Messinese si “attacca” al Tar per difendere una poltrona logora

Messinese si “attacca” al Tar per difendere una poltrona logora

Sparate a vuoto le ultime cartucce che aveva in canna – tentativi di convincere i dubbiosi, dimissioni in diretta della giunta, malessere in piena seduta consiliare e dimissioni a tempo scaduto inviate via Pec dal Pronto soccorso dell’ospedale, l’ex sindaco Messinese non accetta la “cacciata” dal Palazzo.

Aspirazione legittima, ma anche patetica, che sta facendo ridere mezza Italia.
Si è rivolto al Tribunale amministrativo regionale di Palermo perché vuole tornare ad occupare la comoda (per lui) poltrona di sindaco. Lui direbbe “per salvare la città dalla catastrofe commissariale”.

E difatti, è stato così travolto da questo “insolito destino” da chiamare in giudizio anche il Commissario straordinario Arena nominato in sua vece, e tutti e trenta i consiglieri comunali decaduti, compresi gli assenti e gli astenuti, in quella storica seduta consiliare del 7 settembre scorso, che sarà ricordata come la pagina più nera della storia politica gelese.
E’ stato così precipitoso che non si è preso nemmeno la briga di eliminare gli errori pacchiani contenuti nella bozza di ricorso.

Non sappiamo da chi viene ispirato l’ex sindaco in questa fase molto difficile e tormentata per lui. Fino alla sfiducia votata in Consiglio avremmo chiamato in causa il suo sodale Siciliano, ma sappiamo che almeno lui è tornato a lavorare alla St MicroElettronic di Catania, quindi escludiamo che possa essere lui. A meno che...

Sappiamo però che la città è insorta sui social, non solo quella che lo ha avversato politicamente, ma a lamentarsi è stata perloppiù quella che ha subìto e pagato sulla sua pelle le nefandezze amministrative di questi ultimi tre anni. Messinese si scandalizza avendo appreso che il Commissario straordinario Arena, chiamato in causa nel ricorso al Tar, si è costituito in giudizio.

L’ex sindaco ha detto che lui non c’entra niente con i fatti di Gela prima del suo insediamento. E allora ci si chiede perché lo abbia inserito nel calderone, assieme ai consiglieri che lo hanno mandato a casa. Non solo, ma anche quelli che la sfiducia non l’hanno votata (Cascino e Comandatore) e gli assenti (Guastella e Panebianco).
Il ricorso, finito sui social, ha scatenato l’indignazione generale.

Chi mastica di Legge, si è pure cimentato nello smontare, punto per punto, i capi sui quali l’ex sindaco ha fondato le sue ragioni. Persino chi ha cercato fino all’ultimo di “salvarlo”, di fronte a questo atto sconcertante ha preso le distanze. Insomma, Messinese, che avrebbe potuto farsi dimenticare con una onorevole o quanto meno silenziosa ritirata, ha dimostrato di essere morbosamente attaccato alla poltrona. Anche la stampa credo lo avrebbe lasciato in pace, stendendo un velo pietoso sulla sua inadeguatezza, ma lui insiste. E ne paga le conseguenze.
I trenta consiglieri citati in giudizio da Messinese si stanno organizzando per un’azione di difesa comune. Un po’ di fastidio e (forse) nulla più.