualsiasi club sia riuscito a fare la differenza, dal Vicenza in B fino alla Juventus. Proprio a Vicenza scoprì la vena realizzativa, partito inizialmente come esterno d’attacco, fu spostato a centravanti, segnando ben 21 reti nel campionato cadetto e 24 nella prima stagione A, diventando il miglior marcatore del campionato. La Juventus per lui rappresentò anche la rinascita, dopo un anno lontano dai campi. Con i bianconeri ottenne tanti importanti successi: due scudetti (1981-82/ 1983-84), una Coppa Italia nel 1984 e sempre nello stesso anno vinse la Coppa delle Coppe e la Supercoppa Uefa. Nella stagione 1984/85 sempre con la Juventus alzò al cielo la Coppa dei Campioni (adesso Champions) battendo per 1-0 il Liverpool, in quella entrata nella storia come la strage dell’Heysel. A 31 anni diede l’addio al calcio, dopo due esperienze poco fortunate al Milan e con la maglia del Verona.
Eravamo abituati a vederlo nei vari programmi sportivi, mai una parola fuori luogo, con commenti sempre accurati. Giovedì l’Italia intera ha detto addio ad un grande uomo di sport, che può essere d’esempio dai giovani d’oggi che sognano di intraprendere il suo stesso percorso. A ribadire la grandezza della sua carriera, i tanti bei ricordi dei compagni di nazionale e di club.