Viva le province! No, le province sono ormai morte, seppelliamole e sostituiamole con i “Liberi Consorzi”. E perché mai? Riportiamole in vita.
Facciamo un passo indietro. Nel 2012, appena eletto Presidente della Regione, Sua Eminenza eccellentissima Saro Crocetta, invitato a Rai1 da Giletti (nella foto) volle fare lo “sboròne”, come dicono a Bologna, e sparò urbi et orbi la grandissima sciocchezza secondo cui la Sicilia sarebbe stata la prima regione italiana ad abrogare le province. Titoloni sui giornali nazionali, e grande goduria per l’ego smisurato del Presidente.
Ma Crocetta non mentiva, anzi! Nel giro di qualche giorno, in effetti, varò un provvedimento di poche righe che aboliva queste antiche rimanenze del passato borbonico e fascista, per istituire i “Liberi Consorzi di Comuni”, dove naturalmente il termine “liberi” era solo fumo negli occhi dei siciliani, perché di libero non c’era niente e i confini dei nuovi Enti ricalcavano perfettamente quelli delle vituperate province.
Il pasticcio era solo all’inizio, e si è manifestato con una serie di leggi regionali durante tutto l’arco della legislatura, leggi che tra l’altro hanno permesso a Gela, Niscemi e Piazza Armerina di abbandonare (questo sì, liberamente) i vecchi confini per migrare verso la Città metropolitana di Catania: manca solo la presa d’atto dell’assemblea regionale, ma prima o poi giungerà.
Ma il “Saro de noantri” ha terminato il quinquennio, e a Palazzo d’Orleans si è insediato un certo Musumeci, uno che (a parte il Parlamento Europeo) ha costruito la sua carriera politica in dieci anni di Presidenza della provincia di Catania, e con ottimi risultati.
Musumeci non ha mai fatto mistero di volere riesumare le province, e il discorso non fa una grinza. I vecchi enti funzionavano a sufficienza, mentre i “liberi” Consorzi, commissariati da anni, sono ormai vicini al fallimento. Si tratterebbe di assegnare alle province nuovi e precisi compiti ed anche i fondi necessari. Probabilmente Musumeci ci riuscirà, e il segnale già si vede. Nel disegno di legge presentato dal Governo regionale per organizzare le elezioni degli organi dei “liberi” Consorzi, è presente un emendamento per il quale la denominazione dovrebbe ritornare a “Provincia regionale di…”.
Ecco che dopo sei anni si torna al punto di partenza: dalle Province regionali ai Liberi Consorzi e nuovamente alle Province regionali. Cambiare tutto per non cambiare niente, nella Sicilia sempre più in mano ai Gattopardi.