Sono quasi le tre di pomeriggio di venerdì 7 settembre 2018, vigilia della festa patronale gelese dedicata alla Madonna dell'Alemanna ed il consiglio comunale ha ufficialmente sfiduciato il Sindaco, Domenico Messinese, eletto a metà giugno del 2015.
Decretato il fallimento di un'esperienza politico-amministrativa cittadina, attraverso un voto di sfiducia che ribalta quello popolare di tre anni prima. Una pagina grigia a dir poco, in cui consiglieri comunali, all'urlo di “Gela liberata”, esultano per aver sfiduciato un sindaco, sfiduciando al contempo se stessi. Con questo voto, infatti, vanno tutti a casa: il sindaco (dimissionario via pec), i 5 assessori (dimissionari lunatici) ed i 30 consiglieri comunali (la quasi totalità dei quali folgorati sulla via di Da
Sono quasi le tre di pomeriggio di venerdì 7 settembre 2018, vigilia della festa patronale gelese dedicata alla Madonna dell'Alemanna ed il consiglio comunale ha ufficialmente sfiduciato il Sindaco, Domenico Messinese, eletto a metà giugno del 2015. Decretato il fallimento di un'esperienza politico-amministrativa cittadina, attraverso un voto di sfiducia che ribalta quello popolare di tre anni prima. Una pagina grigia a dir poco, in cui consiglieri comunali, all'urlo di “Gela liberata”, esultano per aver sfiduciato un sindaco, sfiduciando al contempo se stessi.
Con questo voto, infatti, vanno tutti a casa: il sindaco (dimissionario via pec), i 5 assessori (dimissionari lunatici) ed i 30 consiglieri comunali (la quasi totalità dei quali folgorati sulla via di Damasco). Li sostituirà un commissario straordinario che a breve verrà nominato dalla Presidenza della Regione siciliana, come legge recita.
Ed in effetti Gela si è liberata, è verissimo. Gela si è liberata della classe politica più scarsa mai eletta nella sua storia repubblicana, figlia di un voto schizofrenico alle urne, vomitato nella tarda primavera di tre anni fa. Un sindaco che si è ritrovato all'indomani dell'elezione con una sparuta minoranza di consiglieri a supporto (solo 5) ed una nettissima maggioranza all'opposizione (25 consiglieri), per poi ridursi ad essere completamente isolato dopo appena sei mesi, espulso dal Movimento 5 Stelle che lo aveva candidato.
Un caso reso tutt'altro che raro dalla normativa in vigore. Anche Crocetta al primo mandato non aveva maggioranza nel civico consesso appena eletto, così come il suo successore Fasulo, il quale riuscì a difendersi, altresì e soprattutto, dal «fuoco amico dei talebani», grazie ad almeno «12 apostoli».
Non era mai successo che a Gela venisse sfiduciato un sindaco. Sì, un sindaco che passerà alla storia in quanto politicamente «nè carne, né pesce», senza cioè alcuna “appartenenza” e collocazione politica, sfiduciato al terzo tentativo in 13 mesi, da quando cioè si erano consumati i primi due anni di mandato che, secondo legge, lo proteggevano dall'eventualità, giust'appunto, della sfiducia.
Lo avevamo avvisato più volte sul rischio che correva, ossia quello di un giudizio storico pesante, ben oltre le colpe dello stesso oramai ex primo cittadino, il quale ha pagato a caro prezzo la sua inesperienza politica e la scarsa propensione alla mediazione di chi lo ha immobilizzato, in questo triennio, in un abbraccio letale. Il consiglio comunale è stato complice di questo fallimento tutto locale, procrastinando la decisione all'ultima occasione utile, al costo di trascinare la città in una precarietà dilagante in quanto a servizi, specie in tema di rifiuti e decoro urbano, con danni d'immagine elevatissimi che sconteremo negli anni a seguire, accanto i milioni di debiti fuori bilancio.
Gela attraversa una crisi drammatica da cui potrebbe quantomeno provare a risollevarsi, solo se riesce a gestire al meglio gli appuntamenti che la aspettano, sul piano della riconversione industriale ed infrastrutturale, innanzitutto. Senza dimenticare il passaggio alla città metropolitana di Catania ed il ritorno geopolitico di Gela in quella parte orientale dell'isola alla quale, per ragioni storiche, culturali e naturalistico-paesaggistiche, è sempre appartenuta.
Questa città non può dunque permettersi ulteriori errori alle urne, nello scegliersi la classe politica chiamata a gestire questi appuntamenti. E' essenziale votare con attenzione ed utilmente. Un voto consapevole, volto ad individuare dapprima la proposta che si riterrà più seria tra le candidature a sindaco, per poi pescare nelle rispettive liste a sostegno, i candidati (singoli o in accoppiata) per l'elezione del consiglio comunale, al fine di associare una maggioranza al primo cittadino eletto: ne avrà bisogno, ancor più di coloro che l'hanno preceduto.