Forse mai a Gela, come in questa pre-tornata elettorale amministrativa, il “civismo” si è guadagnato un posto di assoluto rilievo, quasi ad assurgere a protagonista assoluto.
Magari, quando si entrerà davvero nel vivo della campagna elettorale, tutto si sgonfierà ed i partiti torneranno a fare la voce grossa, con le decisioni ed i nomi sulle candidature a sindaco, in particolare, frutto di imposizioni romano-palermitane. Laddove una scelta “civica”, sotto quest'ultimo punto di vista, presupporrebbe invece, giust'appunto l'assenza di scelte calate dall'alto.
Una Gela che si autodetermina è quella per cui si è sempre battuto il coordinatore del Comitato per lo sviluppo dell'area gelese (Csag), promotore del Referendum di passaggio di Gela dall'ente intermedio nisseno a quello etneo, Filippo Franzone (nella foto).
Alle ultime elezioni regionali è arrivato ad un passo dalla candidatura all'Ars. Ora si vocifera di una sua scesa in campo da candidato a sindaco. Sicché, lo abbiamo contattato, interrogandolo su come stanno realmente le cose:
«ad onor del vero – precisa Franzone – alle scorse regionali un componente del Csag ipotizzò, in una seduta del Comitato, di volere cedermi un posto da candidato, offertogli da un partito nazionale in virtù di un accordo con un altro partito nazionale, nella corsa – da “indipendente” – alla deputazione regionale. Se ne discusse nel Comitato e decidemmo di provare ad entrare in quella Istituzione, l'Ars, che ci aveva incredibilmente negato il passaggio alla Città metropolitana, per continuare a perorare questa causa dentro quelle stesse mura. All'ultimo momento saltò tutto perché evidentemente la politica è allergica a battaglie civiche di questo tipo ed ero considerato da certi ambienti un personaggio scomodo con cui avere a che fare. Oggi nel Comitato, ma anche fuori da esso, in diversi spingono per una mia scesa in campo, con lo stesso obiettivo sullo sfondo e cioè quello di sostenere con più forza la battaglia per l'approdo a Catania e l'addio definitivo a Caltanissetta».
Incalzandolo, allora, gli chiediamo cosa ha deciso di fare:
«Ci sto pensando – ammette il Coordinatore del Csag – anzi ci stiamo pensando, perché al momento stiamo solo ragionando tra noi e dialogando con altri. In agenda abbiamo in serbo alcune iniziative che ci permetteranno di entrare a stretto contatto con i nostri concittadini e questo ci permetterà di tastare direttamente il polso della situazione. Questo è quello che ci interessa e che ci preme sapere al momento. Noi – sottolinea – siamo cittadini gelesi e ci fidiamo solo dei cittadini gelesi. Sentiti quest'ultimi, decideremo se scendere in campo presentando una lista “autenticamente civica” al consiglio comunale, collegata ad una candidatura a sindaco, anch'essa “autenticamente civica”. In caso contrario, agiremo da Comitato, ossia da gruppo di pressione esterno alla politica, organizzandoci al meglio affinché in questa campagna elettorale trovi cittadinanza l'argomento del passaggio alla Città metropolitana, cosa che non è avvenuta nelle precedenti tornate elettorali comunali, regionali e politiche espletatesi dopo il referendum confermativo del 2014. E se a tal fine si dovessero rendere necessarie, non possiamo altresì escludere eventuali singole candidature di componenti del comitato al consiglio comunale».
Un dubbio, a questo punto ci assale: cosa intende per lista e candidatura a sindaco autenticamente civiche?
«E' semplice – ribatte Franzone – più semplice di quanto si possa pensare. Noi non crediamo alla figura di un candidato a Sindaco aprioristicamente “competente”, semplicemente perché un giudizio sulla competenza è formulabile solo a posteriori, valutandone l'operato. Soprattutto – rincara la dose – non ci fidiamo di chi ci ha presentato negli anni candidati a sindaco sponsorizzandoli come gente “politicamente competente”, con i risultati che poi abbiamo visto accumularsi nel tempo e che oggi affliggono un'intera città, ridottasi in una condizione di continua emergenza. La competenza è e rimane un requisito tecnico, non politico. Pertanto, una proposta autenticamente civica – chiarisce Franzone – a nostro avviso è quella impersonificata da una figura che non ha mai svolto ruoli amministrativi e consiliari in precedenza, in ogni caso autenticamente slegato dalla cattiva politica del passato. Un candidato libero, senza catene, propenso una volta eletto a battersi solo ed unicamente per la collettività e non per la propria carriera politica. Il problema non è il debuttante di turno – continua il Coordinatore del Csag – come lo era stato Messinese, ma la cattiva politica che lo ha accerchiato già all'indomani della sua elezione, delegittimandolo giorno dopo giorno, fino a sfiduciarlo. Occhio, però – avverte Franzone – la cattiva politica che abbiamo conosciuto ed amaramente subito nel corso degli anni, può anche nascondersi dietro liste civiche, provando a camuffare una sorta di “civismo mascherato”. Il gelese deve fare dunque molta attenzione ed agire di conseguenza alle urne. Il rischio di sbagliare è concreto e non so se questo lusso possiamo ancora permettercelo».
Nel chiudere la conversazione, la tentazione è forte e non possiamo esimerci dal domandargli se, a distanza di 4 anni e mezzo dal Referendum, credesse ancora nel passaggio di Gela alla Città Metropolitana: «oggi più che mai – ci risponde seccamente -. Il popolo gelese ha deciso, in maniera chiara ed univoca, che non vuole assolutamente rimanere con Caltanissetta e questo sentimento è ancora oggi vivissimo. Di questo ne siamo certi. Quando un popolo decide nessuno può ostacolare la scelta fatta, neanche i politicanti che annidati a Palermo tentano di uccidere la democrazia. Che poi a dirla tutta – prosegue Franzone - sono gli stessi che combinano continuamente strafalcioni. Basti pensare che il 3 gennaio scorso, la Giunta regionale si è vista costretta a deliberare un ddl di abrogazione della L.r. 1/2018, accogliendo le riserve di incostituzionalità mosse dall'ufficio legale del Governo nazionale. La legge in questione, infatti, nel variare denominazione di un comune, impone una delibera a maggioranza qualificata seguita da un eventuale successivo dissenso della popolazione, attraverso lo strumento della petizione.
A Roma, invece, hanno fatto notare che per la Costituzione, variazioni nelle denominazioni così come nei confini territoriali, impongono che le popolazioni vengano sentite e la segretezza in tale consultazione è garantita solo dalle urne di un referendum. Proprio come ci è stato chiesto di fare nel voler uscire dalle ex province di appartenenza.
A conferma che il nostro iter è il più completo e consono possibile. Il futuro di Gela – conclude il coordinatore del Csag – lo devono decidere i gelesi. Non ce lo devono imporre da Caltanissetta, né da Palermo o Roma. Ed in tema di appartenenza all’ente intermedio e sviluppo, i gelesi non vogliono proprio starci con Caltanissetta». Insomma, come diceva quel motivetto: Gela è forte e vincerà!